Roberto Mania, La Repubblica 28/12/2013, 28 dicembre 2013
“DICO SÌ AL CONTRATTO UNICO DI MATTEO MA IL CAMBIAMENTO NON SI FA CON NCD”
ROMA — Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, dice sì al contratto unico proposto da Matteo Renzi, leader del Pd. «Quella del contratto unico – spiega il sindacalista – può essere la strada per ridurre la precarietà. E allora bisogna avere il coraggio di confrontarsi con una dimensione nuova».
Perché dice sì al contratto unico? La Cgil è finora stata prudente, se non contraria, a questa proposta.
«Dico sì al contratto unico se vuol dire cancellare una serie di forme contrattuali inutili che hanno soltanto precarizzato il mondo del lavoro. Dico basta ai contratti di collaborazione, alle false partite Iva, al lavoro interinale, a quello a progetto. Bisogna guardare in faccia la realtà e smetterla di fingere: sono contratti che non servono né alle imprese né ai lavoratori. Penso che Renzi voglia aprire una fase nuova ».
Quali forme contrattuali salverebbe?
«Il contratto a tempo indeterminato, l’apprendistato, il contratto a termine e il part time. Con il contratto unico a tempo indeterminato verrebbe allungato solo il periodo di prova ».
Nei fatti significherebbe una sospensione temporale dell’articolo 18 per i nuovi assunti. La Fiom rinuncia all’articolo 18 dopo le battaglie che sono state fatte in questi anni?
«Ma no, non è così. Vorrei far notare, intanto, che tutti quei lavoratori precari non hanno né diritti né tutele. Aggiungo che l’articolo 18 è stato modificato e non ha creato più occupazione bensì più licenziamenti per ragioni economiche. Il contratto unico a tempo indeterminato
avrebbe tutte le tutele, si tratterebbe solo di allungare il
periodo di prova».
Di quanto?
«Se ne dovrà discutere. Mi limito a ricordare che nel settore metalmeccanico la prova dura da due a tre mesi per la basse qualifiche e fino a sei mesi per quelle più alte».
Un anno andrebbe bene?
«Sarà oggetto della discussione.
Servirà un periodo congruo durante il quale verificare gli interessi delle imprese e dei lavoratori ».
È di questo che ha parlato con Renzi quando lo ha incontrato?
«Per ora ho capito che Renzi vuole ridurre la precarietà e che condivide la necessità di una legge sulla rappresentanza sindacale
».
Di questa sua posizione ha
discusso con il segretario della Cgil, Susanna Camusso?
«C’è un’idea generale della Cgil di estendere le tutele a tutti i lavoratori. Dal mio punto di vista quella prospettata da Renzi può essere una strada».
Quindi è la posizione della Fiom, non della Cgil?
«È in corso il congresso della Cgil. Avremo modo di discuterne ».
Dunque lo scambio tra lei e Renzi è il seguente: lei dice sì al contratto unico e Renzi sostiene la proposta della Fiom per una legge sulla rappresentanza sindacale. È così?
«Secondo me l’epoca degli scambi è finita. Io penso a problemi concreti: alla precarietà, da una parte, che mina la vita delle persone; alla necessità, dall’altra, che i lavoratori possano scegliere il sindacato al quale iscriversi e dire la loro sugli accordi che li riguardano. È un diritto di cittadinanza, non un interesse della Fiom».
Renzi propone anche un sussidio di disoccupazione per tutti coloro che perdono il lavoro in sostituzione dell’attuale cassa integrazione. Lei è d’accordo?
«No. Penso che la cassa integrazione vada estesa a tutti i settori e che vada finanziata con i contributi di imprese e lavoratori. Poi è necessario introdurre un reddito minimo garantito a carico della fiscalità generale. Non penso, però, che il governo Letta- Alfano sia in grado di farlo».
Proprio Alfano, intervistato da
Repubblica,
ha proposto di superare i contratti nazionali a vantaggio di quelli aziendali e individuali. Che ne pensa?
«Che mentre Renzi prova a immaginare cosa possa essere l’Italia tra vent’anni, Alfano propone una logica che ci riporterebbe all’Ottocento. Mi domando come possano stare insieme il piano per il lavoro di Renzi e le idee ottocentesche di Alfano. Questo è il governo che può realizzare il cambiamento nel mercato del lavoro che indica il segretario
del Pd?».
C’è un’alternativa?
«Non sarebbe meglio approvare una legge elettorale seria e andare a votare per avere poi un governo in grado davvero di cambiare questo Paese?»