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 2013  dicembre 30 Lunedì calendario

«IO, MILIARDARIO COL TOTOGOL RIDOTTO A FARE LO SPAZZINO»


Quindici anni fa vinse qua­si 6 miliardi di lire, adesso è spazzino da meno di 1000 euro lordi al mese. É la sto­ria di un 53en­ne abitante in un noto paese della provin­cia di Rimini, che ha chiuso con il passato di tossicodi­pendente do­po avere però dilapidato quella vincita che gli fece per­dere la testa. S.G. ha paura di essere indi­viduato per le strade roma­gnole e allora ha detto no a interviste tele­visive e a perio­dici («Ho già pagato il mio debito con la giustizia»), vuole ritornare nell’anonimato e intanto manda a carte quaran­totto il luogo comune secondo cui la ricchezza dà la felicità. «E con la mia compagna che sono felice» spiega al telefono tramite l’avvocato Andrea Muratori.
É cominciato tutto nel febbra­io del 1998, al «Bar ’70» di via Co­vignano, a Rimini. «Giocai una schedina al Totogol da 1600 lire, con il 6+1 portai a casa 5 miliardi e 800 milioni. Mi accorsi con una settimana di ritardo che avevo azzeccato tutti i risultati, guar­dando sul televideo quasi per ca­so ».
Aveva 38 anni e buttava la sua vita con la cocaina. Veniva da una famiglia povera, da tempo aveva perso i genitori, si era mes­so a rubare. Appena gli arrivò quel mucchio di soldi si diede al­la bella vita.
Viaggi e miraggi can­tava Francesco De Gregori, per S.G. significarono anche droga e gioco senza limiti: «In vacanza in Egitto buttai 20mila dollari al ca­sinò. Mi sono comprato auto, moto e orologi. E soprattutto un attico da un miliardo e una se­conda casa ». La donna delle pulizie era a propria volta cocainomane, tro­vava la polvere bianca nella casa del romagnolo, mentre spolvera­va, e alimentava così il proprio vi­zio e questa storia da fiction tv. Anche la moglie si faceva, nel 2000 però S.G. si trovò un’amica - pure tossicomane - che, sotto l’effetto di stupefacenti provocò un incidente con la Bmw appe­na comprata da lui. Esplosero gli airbag che nascondevano la dro­ga, c’era polvere bianca dapper­tutto, S.G. si allontanò con un borsone sospetto, i vigili si accor­sero che era un pregiudicato e al­lora gli controllarono casa. Tro­varono le telecamere («Volevo evitare i rischi di furto, perchè qualcuno aveva notato il cambia­mento del mio stile di vita») e ol­tre un etto di cocaina e 6 grammi di eroina, chiusi in cassaforte: «Al giudice dissi che non avevo bisogno di spacciare perchè ero diventato ricco anche se in due anni mi ero già divorato quasi tut­to ».
Nel 2004 si separò dalla mo­glie, all’epoca 44enne per metter­si con un’altra donna, quasi subi­to la mise incinta. Quando le dis­se del bimbo in arrivo S.G. era in carcere eppure nella sua mente scattò la molla, ci voleva un deci­so cambio di rotta. Andò a disin­tossicarsi alla comunità Papa Giovanni XXIII, all’epoca guida­ta da don Oreste Benzi. «Per usci­re dal tunnel servirono quattro anni, ci sono riuscito con l’aiuto di vari operatori».
Nel 2008 venne accusato di aver venduto la droga a una ra­gazza di 39 anni morta per over­dose, ma le aveva unicamente parlato al telefono: «Era estra­neo allo spaccio- sottolinea l’av­vocato Muratori - e, a metà no­vembre di quest’anno, il proces­so di primo grado gli ha dato ra­gione ». Nel frattempo S.G. si è separa­to dalla moglie e le ha concesso l’usufrutto di una casa. Il figlio di 11 anni frequenta la quinta ele­mentare, è felice con i genitori. La madre ha 43 anni, è di Rimini e saltuariamente fa le pulizie. A settembre S.G. ha venduto l’al­tra abitazione per pagare le san­zioni pecuniarie legate alle con­danne per droga, le tasse degli anni in cui restò in comunità e pure le rate del condominio. É in affitto, gli capita di lavorare persi­no 13 ore al giorno ( «A 6 euro e 80 ciascuna»)sul furgoncino elettri­co con cui raccoglie i cartoni per strada, in alcuni mesi neanche arriva a 700 euro netti ma deve ac­contentarsi.
A 53 anni, ha i capelli lunghi e un fisico e il viso giovanili: «Sono relativamente sereno - conclu­de a colloquio con il legale- . Cer­to sono stato stupido a buttare tutti quei soldi, mi ero fatto pren­dere dall’euforia della vincita, di­versamente sarei riuscito a cam­pare di rendita». E adesso non gioca più a nien­te.