Sebastiano Vernazza, La Gazzetta dello Sport 28/12/2013, 28 dicembre 2013
PRANDELLI: «POSSIAMO BATTERE I MIGLIORI»
Sei mesi al Mondiale, Cesare Prandelli sa quel che l’aspetta: «In Italia ci sono 60 milioni di commissari tecnici. Se sbaglierò una formazione, mi salteranno addosso. Se andrà bene, saliranno tutti sul carro: nessun problema, accoglierò chiunque, al massimo ci stringeremo un po’». Aneddoto: «Quando diventai commissario tecnico un amico mi disse: “Lo sai che c.t. vuol dire ca…i tuoi? Aveva ragione».
Cesare Prandelli, a mente fredda il «girone della morte», con Uruguay, Italia, Inghilterra e Costa Rica, fa ancora così paura?
«Paura no, ma resta un gruppo molto difficile, con tre nazionali campioni del mondo. L’obiettivo minimo è la qualificazione, possibilmente da primi in classifica. Contro l’Inghilterra giocammo una partita meravigliosa all’Europeo del 2012, ma non facemmo gol e passammo ai rigori. L’Uruguay l’abbiamo sofferto nel secondo tempo della finale per il terzo posto alla Confederations 2013 e poi altra vittoria ai rigori. Della Costa Rica non parla nessuno, ma ho cominciato a studiarla: possiede tecnica e brillantezza fisica. Il Mondiale è già cominciato. Questi mesi che ci separano dal calcio d’inizio sono fondamentali, in queste settimane si gettano le basi, programmazione della preparazione».
L’Italia può vincere il Mondiale?
«Brasile, Argentina, Germania e Spagna sono le nazionali favorite. Dietro ci sono sei-sette squadre, tra le quali l’Italia. Leviamoci dalla testa l’idea che siamo i più forti, i più belli e i più bravi. Non lo siamo. Non siamo più i migliori, ma possiamo battere i migliori, a patto che ci si comporti in un certo modo, con spirito di gruppo».
Chiederà ai club di avere i giocatori a disposizione per uno stage?
«Non chiedo niente, se non un giorno e mezzo ad aprile per i test fisico-medici. Prometto che non ci saranno allenamenti. Un giorno e mezzo, non un’ora di più».
Rossi e Balotelli formeranno la nostra coppia d’attacco. Due ragazzi agli antipodi: Pepito il bravo ragazzo, Balo il «bad boy».
«Rossi si integra molto bene con chiunque, sa dialogare coi compagni. Balotelli le migliori partite le ha giocate con una seconda punta a fianco, l’esperimento col doppio centravanti (Balo più Osvaldo, ndr) non ha funzionato. Balotelli dovrà essere più forte di ogni provocazione, i grandi giocatori si vedono ai Mondiali. Mario avrà la preziosa occasione di mostrarsi per quello che è, un campione».
Dovrà dare di più?
«Tutti dovremo dare di più, tutti ci giocheremo qualcosa di importante».
Si ha l’impressione che lei al Mondiale punterà su un gruppo di giocatori collaudati. Usato sicuro, per dirla con una battuta.
«Sotto osservazione ci sono cinque-sei giovani, dei quali siamo molto contenti, ma è impensabile che cinque-sei giovani siano titolari in un Mondiale».
Qualche nome giovane?
«De Sciglio è uno dei ragazzi più interessanti. Ha fatto molto bene con noi e nel Milan».
Verratti si è un po’ perso per strada?
«No, gioca in Champions, nel Psg, ma non è ancora tempo di convocazioni. Quelle più importanti le farò ad aprile quando chiamerò a Coverciano 33-35 giocatori per i test. Da quel gruppo usciranno i 23 per il Brasile e le scelte verranno compiute sulla base delle condizioni fisico-atletiche, perché sarà un Mondiale dispendioso, dove serviranno gambe ed energie. Fino ad aprile saranno tutti convocabili».
Anche i «grandi vecchi» tipo Totti, Toni e Di Natale e lo stesso Cassano?
