Paolo Siepi, ItaliaOggi 28/12/2013, 28 dicembre 2013
PERISCOPIO
Berlusconi non ha un avvenire politico in senso tradizionale. Ma l’uomo ha grandi capacità e mezzi per continuare a influenzare l’opinione pubblica. E poi non è giusto e non fa bene a nessuno definire la sua come una storia criminale. Pier Ferdinando Casini. la Repubblica.
C’è una cosa che accomuna Renzi, Grillo e Berlusconi e li distingue dagli altri leader: il senso del comico. Renzi sforna calembour, battute, giochi di parole. Berlusconi spaccia barzellette e ama piacere e sedurre col sorriso. Grillo è comico di professione, viene dal cabaret e usa la satira nell’invettiva politica. Tutti e tre sono leader «spiritosi» e usano il comico come forma di comunicazione politica, mentre i loro antagonisti usano la serietà come categoria della politica: Napolitano e Letta, Grasso e Boldrini, Alfano e Monti, Vendola e gli altri. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Il governo Letta durerà poco. E tutto finirà come sempre, a tarallucci e vino; l’area di centrodestra si riassorbirà in un’unica entità e coalizione, Fratelli d’Italia e pure cugini e nonni. È un’area berlusconizzata. Noi finiani abbiamo tentato di combattere, non l’uomo Berlusconi, comunque folle e geniale, ma il berlusconismo che ha generato finti politici privi di morale e di questo pateracchio del nuovo centrodestra. Fabio Granata, deputato Fli. Il Fatto quotidiano.
Il dissennato acquisto della casa editrice spagnola Recoletos portò l’indebitamento di Rcs a un miliardo di euro. Quest’anno il debito è stato abbattuto grazie a un aumento di capitale di 400 milioni. Ci sarebbe la possibilità di attuarne un’altra tranche per 200 milioni, ma l’amministratore delegato non lo fa. Perché? Forse, ipotizziamo, perché la Fiat dovrebbe coprire la maggior parte delle risorse con il rischio di essere poi obbligata per legge a lanciare un’offerta pubblica di acquisto su tutte le azioni. Per oltre 15 anni la Fiat e gli altri azionisti hanno staccato dividendi per centinaia di milioni. Oggi, semplicemente, chiedono di spremere il Corriere pur di mantenerne il controllo. Comitato di redazione del Corriere della Sera.
L’Europa unita è nata male. Doveva essere prima politica e poi economica. Questo lo sapevano benissimo Adenauer, De Gasperi, Spaak che, nel dopoguerra, ebbero quell’idea. Ma sapevano altrettanto bene che gli americani non glielo avrebbero permesso. Massimo Fini. Il Fatto quotidiano.
I nostri contratti mensili? Entro due anni assumiamo tutti. Abbiamo dato un’occupazione a 3 mila persone. Io non voglio creare un’azienda per poi fallire e mettere la gente in cassaintegrazione. Noi non ci prendiamo i dividendi, investiamo i nostri soldi, lo Stato non ci dà nulla. E voi, che buttate fango, ci fate passare per banditi. Oscar Farinetti, patron di Eataly. Il Fatto quotidiano.
Il problema di Nichi Vendola è che non si può essere contemporaneamente cattolico, gay e comunista. Soprattutto un vero comunista non può essere un vero cattolico perché il cattolicesimo è intriso di deliri come credere nell’Immacolata concezione. L’ho detto anche a Fausto (Bertinotti ndr), altro cattolico finto comunista. Massimo Fagioli, psicanalista degli esponenti radical chic di sinistra di Roma, compreso Marco Bellocchio. Il Fatto.
Il principale avversario della Russia di Putin è la Cina di Xi Jinping. In Kazakistan sta rubando sempre più terreno alla Russia, negli investimenti come nell’influenza politica. La Cina si affaccia persino in Ucraina. La Cina è il rivale più aggressivo della Russia sull’intero scacchiera euroasiatico ed è per questo che Putin tenta di rafforzare ogni tipo di legame con Pechino, a cominciare da quello militare. Vuole neutralizzare una minaccia cinese che non riesce a contrastare. Ian Bremmer, presidente di Eurasia. NYT.
Un intellettuale arabo, il più promettente della sua generazione, Samir Kasir, editorialista del quotidiano liberale An-Nahar, analista critico e senza concessione dei potenti del mondo (e del mondo arabo, in particolare) è morto il 2 giungo 2005, a Beirut, in un attentato con una vettura piena di dinamite a qualche passo dal caffè dove aveva con me un appuntamento. Fu assassinato dai servizi segreti siriani, ne ho l’assoluta certezza. A questo caro amico scomparso, che aveva profetizzato che la democrazia nel mondo arabo non si sarebbe mai fatta senza «una primavera d Damasco» ho dedicato il racconto questa rivoluzione siriana che egli non ha potuto vedere. Jean-Pierre Perrin, La mort est ma servante, la morte è la mia colf. Fayard.
I moderati esistono ma quello che li rende tali non è uno specifico progetto politico per il paese, ma è una serie sfumata di attitudini: il rifiuto dell’estremismo, la paura per l’instabilità e l’incertezza, la diffidenza per le grandi ideologie, fors’anche una certa mitezza e compostezza. E, a essere impietosi, pure qualche debolezza: se è vero che l’elettorato di riferimento dei partitini di centro sono i moderati, è difficile non vedere quanto clientelismo, quanto «partito della spesa» si nasconda dietro le candide bandiere del moderatismo. Luca Ricolfi. La Stampa.
Sua eccellenza Francesco Crispi ebbe un guizzo nella poltrona, un moto rapido delle mani verso l’interlocutore: «Ho ben altri contro, che i socialisti!» ribattè «soprattutto in Sicilia... I miei peggiori nemici sono proprio qui, in quest’isola dove il popolo effettivamente mi ama come voi avete appena detto. E sono quegli stessi grandi feudatari, principi e baroni, che una volta si dicevano pronti a fare qualsiasi cosa io gli chiedessi, e ora invece mi vogliono morto... Non esagero!». Alzò una mano verso il Cigno: «Se si verificherà un attentato contro la mia persona», disse con gravità, «l’esecutore sarà forse un anarchico, ma i mandanti saranno le grandi famiglie dell’aristocrazia siciliana; io però non credo che Rudinì e gli altri mi faranno ammazzare, perché ciò comunque richiederebbe del coraggio che loro non hanno. Tutti i senatori siciliani mi odiano, da quell’infame di Bordonaro, che tradirebbe Nostro Signore come lo tradì Giuda, fino a quel degenerato di Camporeale, così simile nel corpo e nell’animo al Rigoletto dell’opera di Verdi». Sebastiano Vassalli, Il cigno. Einaudi.
Non sono comunista perché non me lo posso permettere. Ennio Flaiano.
Non c’è bisogno di conoscere Dio. Basta sentirlo. Roberto Gervaso. Il Messaggero.