Marzio Breda, Marco Travaglio, Corriere della Sera 29/12/2013, 29 dicembre 2013
INTERVENTI
& REPLICHE –
Il libro «Viva il Re!» di Marco Travaglio Ringrazio il e Marzio Breda per lo spazio Corriere riservato al mio libro Breda dissente da Viva il Re!.
molte delle mie ricostruzioni e naturalmente rispetto le sue legittime opinioni. Su alcuni punti di fatto però vorrei replicare.
1)Non è vero che «approvo tutto» della presidenza Scalfaro e «biasimo tutto» della presidenza Napolitano. Di Scalfaro mi occupo ma en passant, quando ho scritto approfonditamente di lui ho criticato — per esempio — certe scelte emerse dalle indagini palermitane sulla trattativa Statomafia. Di Scalfaro (e di Ciampi) apprezzo la capacità di opporsi a certe «leggi vergogna» per l’impunità della Casta contro la magistratura (il decreto Amato-Conso respinto da Scalfaro; le leggi Gasparri, Castelli e Pecorella non firmate da Ciampi). Invece Napolitano le leggi vergogna contro la giustizia le ha promulgate tutte, anche quelle incostituzionali poi puntualmente bocciate dalla Consulta. Così come apprezzo i «no» di Scalfaro e Ciampi alla nomina di alcuni ministri impresentabili proposti da Berlusconi, mentre non apprezzo i «sì» automatici di Napolitano in casi analoghi.
2) So bene che i governi «tecnici» e/o «del Presidente» non li ha inventati Napolitano e conosco i precedenti di Scalfaro con Ciampi e Dini: ma quelli erano governissimi a tempo, nati dall’annunciato appoggio dei partiti di maggioranza e opposizione (anche se poi, in il Pds si ritrasse dal governo Ciampi e il extremis, Polo delle Libertà si rimangiò il sostegno a Dini). Lo stesso non si può dire del governo Monti e, a maggior ragione, del governo Letta, nato per durare anni e riformare financo la Costituzione, mettendo insieme i partiti che avevano perso le elezioni e tagliando fuori quello che le aveva vinte. 3)La rielezione di Napolitano non rispondeva ad alcuna esigenza «eccezionale»: come Breda ben sa,è fisiologico che il Parlamento non riesca a eleggere il nuovo presidente nelle prime quattro votazioni com’è accaduto ad aprile: Saragat passò al 21° scrutinio; Leone al 23°; Pertini e Scalfaro al 16°; Einaudi, Gronchi, Segni e Napolitano al 4°; e solo De Nicola, Cossiga e Ciampi ce la fecero al primo colpo. Dunque, ammesso e non concesso che davvero Napolitano abbia ceduto obtorto collo al pressing dei partiti (non tutti, peraltro), non era affatto obbligato a farlo: poteva rispedirli in Parlamento a votare.
4)Breda insinua che il mio libro ambisca a «fare da base per la richiesta di minacciata da impeachment Grillo». Niente di più fantasioso: le mie prime critiche a certe mosse di Napolitano le pubblicai sull’Unità di Antonio Padellaro nel 2006, subito dopo la sua prima elezione, quando Grillo era solo un comico.
5) «Non prova disagio, Travaglio, nello scoprirsi elogiato e fiancheggiato dai falchi del detestatissimo Berlusconi che attaccano Napolitano con i suoi stessi slogan?». Nessun disagio, e nessun elogio o fiancheggiamento: le mie critiche a Napolitano durano da 7 anni e mezzo e hanno raggiunto l’acme 8 mesi fa, quando Berlusconi candidò Napolitano a succedere a se stesso, spellandosi le mani al suo discorso di reinsediamento («Meno male che Giorgio c’è!»).
Infatti i motivi del mio dissenso sono diametralmente opposti a quelli dei berluscones.
Secondo me, Napolitano ha abusato del suo potere per darle tutte vinte a Berlusconi, che infatti fino a pochissime settimane fa stravedeva per lui.Secondo Berlusconi, Napolitano dovrebbe abusarne ancor di più per concedergli — dopo avergliela fatta annusare in più occasioni — una grazia e che copra la motu proprio urbi et orbi condanna passata e possibilmente anche quelle future. Chi legge non troverà una sola Viva il Re! pagina che possa piacere a questa gente.
Marco Travaglio
Impossibile controreplicare in poche righe e punto per punto a Travaglio, anche se gli argomenti per smontare le sue tesi ci sono tutti. Mi limito a segnalare un vizio che intossica certi giudizi: le opposizioni pretenderebbero sempre che i presidenti facciano da freno al potere della maggioranza e gli inquilini di Palazzo Chigi che siano invece i partigiani del governo. Per cui, quando si concentrano sull’interesse nazionale, capita che non piacciano quasi a nessuno. Oggi tocca a Napolitano. Ma insisto: davvero Travaglio non ha imbarazzi a trovarsi in compagnia dei detestati berlusconiani?
Marzio Breda