«Anche loro, dotati di esperienza straordinaria. Il tempo passa per tutti, ma a priori non escludo nessuno. Vedremo in primavera».
Perché ha scelto un ritiro isolato come quello di Mangaratiba?
«Eh no, qui non ci sto. Siamo andati in Brasile una decina di volte, abbiamo parlato con tanta gente. Mi sono consultato con Scolari e con altre persone. Ho visto posti bellissimi, ma a un’ora di pullman dalla struttura per l’allenamento. Alla fine ho puntato su Mangaratiba perché mi permetterà di ottimizzare il lavoro, campi e palestra sono all’interno del resort. A Rio avremmo alloggiato in un hotel sul lungomare… A Mangaratiba non saremo isolati, l’aeroporto è a 40 chilometri. Sarete voi giornalisti ad avere il problema del dopocena, a Rio vi sareste trovati bene (risata, ndr), ma io non porto la Nazionale in Brasile a divertirsi, andiamo a lì a giocarci un Mondiale, e Mangaratiba per me rappresenta la soluzione migliore».
Col Mondiale si chiuderà il suo ciclo da c.t.: dove allenerà poi? Al Tottenham o al Milan?
«A marzo incontrerò il presidente Abete e parleremo di quel che sarà. Ho detto che quattro anni, per un c.t., sono il tempo giusto e lo confermo, ma di deciso non c’è nulla. E per il momento non ho ricevute telefonate per contatti o proposte».
Bisogna riconoscere che lei ha migliorato l’immagine della Nazionale: con Prandelli in panchina, all’estero non ci dipingono più come catenacciari.
«I complimenti li ricevo fuori dall’Italia. Mi fa piacere quando dicono: “Siete cambiati, come avete fatto?”. Abbiamo giocatori fondamentali, che fuori dai confini ci riconoscono come tali. Buffon, Chiellini, Pirlo e De Rossi trasmettono ovunque entusiasmo e carisma, a Coverciano i ragazzi delle varie Under si alzano in piedi quando li vedono passare. In patria avverto ostilità: non giriamoci attorno, tanti italiani tifano contro l’Italia, e per me la cosa è inspiegabile. La Nazionale non è un club e tutti si sentono liberi di criticare, ma io questo modo di fare non lo capisco e mai lo capirò».
Quale futuro per il nostro calcio? Le varie Under non vanno benissimo.
«Non è vero, abbiamo scalato un sacco di posizioni nei ranking giovanili. Grande lavoro di Sacchi e Viscidi. I nostri vivai sono al servizio degli altri, tanti stranieri crescono da noi e si impongono nelle rispettive selezioni. Sul nostro calcio resto ottimista. Mi riferisco al campo, quel che c’è intorno è un altro discorso».
Chi ha votato per il Pallone d’oro?
«Primo Pirlo, secondo Cristiano Ronaldo, terzo Messi. Pirlo ha la capacità di saper leggere ogni situazione nel modo migliore, è un concentrato di personalità e tecnica».
Alla ripresa del campionato ci sarà Juve-Roma: come la vede?
«Juve favorita per la partita in sé e per lo scudetto, perché ha una mostruosa continuità di rendimento. La Roma di Garcia però mi piace parecchio, è molto solida. Sarò una sfida divertente, a patto di abbassare i toni».
L’ennesimo scandalo scommesse vede tra gli indagati un campione del mondo come Rino Gattuso. Che cosa ne pensa?
«Per Gattuso metterei la mano sul fuoco. Sono convinto che Rino non c’entri niente. In generale, però, dico che siamo un Paese vecchio, che fatica a rinnovarsi, e certi scandali che si ripetono lo dimostrano. I giocatori sono pagati bene, non hanno bisogno di arrotondare: chi ha sbagliato deve pagare».
L’uomo dell’anno, del 2013 che sta per finire?
«Papa Francesco. Prendo in prestito e riadatto la meravigliosa frase di Garcia: Papa Francesco ha rimesso la Chiesa al centro di tutto».