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 2013  dicembre 30 Lunedì calendario

UN NUCLEO SU CINQUE A RISCHIO «DEFAULT»


Più frammentata, invecchiata, meno attiva sul mercato del lavoro e quindi, inevitabilmente, in difficoltà sempre maggiore sul piano economico. È un identikit che non lascia spazio all’ottimismo quello tratteggiato da Italia Lavoro nel Rapporto annuale su «Famiglia e lavoro 2013», mettendo a confronto gli otto anni dal 2004 al 2012. Il risultato finale è che oggi le famiglie con almeno un componente in difficoltà sono il 20,7% del totale: 5.244.239 nuclei su 25.336.020. Una situazione, evidenziano da Italia Lavoro, in cui «gli aspetti problematici che contribuiscono a definire lo status di difficoltà sono riconducibili non solo alla semplice dimensione della disoccupazione, ma altresì ad alcune particolari forme di lavoro segnate da fragilità strutturali, come per esempio lavoratori a termine, in cassa integrazione, part-time involontari».
In forte affanno
Di questo insieme, una quota significativa di oltre 800mila famiglie si trova in «estrema» indigenza, con un componente alla ricerca di una nuova occupazione, avendo perso il precedente lavoro da un anno e più.
Con riferimento al pre-crisi (2007), il tasso di crescita è del 6,3% per le famiglie con almeno un individuo in difficoltà e dell’1,7% per quelle con forti handicap economici. In più, è alta la quota di famiglie a rischio default e con prole a carico: se infatti da un lato sempre più padri e madri perdono il lavoro, dall’altro sempre più figli faticano a uscire da casa e rendersi autonomi.
«Le famiglie - commenta Paolo Reboani, presidente di Italia Lavoro - sono colpite da fenomeni come lo scoraggiamento giovanile, l’inattività e la tendenza a rimanere nella casa dei genitori ben oltre i tempi fisiologici». Quasi due milioni di nuclei (l’8% del totale) "vantano" almeno un Neet (Not in employment, education or training), appartenente al club di giovani al di fuori dei percorsi formativi e contemporaneamente privi di occupazione, e 250mila ne hanno addirittura più di uno. Se poi si considerano solo i nuclei che hanno al proprio interno ragazzi tra i 15 e i 29 anni emerge che quasi uno su tre (il 29%) ha un Neet a carico e sono oltre 600mila gli inattivi di questa età che non studiano. «Per invertire la tendenza - suggerisce Reboani - occorrerebbe un colpo di reni attraverso tutti gli strumenti di politica economica, ma sappiamo che le risorse disponibili non bastano a fronteggiare un’emergenza di questo genere. Una prima risposta potrà tuttavia arrivare dall’attuazione della Garanzia giovani, da gennaio 2014, con l’utilizzo di fondi europei e nazionali per allargare il bacino di utenza dei servizi per il lavoro e potenziare il ruolo della scuola come punto di primo orientamento».
Crescono le famiglie «sole»
Rispetto al passato, poi, dall’analisi di Italia Lavoro emerge una tendenza alla frammentazione delle famiglie italiane: la coppia con figli, infatti, pur rappresentando la quota maggioritaria, ha visto progressivamente diminuire il proprio peso sul totale (dal 42,5% del 2004 al 37% del 2012), mentre sono in forte crescita le «persone sole», che sono passate da poco meno di 5,7 milioni di unità del 2004 a circa 8 milioni del 2012, con un incremento complessivo di 40,1 punti percentuali. Gli squilibri demografici, con un aumento dell’invecchiamento della popolazione, hanno fatto aumentare a dismisura le famiglie costituite di soli "anziani" over 65: circa 4 milioni nel 2012. E così - sul mercato del lavoro - dai dati annuali emerge una lenta ma costante riduzione della partecipazione delle famiglie. «Il 60,8% rilevato nel 2012 - sottolineano da Italia Lavoro - si trova a valle di una contrazione che, seppur lieve, appare tuttavia significativa, pari al 3%».
In parallelo, la zona grigia della disoccupazione è tornata a espandersi negli ultimi cinque anni, erodendo i buoni risultati raggiunti negli anni precedenti: la quota di famiglie con almeno una persona in cerca di lavoro nel 2012 è pari al 9,4% del totale (quasi 2,4 milioni di nuclei), il 3,7% in più rispetto al 2004.