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 2013  dicembre 28 Sabato calendario

LETTA CAMBIA IL VERTICE ISTAT, PADOAN VERSO LA PRESIDENZA


NOMINE
ROMA Enrico Letta l’ha buttata lì, come se fosse una informazione di secondo piano. «Prima di cominciare», ha detto il premier arrivando in sala stampa a Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri, «voglio comunicare che sono state avviate le procedure per la nomina di Pier Carlo Padoan a presidente dell’Istat. Insomma, il capo economista e vice segretario generale dell’Ocse, presto prenderà il posto di Antonio Golini, colui che ha «retto» l’Istat da quando Enrico Giovannini è stato nominato ministro del Lavoro. Padoan ha un curriculum di tutto rispetto. Prima di scalare i vertici dell’Ocse, è stato direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale per l’Italia ed è stato consulente economico di due presidenti del Consiglio, Massimo D’Alema e Giuliano Amato. Al primo è anche legato per aver diretto il suo think thank, la Fondazione Italiani-Europei che lo vede ancora presente nell’advisory board. Padoan è il secondo tecnico pescato dal governo Letta tra gli italiani nelle organizzazioni internazionali. Il primo, preso dal Fmi, è stato il commissario alla Spending review Carlo Cottarelli.
L’INCARICO

Ma quella all’Istat è una posizione più delicata, soprattutto perché l’Istituto è l’unico riconosciuto a rilasciare dati ufficiali su tutte le variabili macro economiche. A cominciare dai dati sulla crescita, parametro fondamentale per qualsiasi esecutivo e che spesso ha comportato attriti tra l’Istat e il ministero dell’Economia. Sono memorabili gli scontri con l’Istituto quando a via XX settembre c’era Giulio Tremonti. L’ex ministro arrivò addirittura ad accusare l’Istat di «falsificare la realtà», perché smentiva sistematicamente le stime di crescita (sempre più ottimistiche) fatte dal ministero dell’Economia. Ma qualcosa di simile è accaduto quest’anno anche con il ministro Fabrizio Saccomanni. Durante l’audizione in Parlamento sulla legge di Stabilità, il presidente dell’Istituto, Golini, aveva giudicato troppo ottimistica la stima di una crescita dell’1,1% del Pil per il 2014 fatta dal ministero dell’Economia. «Su questo», aveva ribattuto stizzito Saccomanni, «abbiamo opinioni leggermente diverse».
LE DIVERGENZE

Ed in effetti se Saccomanni sostiene che la crescita il prossimo anno, come detto, sarà dell’1,1%, Golini, dati alla mano, ribatte che sarà solo dello 0,7%. La «piccola» divergenza deriverebbe, sostiene il ministro dell’Economia, dal fatto che l’Istat non avrebbe tenuto conto dell’impatto del pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione. Ma in un’intervista a Il Messaggero, Golini aveva affermato il contrario. E Padoan? La verità è che l’Ocse è addirittura più pessimista dell’Istat. Nel suo ultimo Outlook, ha posizionato l’asticella per l’Italia solo allo 0,6%. Vista da Parigi, insomma, la crescita italiana arranca. Ora Padoan dovrà rimettere in fila i dati da Roma, dal vertice dell’Istituto di Statistica. Il suo nome per la presidenza Istat, in realtà, girava da tempo. Qualcuno aveva sostenuto anche che la norma inserita in un decreto, il 101 del 2013, che aveva inserito l’esperienza «internazionale» tra i requisiti per guidare l’Istituto, fosse stata scritta ad hoc per lui, e che il suo nome sarebbe stato portato più volte in consiglio da Letta ma sempre bloccato dai veti del centrodestra. La procedura di nomina è comunque solo all’inizio. La proposta del candidato spetta al presidente del Consiglio. Questo passaggio Letta lo ha fatto. Adesso Padoan dovrà superare l’esame delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, dove dovrà riuscire ad ottenere una maggioranza di due terzi. Superato questo scoglio arriverà il decreto definitivo di nomina firmato da Giorgio Napolitano.