Anna Guaita, Il Messaggero 30/12/2013, 30 dicembre 2013
SFIDA PER IL DOMINIO DEI CIELI
Il DUELLO
NEW YORK Una volta c’era un solo "re dei cieli". Era l’ammiraglio di tutte le linee aeree, il jumbo 747 della Boeing. Arrivato nei cieli del mondo nel 1970, rispondeva alla crescente domanda per viaggi lunghi e comodi. E per decenni il "re" ha potuto dominare incontrastato. Nel 2004, però, la stessa Boeing annunciava un nuovo Jumbo, il "Dreamliner", mentre la grande rivale, l’europea Airbus completava gli ultimi ritocchi al suo mega-jumbo, l’A380. I due nuovi aspiranti alla corona sono arrivati a volare alla spicciolata: il primo volo dell’Airbus è stato nel 2005, quello del Dreamliner nel 2007. Ma la rivalità è andata crescendo anno dopo anno, ordinazione dopo ordinazione. E i calcoli fanno capire quanto sia grande la sfida: nei prossimi 15 anni, il volume dei passeggeri raddoppierà. E soprattutto, crescerà il numero dei voli di grande durata: solo negli ultimi 5 anni i voli di oltre 6 mila miglia nautiche (oltre 10 mila chilometri) sono aumentati del 70 per cento.
Nel 2013, era sembrato che il Dreamliner stesse perdendo la sfida. Ci sono stati vari allarmanti incidenti, con le batterie che prendevano fuoco. Non ci sono stati feriti o catastrofi, ma a gennaio la Federal Aviation Administration ha preso la fermissima decisione di mettere a terra tutti i Dreamliner delle linee americane. Lo ha annunciato per l’appunto proprio la sera in cui la linea aerea polacca Lot stava per inaugurare il primo volo diretto Chicago-Varsavia. Una figuraccia per la Boeing. E grande allarme in tutti gli aeroporti del mondo, tanto che tutte le compagnie che possedevano il superjumbo parcheggiarono i loro aerei.
CORSA CONTRO IL TEMPO
La Boeing ha lavorato indefessamente per riparare il problema, consapevole dell’ultimatum della FAA: il Dreamlinear sarebbe tornato nei cieli solo se fosse scomparso "anche l’ombra di un dubbio" che il problema potesse ripetersi. E insomma sono passati vari mesi, e solo a maggio il Dreamliner è di nuovo decollato, e gli ordini sono tornati ad arrivare, a un ritmo maggiore di quelli che l’Airbus riceve per il suo mega-aereo. Tant’è che solo pochi giorni fa la Boeing ha annunciato l’apertura nella Carolina del sud di una seconda fabbrica, accanto a quella che già sforna il nuovo jumbo: questa costa un miliardo di dollari e darà lavoro a 2600 operai e tecnici: «Abbiamo superato i problemi - ha comunicato la Boeing -. Erano semplici problemi di rodaggio. Ma i passeggeri sono contentissimi dei nostri aerei».
Contentissimi fino a un certo punto, commenta il sito specializzato "BusinessTraveller.com": se infatti il disegno originale dell’aereo - un due motori per una portata di circa 350 passeggeri - prevede una classe economica abbastanza comoda, poi le linee aeree ci strizzano dentro un numero di poltrone maggiore, per cui i sedili sono stretti e lo spazio per le gambe corto. D’altro canto, i passeggeri apprezzano il fatto che la pressione in cabina sia maggiore, e quindi causi meno mal di testa e stanchezza, che i finestrini siano più grandi e permettano di vedere il mondo che ci passa sotto.
IL DIBATTITO
Più o meno la stessa reazione viene dai passeggeri dell’Airbus, il vero gigante, con i suoi due piani, i quattro motori e la capacità di portare fino a 800 passeggeri (se l’aereo avesse solo la classe economica). I piloti sostengono che guidarlo è piacevolissimo, e i passeggeri sembrano apprezzare la sistemazione con la classe turistica tutta al pianterreno e la business e la prima al piano superiore.
Dunque, le linee aeree riducono le dimensioni degli aerei "regionali", quelli che compiono brevi tragitti, e allargano quelli per i lunghi tragitti: ovvio, no? Ma non è un calcolo così scontato. Ed effettivamente i due giganti del cielo potrebbero alla fine convivere pacificamente con ruoli e mire diverse. Per esempio: l’Airbus sembra disegnato per coprire i voli fra capitali lontanissime e molto richieste. Il Dreamliner che consuma di meno sembra pensato per tragitti lunghi fra capitali di media grandezza. Il primo aereo può alleviare l’affollamento nei grandi aeroporti, permettendo di parcheggiare un solo velivolo a un cancello e caricare centinaia di passeggeri in una sola volta. Il secondo invece evita di dover fare scalo fra destinazioni lontane ma non affollatissime: ad esempio, la British Airways inaugurerà l’anno prossimo il volo da Londra per la capitale del Texas, Austin, senza richiedere ai suoi passeggeri il solito faticoso scalo ad Atlanta o a Chicago.