Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 30 Lunedì calendario

TRAVAGLIO E LE DECISIONI DI NAPOLITANO


Non pensavo che il mio amico Marzio Breda si identificasse con Giorgio Napolitano al punto di perdere il contatto con la realtà e di insistere sulla bufala dei miei presunti «imbarazzi» perché mi troverei «in compagnia dei detestati berlusconiani». Ma vorrei rassicurarlo definitivamente: io non provo alcun imbarazzo, sia perché sono abituato a giudicare le idee dagli argomenti e non dalle persone che le sostengono; sia perché non mi trovo in compagnia di nessuno. Non mi risulta che i berlusconiani, sempreché abbiano letto il mio libro «Viva il Re!» , condividano una sola riga di quanto ho scritto su Napolitano (altrimenti sarei ospite fisso dei programmi Mediaset per presentarlo, cosa che naturalmente non è). Il motivo è molto semplice: per sette anni e mezzo, prima sull’Unità poi sul Fatto quotidiano e infine nel mio libro, ho criticato il Presidente ogni volta che ritenevo lo meritasse. Per esempio quando, nel novembre 2010, salvò il governo Berlusconi facendo rinviare di un mese il voto sulla mozione di sfiducia dei finiani; quando, nel novembre 2011, salvò il dimissionario Berlusconi da una sicura disfatta elettorale inventandosi il governo Monti; o quando, nell’aprile scorso, fu ricandidato da Berlusconi e accettò di farsi rieleggere dopo aver giurato per mesi che mai e poi mai l’avrebbe fatto, e riportò Berlusconi in maggioranza dopo che aveva dimezzato i suoi voti, facendogli scegliere il premier (Letta) e resuscitando le larghe intese montiane sonoramente bocciate dagli elettori; o quando, la sera della condanna di Berlusconi, invocò incredibilmente la riforma della giustizia, e 13 giorni dopo gli spiegò come fare a ottenere la grazia, e due settimane dopo - come scrisse Breda sul Corriere - indicò agli emissari di Berlusconi una «via parlamentare» al salvacondotto giudiziario di Berlusconi. Tutte quelle volte Berlusconi & C. difendevano e applaudivano Napolitano. Come del resto il Corriere e anche Breda. E ora che Forza Italia ha scoperto un’improvvisa antipatia per il Presidente per il solo fatto che non ha concesso la grazia plenaria a Berlusconi, l’imbarazzo dovrei provarlo proprio io? Ma per favore.
Marco Travaglio

Non ho perso «il contatto con la realtà» né mi «identifico con Napolitano», caro Marco. Racconto ciò che accade al Quirinale, scena e retroscena. Cerco di farlo con rigore e, se ci riesco, arrivando prima degli altri. Nel lavoro non cauziono nessuno (infatti incrocio più fonti) e nessuno cauziona me (neanche il Quirinale, dove si è più volte recriminato sui miei pezzi): mi prendo le mie responsabilità. Non mi sento però imputabile di conformismo opportunista - «gli applausi» da te evocati - come se avessi coperto pretesi scempi istituzionali. Quanto alla tua replica-bis, osservo solo che i passi compiuti da questo presidente (i primi due citati, alla vigilia di una Finanziaria che, se fosse saltata, ci avrebbe costretti all’esercizio provvisorio di bilancio) sono stati avallati dal Parlamento e approvati da una larga maggioranza di italiani, nell’idea che Napolitano si sia preoccupato di salvare il Paese, non Berlusconi (votato comunque da un terzo di elettori). Mi fa infine piacere se non provi «imbarazzo»: so che ti piace non sentirti «in compagnia di nessuno» .
Marzio Breda