Elisabetta Rosaspina, Corriere della Sera 29/12/2013, 29 dicembre 2013
HENRY’S, UNA VITA TRA LE NUVOLE L’ACROBATA CHE DIVENTÒ UN MITO
DALLA NOSTRA INVIATA PARIGI — Da due anni non poteva più camminare fra le nuvole. Anche per il più grande funambolo al mondo, così a suo agio su un cavo teso a 40 metri d’altezza da sembrare più leggero dell’aria, arriva il momento di riportare i piedi per terra. Di dimenticare il brivido del vuoto. Di abbandonare le sue sfide e i suoi baratri. Di rinunciare a nuovi record.
«Henry’s», dal 2000 annoverato con le sue prodezze nel Guinness dei primati, probabilmente uno dei più famosi acrobati del pianeta, e sicuramente di Francia, ha resistito soltanto 24 mesi lontano dagli strapiombi. Il suo corpo non gli consentiva più di attraversare il nulla a passo di danza, o addirittura a cavalcioni di una motocicletta miracolosamente stabile su una fune d’acciaio dal diametro di pochi centimetri; la sua salute, come hanno spiegato asciutte le fonti giudiziarie, si era molto deteriorata e piuttosto che aspettare la fine sdraiato in un letto a due palmi dal pavimento, «Henry’s» ha preferito uccidersi, a 82 anni, nella sua città, Saint-Etienne, il capoluogo della Loira.
Henri Réchatin, l’uomo che ha vissuto più di 70 anni in bilico, aveva festeggiato nel 2011 l’ottantesimo compleanno con il suo numero preferito, seduto su una sedia in equilibrio solamente sulle due gambe posteriori, a loro volta poggiate su due bicchieri rovesciati sul sedile di un’altra sedia, sostenuta da altri quattro bicchieri. Quel numero gliel’avevano visto fare in Russia, sul bordo del tetto di un albergo davanti alla Piazza Rossa, ma anche sul Grand Canyon, in Colorado, alle Cascate del Niagara, e sul bordo del precipizio in vetta all’Aiguille du Midi, a Chamonix, 3.482 metri di altitudine. Oppure in cima a grattacieli e cattedrali, dai quali non sarebbe stato meno innocuo cadere. Riusciva sempre a stupire l’abilità con cui Henri beffava la forza di gravità e molte altre leggi della fisica.
In Francia lo conoscono soprattutto per il «numero del supermercato»: nel 1973 si era installato sul suo solito cavo, sospeso a 25 metri d’altezza, sopra un supermercato di Saint-Etienne. Si era costruito una specie di piccola piattaforma con delle sbarre di ferro, dentro la quale riposava, si riparava dalla pioggia con un foglio di plastica, si faceva la barba, parlava via radio con la moglie Janick, che gli portava ogni giorno da mangiare fin lassù, e non era più sceso per 185 giorni. Sei mesi senza mai annoiarsi di quel panorama un po’ piatto, tra una superstrada e un ipermercato. Quando aveva rimesso i piedi sul cemento, il 29 settembre, aveva il magone.
Più dinamica la prestazione offerta a 25 anni, nel 1956, quando aveva intrapreso il suo Tour de France sui trampoli: 4.400 chilometri in cento giorni. Altro record mondiale di resistenza nel 1965, questa volta in coppia con la moglie: 174 ore filate senza mai scendere dalla fune. Pochi mesi dopo è un’impresa di gruppo: convince i vigili del fuoco a stendere 1.600 metri di cavo attraverso la valle della Loira, a 250 metri sopra la diga di Grangent. Poi percorre quell’invisibile passerella di oltre un chilometro e mezzo, in due ore e 16 minuti, seguito passo dopo passo da 40 mila persone a naso in su. Perché lo fa?, venne a chiedergli uno degli inviati televisivi più celebri, Michel Drucker: «Per gusto del rischio» non si sbilanciò, neanche in quel caso, l’equilibrista.
Si era ufficialmente ritirato a 75 anni, nel 2006, concludendo una carriera iniziata a sette anni, ma non aveva smesso di tenersi in allenamento, esibendosi in occasioni di feste cittadine o spettacoli. Le «memorie di Henry’s», raccolte in una biografia pubblicata da Philippe Beau nel 2008, lo avevano consacrato come il più grande saltimbanco di Francia e forse del mondo. Per Henri Réchatin non c’era più altro da aggiungere.