Anna Franco, Il Messaggero 28/12/2013, 28 dicembre 2013
IL LOTTO, 500 ANNI DI FORTUNA
LA STORIA
Ci abbiamo giocato quasi tutti in questi giorni di festa. C’è chi non la ama granché e ringrazia che Natale arrivi solo una volta all’anno e chi non appena tira fuori le cartelle dalla scatola ritorna bambino. Di certo la tombola, in tutte le sue innumerevoli versioni, è una tradizione immutabile e un momento di aggregazione che aiuta a fare battute, a ricordare eventi del passato e a conoscersi tra una risata e l’altra. Il tradizionale passatempo festivo deriva dal gioco del Lotto. Infatti, nel 1734, a Napoli, fu emanato un editto che vietava durante i giorni della festa religiosa del Natale questo tipo di pubbliche scommesse a base numerica, accontentando così sia re Carlo di Borbone, che negli altri giorni dell’anno desiderava regolamentare e tenere sotto controllo pubblico il gioco, sia padre Gregorio Maria Rocco, che considerava immorali le puntate. I sudditi nonché fedeli si organizzarono di conseguenza e in modo casalingo, con la famosa tombola.
DI CITTÀ IN CITTÀ
Il Lotto, tra decreti e precetti, sogni, visioni ed evoluzioni, si appresta a compiere ben cinquecento anni. Infatti, i suoi natali risalgono a una data decisamente anteriore a quella dei fatti napoletani e, per di più, le sue radici non sono affatto nel capoluogo campano, ma nell’Italia del nord, per la precisione a Genova. Qui, nel 1576, in seguito alla riforma di Andrea Doria, nacque il Gioco del Seminario, che permetteva di scommettere su cinque tra i centoventi nobili che sarebbero stati prescelti come membri del serenissimo Collegio. L’idea piacque così tanto che si trasmise velocemente di città in città e di stato in stato, con opportune modifiche dovute alle tradizioni locali.
A Venezia, ad esempio, all’inizio il premio consisteva in immobili. Intanto i numeri su cui puntare si ridussero ai fatidici novanta. A ognuno di loro, a Torino, si abbinò il nome di una zitella povera e le cinque estratte beneficiavano di un contributo per la dote. A Roma, dove il potere spirituale della Chiesa era anche temporale, la successione dei papi comportò una diversa regolamentazione della lotteria, considerata immorale fin quando i suoi proventi non vennero collegati alla beneficenza, grazie a un Motu Proprio di Clemente XII, nel 1731.
L’EVOLUZIONE
Da cinque secoli il Lotto accompagna costumi e cambiamenti dell’Italia e sbirciare tra i suoi tagliandi compilati a mano fino alle attuali giocate online permette di avere uno sguardo privilegiato su un fattore costante della nostra società: la speranza, quella che fa sognare di vincere i milioni di ieri e di oggi con una schedina, di comprare una casa piena di comodità ai figli, di regalare una vacanza alla moglie e una fuoriserie o una bella barca a vela a se stessi. La stessa che fa riprovare la volta successiva, dopo che la dea bendata si è esibita in uno sdegnoso slalom tra i numeri giocati, non facendone uscire nemmeno uno. Nel 1993 il Lotto è passato in concessione a Lottomatica, che la detiene in esclusiva. Tante le novità degli ultimi anni. Nel 2005 le classiche dieci ruote sono diventate undici, con l’aggiunta di quella nazionale, e le estrazioni settimanali tre (martedì, giovedì e sabato). Sono state introdotte delle varianti accattivanti, come il 10eLotto, il Lotto più e l’Ambetto pochi mesi fa, proprio contemporaneamente allo sbarco online del gioco.
LA SMORFIA 2.0
Il Lotto ora ha anche una sua pagina Facebook, dove ha promosso la Smorfia 2.0, una riedizione informatizzata e contemporanea dello storico libro, e dove riunisce più di 30mila fan. Non a caso, sono più di 10 milioni gli assidui giocatori, stabiliti soprattutto al Sud ed equamente divisi tra uomini e donne. Al momento, sono sette le vincite che si sono portate a casa più di un milione di euro, col record in provincia di Messina. Molti puntano sui numeri cosiddetti grandi ritardatari. La scienza delle probabilità insegna che ogni estrazione è un evento a sè e, quindi, questi potrebbero anche non venire mai estratti. Eppure, i ritardatari superano raramente le centoquaranta estrazioni di assenza e si tratta di un altro piccolo frammento in bilico tra scienza e mistero che rende ancora tanto affascinante il gioco del Lotto.
SCHEDA –
LA CULTURA
Fin dai tempi di Mecenate, la miglior risposta per incentivare la cura e la conoscenza del patrimonio artistico e culturale è stata la collaborazione tra pubblico e privato. Non a caso, fin dalle sue origini il Gioco del Lotto è stato d’aiuto ai frammenti di stati dai quali era composta l’Italia e, poi, al governo centrale per rimpinguare le casse e rendere possibile la ristrutturazione di luoghi d’interesse e uso pubblico. Questo legame è stato sancito da una legge nel 1996. Così, ora, parte degli utili gestiti da Lottomatica vengono utilizzati per il recupero e la conservazione del patrimonio artistico, paesaggistico e per attività culturali.
UFFIZI E ACCADEMIA
I fondi raccolti ammontano, fino a oggi, a oltre un miliardo e 700 milioni di euro, ma Lottomatica permette anche visite gratuite a mostre, come, recentemente, quella monografica su Augusto, oppure organizza maratone culturali in partnership col Fai (Fondo ambiente italiano). Tra i tanti monumenti presenti nelle città delle ruote che hanno beneficiato dei proventi del Lotto per rimettersi a nuovo ci sono palazzo Barberini e la biblioteca Casanatense, a Roma, la Venaria Reale a Torino, il teatro Petruzzelli di Bari o i complessi di Palazzo Reale a Genova o di San Pancrazio a Cagliari. A Napoli è stato ristrutturato castel Sant’Elmo, a Firenze la galleria degli Uffizi, a Milano il palazzo della Triennale, a Venezia le gallerie dell’Accademia e a Palermo l’archivio di Stato. Ma Lottomatica sponsorizza anche mostre e concerti, oltre che attività e laboratori gratuiti formato famiglia all’interno dei musei per avvicinare l’arte a tutti.
A.F.