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 2013  dicembre 28 Sabato calendario

SE IL PROSECCO SCONFIGGE LO CHAMPAGNE


Il «Sorpasso» degli anni Sessanta è un bellissimo film girato fra Roma e la Toscana, il Sorpasso di que­sti anni Dieci è ambientato in Veneto e almeno per noi bevitori non è meno entusia­smante: sto parlando dell’or­mai ufficiale sorpasso del prosecco sullo champagne. Dal punto di vista produtti­vo e non da quello del fattura­to, ovvio, ma anche la forbi­ce dei prezzi si sta chiuden­do, nei supermercati france­si sono stati recentemente avvistati champagne di qual­che nome sotto i dieci euro, una bottiglia addirittura a 7,78, e questo significa che i produttori d’Oltralpe stan­no accettando di ridurre drammaticamente i margi­ni pur di non perdere altre quote di mercato. Fra i due li­tiganti il consumatore gode, è lui il vero beneficiario della battaglia dei prezzi e oggi può finalmente scegliere non in base al proprio porta­foglio ma al proprio gusto. Il prosecco si vende innanzi­tutto perché piace, i concor­renti si rassegnino. Gianlu­ca Bisol, il più dinamico dei prosecchisti, risponde al te­lefono con voce esultante e subito esclude che l’unico fattore di successo sia la convenienza: «Se fosse solo una questione di prezzo, il Cava spagnolo, che in Paesi come il Belgio viene ven­duto a 2 euro, ci avrebbe superato di gran lun­ga. È semmai una questione di qualità/prez­zo ». L’espressione qualità/prezzo non la pos­so soffrire perché usatissima su TripAdvisor per esaltare orrendi mangifici dove si mangia molto e si spende poco, ma stavolta ci sta tutta. Per decenni, forse per secoli, i prezzi dello champagne non hanno avuto nessuna onesta relazione con la realtà del prodotto, preferen­do fornicare con la leggenda. Marche famose, etichette che si riconoscono lontano un chilo­metro mi hanno procurato i peggiori bruciori di stomaco. Sono diventato un patriota anche dal punto di vista enologico, non solo politico, perché l’esterofilia mi faceva male alla salute, altroché. Mi è capitato molto di rado di dover riconoscere l’eccellenza di uno champagne ed erano sempre bottiglie di prezzo spaventoso, gentilmente offerte da amici danarosi e sperpe­roni. Acidità e liquidità a parte, ne faccio inol­tre una questione organolettica: io sono stra­no, sono un eccentrico, lo so, e mi piacciono i vini che sanno di uva mentre champagne e si­mil- champagne sanno più che altro di lieviti che a dirla tutta sono dei funghi, e mica porcini di Borgotaro ma saccaromiceti, bleah. Mentre il prosecco sa appunto di uva prosecco (o gle­ra, come preferiscono chiamarla adesso) che è una varietà dai sentori floreali e dev’essere que­sto uno dei motivi per cui piace tanto alle don­ne. Poi è ovvio che gli snob, categoria alla quale non nego di appartenere, storcano il naso da­vanti a certi numeri troppo democratici: 330 milioni di bottiglie! Con una previsione di ulte­riore crescita per le annate 2014 e 2015! Ma il prosecco è bello perché è vario e sotto la comu­ne dicitura c’è posto per i più diversi stili di be­vuta, per le masse e per le nicchie: lo spritz per i semi-astemi, le bottiglie più semplici per gli aperitivi dei ragazzi e poi, salendo di prezzo e di quota altimetrica, i prosecchi di Primo Fran­co da vigneti che sembrano giardini, il Vecchie Viti dell’azienda Ruggeri ricavato da piante se­colari, e l’ultimo nato di casa Bisol, il Cartizze Private in edizione numerata che costa come uno champagne di quelli buoni. Costa molto meno ma da un certo punto di vista è ancora più estremo il Prosecco Tranquillo (avete capi­to bene: un prosecco fermo) di Gregoletto, che è il mio preferito anche perché fuori dalla zona di produzione non lo conosce nessuno, è uno dei segreti veneti meglio conservati, fate finta che non ne abbia parlato. Sono contento di ave­re scritto questo articolo perché non capita spesso di riuscire a dare buone notizie e questa del sorpasso prosecco/champagne è tutta uno spumeggiare di elementi positivi, un sopras­salto di identità nazionale e regionale, di pro­sperità anticrisi, di tradizione capace di inno­varsi e perpetuarsi, di gioia di vivere...
Adesso però aspetto il sorpasso del chinotto sulla Coca-Cola.