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 2013  dicembre 29 Domenica calendario

ADDIO AL «FIGLIO UNICO» LA CINA VUOLE RINGIOVANIRE


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — «Fate meno figli e allevate più maiali»: gli striscioni con le scritte in caratteri rossi sono ancora attaccati ai muri. Le autorità di centinaia di città e paesoni nelle lontane province dell’immensa Cina non li hanno tolti. E probabilmente non li staccheranno nemmeno oggi che è stata varata la riforma per allentare la «legge del figlio unico». Laggiù il contrordine di Pechino deve ancora arrivare e ci vorrà tempo, come al solito, perché le disposizioni emanate dal centro vengano applicate dalla sterminata burocrazia dell’impero.
Ma ieri il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo, il Parlamento di Pechino, ha messo il timbro che ratifica la decisione presa a novembre dal Plenum del Partito comunista: la modifica della legge di pianificazione familiare del 1979 per permettere a molti genitori di avere un secondo figlio. Negli anni Settanta le coppie cinesi avevano in media quattro figli e il peso di quelle bocche da sfamare rischiava di bloccare la grande rincorsa che in tre decenni ha portato la Cina a diventare la seconda economia del pianeta. Così, alle famiglie delle aree urbane fu vietato di avere più di un figlio. Nelle campagne se ne potevano avere due, se il primo era una bambina; e altre eccezioni venivano ammesse per le minoranze etniche e le coppie formate da genitori che erano entrambi figli unici. Ora anche le famiglie di città in cui almeno uno dei due genitori non abbia fratelli o sorelle potranno mettere al mondo un secondo bimbo.
Il sistema del 1979 ha obbligato circa un terzo dei cittadini cinesi a rinunciare ad avere più di un figlio. A chi lo violava veniva inflitta una «tassa di mantenimento sociale», termine burocratico che significava una multa molto elevata la cui entità era stabilita arbitrariamente da funzionari locali. In realtà, il partito aveva cominciato ad «incoraggiare» le famiglie a fare meno figli ed allevare più maiali già dal 1970. Il ministero della Salute ha pubblicato questi dati: in quarant’anni i medici statali hanno praticato 336 milioni di aborti e sterilizzato 196 milioni di uomini e donne, oltre ad avere impiantato 403 milioni di spirali intrauterine.
Molti di questi aborti e sterilizzazioni sono stati forzati. Un metodo odioso e odiato che ancora oggi genera storie atroci. A dicembre un contadino del Guangdong ha ricevuto la visita dei funzionari della pianificazione: avevano saputo che nella sua casa c’era un neonato illegale e per mettere a posto la pratica esigevano una multa di 60 mila yuan, circa 7 mila euro. Il contadino non li aveva, allora il capo del villaggio, segretario del Partito comunista locale, ha pensato bene di fargli sequestrare il raccolto. L’agricoltore è andato dal funzionario per spiegargli che senza il raccolto non avrebbe avuto di che sfamare la famiglia: nessuno sconto, la legge è legge, è stata la risposta. L’uomo, disperato, ha bevuto veleno per topi ed è morto. Le autorità hanno promesso di dare dei soldi alla vedova per aiutarla a tirare avanti. Sono storie di ordinaria ferocia burocratica che negli ultimi mesi hanno cominciato a trovare spazio sui giornali cinesi. Segno che i tempi erano maturi per la riforma.
Ma non sono i motivi etici ad aver portato all’allentamento della legge. Con il figlio unico, il numero dei cinesi si è stabilizzato a quota 1,3 miliardi circa, però la popolazione sta invecchiando: nel 2050 oltre un quarto dei cittadini della Repubblica Popolare avranno più di 65 anni e lo Stato non sarà in grado di sostenerli. E già oggi, a un ritmo di contrazione dei cittadini valutato in 3,4 milioni in meno all’anno, si cominciano a registrare carenze di forza lavoro nelle fabbriche. Moltissime coppie, a causa della preferenza per il figlio maschio, hanno fatto ricorso ad aborti selettivi e questa tragedia nella tragedia ha creato uno squilibrio di genere: 122 maschi su 100 femmine. Significa che almeno 24 milioni di uomini cinesi non potranno trovare moglie per mancanza di ragazze.
Quanti figli in più avrà la Cina? I demografi di Pechino non si aspettano un baby boom: le coppie di città, già alle prese con un costo della vita alto, spese per l’educazione del figlio unico crescenti e prezzi delle case in continuo rialzo, sono spaventate dall’idea di avere un secondo bambino. Secondo i sondaggi, su 15-20 milioni di famiglie interessate dalla riforma, meno di un quarto ne approfitteranno: la Cina potrebbe avere un milione di figli in più all’anno.
Il Parlamento ieri ha precisato che l’allentamento della legge non è retroattivo: chi «ha sbagliato» in passato dovrà pagare le multe. Tra questi reprobi c’è Zhang Yimou, il regista famoso per «Lanterne rosse» e «Sorgo rosso». Uomo dai molti amori e, secondo i gossip, sette bambini, il maestro sessantaduenne. Lui ha corretto, ammettendo solo tre figli, ma ormai la macchina della burocrazia si è messa in moto e anche l’opinione pubblica chiede che paghi, paragonando il suo caso a quello tragico del contadino che si è suicidato per la multa. E due avvocati hanno chiesto a un tribunale di punire Zhang Yimou per «danno sociale»: pensano che 120 milioni di euro sarebbero la cifra adeguata al suo status sociale. Il degno finale per un bruttissimo film di (mal)costume.