Francesco Bei, La Repubblica 28/12/2013, 28 dicembre 2013
IL MATTARELLUM ORA SPACCA FORZA ITALIA BRUNETTA PRESSA BERLUSCONI, VERDINI LO STOPPA
ROMA — Verdini e Brunetta. Il mago dei numeri, l’inventore vero del Porcellum, contro l’economista che è diventato il primo consigliere del Cavaliere. È tra questi due uomini che si sta giocando una delle partite più importanti per il futuro di Forza Italia, quella della legge elettorale. Uno scontro duro, all’altezza della posta in gioco: la sopravvivenza o meno della creatura berlusconiana.
Perché Denis Verdini ne è convinto e l’ha spiegato e rispiegato a Berlusconi. Con il Mattarellum Forza Italia rischierebbe grosso. «È sempre stato così — ha ricordato Verdini al capo — perché gli elettori di sinistra votavano in massa il candidato nel collegio uninominale e snobbavano le liste sul proporzionale. Mentre i nostri facevano l’opposto. Con i collegi abbiamo sempre faticato». Per questo, secondo Verdini, fare proiezioni in base ai risultati ottenuti dalle liste alle ultime elezioni politiche è «un non senso». Il comportamento degli elettori cambia a seconda del sistema di voto. Tanto più che stavolta ci sarebbe il terzo incomodo, cioè il Movimento 5 Stelle, che renderebbe una vera lotteria l’assegnazione dei seggi. Nella sua perorazione anti-Mattarellum, Verdini ne ha anche evidenziato le proprietà distorsive,
ben oltre il superpremio del Porcellum. Nell’ipotesi astratta di tre forze di identico peso — ha spiegato nell’ultima riunione dedicata al tema — basterebbe che uno dei tre partiti conquistasse un solo voto in più in ogni collegio per accaparrarseli tutti: 475 voti per 475 collegi. «Altro che Porcellum! ».
Tutto questo ha detto e ripetuto Verdini. E sembrava aver fatto breccia in un Berlusconi solitamente molto distratto sulla materia elettorale. Ma poi ci si è messo Brunetta. Da fautore del ritorno al Mattarellum, il capogruppo forzista ha lavorato alle corde il Cavaliere. Batti e ribatti, si è fatto strada. «Solo con il Mattarellum possiamo sperare di tornare alle urne a maggio». E il Cavaliere, prima di Natale, è sembrato sposare ufficialmente la linea Brunetta: «Pensiamo che un accordo si possa trovare ritornando alla legge di prima e cioè il Mattarellum».
Verdini sconfitto? Non ancora. Perché se Brunetta discute alla Camera con Nardella e Boschi, l’ex coordinatore conosce bene sia Renzi che tutto il clan fiorentino del segretario Pd. Rapporti consolidati che gli serviranno quando, dopo capodanno, incontrerà il sindaco di Firenze per aprire ufficialmente il tavolo di trattativa sulla riforma elettorale. Tra l’altro il mago dei numeri ha trovato un alleato inaspettato nel Quirinale. Dove le tentazioni pro-Mattarellum di Renzi vengono guardate con grande scetticismo. «Nessuno ha ancora capito cosa
vuole Renzi — dice una fonte del Colle — ma se davvero punta al Mattarellum deve sapere che il 25 maggio non si potrà mai votare. Perché bisognerebbe ridisegnare i collegi e ci vogliono almeno un paio di mesi». Senza contare che al Viminale, dove materialmente andrebbe riscritta la mappa dei collegi, siede Angelino Alfano, un avversario irriducibile del voto anticipato.
E dunque i due pugili ritornano al centro del ring. La battaglia tra Brunetta e Verdini adesso si è spostata sulla Corte costituzionale. Perché il primo ha fretta, molta fretta di andare subito all’incasso prima che dal palazzo della Consulta escano le motivazioni della bocciatura del Porcellum: «Serve un’intesa che, se per eleganza arrivasse anche prima della pubblicazione (prevista entro gennaio) della sentenza della Consulta sul Porcellum, avrebbe un grande significato politico». Verdini è di parere opposto. E l’ha chiarito a chi di dovere. «Non possiamo scrivere una legge elettorale al buio, sarebbe imprudente. Conviene leggere prima la sentenza, tanto se c’è la volontà politica la legge elettorale si scrive in una settimana. Ad esempio sulle preferenze cosa diranno i giudici?». In Forza Italia dicono che Verdini punti ancora al suo vecchio amore, un modello spagnolo corretto. Con liste di candidati corte e collegi piccoli, a livello di province. Liste talmente corte, con 4 o 5 candidati, da scongiurare l’introduzione delle preferenze, che Verdini vedrebbe come l’anticristo. Anticamera di gruppi parlamentari anarchici, non più docili strumenti nelle mani del leader.
Ma oltre ai modelli elettorali e alle convenienze, tra i due contano anche le differenze di carattere. Verdini ritiene la materia elettorale di sua stretta competenza, Brunetta ha l’ambizione di occuparsi di tutto. E lo scontro è sempre sul punto di tracimare fino al contatto fisico, come è accaduto un paio di settimane fa.