Mario Pappagallo, Corriere della Sera 29/12/2013, 29 dicembre 2013
INFUSIONI SENZA REGOLE: ECCO IL GIRO D’AFFARI PER TUTTE LE MALATTIE RARE
Potrebbe diventare un giro di affari da 45 miliardi di euro a carico del servizio sanitario nazionale. Sotto forma di cure palliative. Gratis per i pazienti, e questo sarebbe più che sacrosanto qualora si avesse conferma dell’efficacia del trattamento, ma a carico della popolazione italiana (pazienti inclusi) che paga le tasse e, in più, i ticket (se servono). Il tutto con un bilancio dello Stato asfittico che già ora fatica a garantire le cure per tutti. Qualche esempio: un nuovo medicinale in grado di far sparire il virus dell’epatite C sarà forse approvato in Italia agli inizi del 2015 (solo perché costa circa 80 mila euro a ciclo di cura e a persona), cercando il modo per ammortizzarne la spesa; l’anno scorso i malati di tumore hanno manifestato in alcune Regioni perché farmaci innovativi restavano nel cassetto per mancanza di risorse; reparti salvavita come le cardiologie interventiste con i budget annuali dimezzati per risparmiare.
Eventi che hanno riguardato anche la Lombardia nell’anno in cui si scopriva l’accordo tra Stamina e Spedali Civili di Brescia. Costo? Senza considerare le spese sanitarie e ipotizzando (ma è solo un’ipotesi) che Stamina abbia chiesto 30 mila euro ogni 5 infusioni, si può stimare un conto da un milione e 80 mila euro per i primi 36 pazienti in cura palliativa. Di più se, come sembra, le infusioni si devono ripetere nell’anno. E negli anni.
Un vero affare se a pagare il «fornitore di staminali» è lo Stato. E con la moltiplicazione anche delle malattie incurabili da mettere in lista per il trattamento. Perché, attenzione, il termine cura palliativa indica un rimedio di supporto e non una vera cura. Supporto a chi più ne ha più ne metta...
Tornando alla lista della spesa, il fondatore di Stamina Davide Vannoni ripete da tempo che sono già 25 mila le richieste di trattamento. E se i malati non devono pagare (questo è il senso della battaglia di Stamina), considerando sempre quei 30 mila euro a preparazione (una sola coltura di cellule che si congela e si re-inietta cinque volte) si arriva a 750 milioni di euro. A carico dello Stato. Ma non è finita qui. Si ipotizzi che Stamina (l’elenco di malattie trattabili è vasto e molto elastico) la possano pretendere tutti i malati rari italiani, ovvero un milione e mezzo di persone, ed ecco che si materializza così una spesa per lo Stato di 45 miliardi di euro. E questo solo per una preparazione. La cifra può ancora aumentare perché Stamina si pone come metodo salvifico per tutte le malattie degenerative, per le malattie rare, per la gente in coma. Un farmaco per tutti i mali peggiori in circolazione, incurabili. È mai possibile?
A proposito di costi indiretti, chi paga l’aereo di Stato per il trasporto dei pazienti dalla Sicilia a Brescia? La Regione Lombardia? Proprio in Sicilia sarebbero 250 i pazienti in attesa di trattamento Stamina. Grazie alla risoluzione proposta dalla Regione tutti (non importa lo stato di gravità della patologia) sarebbero trattati nelle strutture pubbliche individuate. Ma le colture di cellule (staminali o meno che siano) sono prodotti medicinali, come da legge Europea oltre che nazionale, quindi devono essere coltivate nelle cosiddette cell-factory , che applicano le norme Gmp (Good manufacturing practices) e che in Italia sono al momento 13 (non c’è Brescia). Michele De Luca, docente di Biochimica dell’università di Modena, ci aiuta nei conti: «Secondo me, almeno 7,5 milioni di euro a infusione per i 250 pazienti siciliani. Totale: 37,5 milioni di euro». Senza contare trasferimenti dei pazienti, carotaggi, ricoveri, infusioni, personale medico e infermieristico, esami diagnostici, e così via.
De Luca è stato il primo ricercatore in Europa ad applicare, quasi trent’anni fa, le cellule staminali della pelle per la cura delle grandi ustioni e per rigenerare lembi di mucosa: «Le staminali mesenchimali producono cartilagine, osso e il midollo osseo. Non sono pluripotenti e non producono tutte le parti del corpo. Di conseguenza non possono curare la pletora di patologie che propone Stamina».
Contraddizioni scientifiche e contraddizioni a sfondo economico. L’Italia potrebbe rappresentare il vulnus per una lobby internazionale che da tempo mira alla «deregulation» delle sperimentazioni a base di cellule staminali mesenchimali, o Msc. Per ora la lobby alimenta il «turismo delle staminali». Un business miliardario. Vannoni le ha scoperte in Ucraina, ma oggi la mecca è il Messico. Anche se cliniche e company «spaccia-staminali» spuntano ovunque non esistano le regole super rigide delle agenzie del farmaco americana (Fda) ed europea (Ema). In America centromeridionale, in Thailandia e in Cina, dove il colosso Beike offre a 8.000 euro trattamento, ricovero e riabilitazione. Altro colosso: la Bioheart, società che commercializza «terapie staminali» offshore in Uganda, Kazakistan, e Messico. Dal 2002 nel comitato consultivo della Bioheart c’è il diabetologo italiano Camillo Ricordi, università di Miami. Da lui Vannoni si recherà il 15 gennaio con campioni delle sue infusioni da testare. Ricordi dice al Corriere della Sera : «Il mio laboratorio è attrezzato per verificare queste infusioni, lo scorso mese ne abbiamo analizzate di una company americana, non c’era nulla... ». E assicura: «Nessun intreccio di tipo economico».