Grazia Longo, La Stampa 28/12/2013, 28 dicembre 2013
SHALABAYEVA TORNA A ROMA “ERO SPIATA, AVEVO PAURA”
Il sorriso di Alma Shalabayeva scintilla quasi quanto le luminarie natalizie della lussuosa via Veneto di fronte all’hotel dove incontrerà i mass media. La moglie del dissidente kazako Mukthar Ablyazov, rientrata ieri mattina a Roma, a sette mesi dal «sequestro», assieme alla piccola figlia Alua, è felice e si vede. Nonostante il permesso di espatrio sia temporaneo, un visto Schengen di 90 giorni. È stata pure pagata una cauzione: un’ipoteca sulla casa dei genitori.
Non a caso Peter Sahlas, legale dei figli di Alma, dichiara che dietro il suo sequestro e la sua liberazione «c’è un ricatto da parte dei kazaki. La sua libertà è solo temporanea. Non esiteranno a cercare di arrestarla se non ritornerà. Il loro piano è di trasformarla se necessario da ostaggio in latitante. Tutto dipende da cosa succederà ad Ablyazov», sulla cui estradizione la Francia deciderà il 9 gennaio.
Acclarato comunque il successo dell’azione diplomatica del ministro degli Esteri Emma Bonino, che ha recuperato una figuraccia internazionale su cui restano ancora molti punti oscuri. La stessa Alma, accanto agli altri due figli Madina e Madiyar arrivati da Ginevra, non vuole rispondere alle domande più imbarazzanti, soprattutto riguardo il Viminale. «Il Kazakhstan ha rapito me e mia figlia a causa di mio marito – esordisce –. Ed è sempre per mio marito che ci hanno consentito di andare via. Sperano che il fatto di mostrarsi civili li aiuterà a ottenere l’estradizione di mio marito dalla Francia, ma in ogni caso non avrebbero mai preso una decisione del genere se non ci fossero stati mass media indipendenti che hanno detto la verità su quanto mi è accaduto. Grazie mille a voi e grazie infinite al ministro Bonino».
Non una parola, invece, sul ruolo svolto dal ministro degli Interni Angelino Alfano. Alma non risponde alla domanda che lo riguarda e un «no comment, attendiamo lo sviluppo delle indagini della Procura» è il commento del suo avvocato Anna D’Alessandro. Ma poi aggiunge: «La signora Shalabayeva è stata vittima di un’operazione brutale. Il provvedimento di espulsione dall’Italia era illegittimo, tanto è vero che è stato annullato».
L’attenzione di Alma Shalabayeva, invece, si concentra sui momenti di «terrore vissuto in questi sei mesi. Ho temuto per la mia vita e per quella di mia figlia. In Kazakhstan la mia casa era sempre sorvegliata, c’erano persone che ci facevano foto e video e che ci seguivano sempre». Il ricordo va poi a chi le è stato vicino in un frangente così drammatico. «Ringrazio tutti i bambini e i genitori della scuola che frequentava mia figlia per avermi inviato videomessaggi che mi hanno fatto piangere».
Inevitabile, inoltre, il riferimento al marito: «Mi è mancato moltissimo, non vedo l’ora di abbracciarlo. Andrò a trovarlo in carcere in Francia». Nessuna certezza invece né sui tempi del trasferimento da Roma verso la Francia o la Svizzera (dove vivono i figli), né sulle modalità della «liberazione» dal Kazakhstan.
Alma Shalabayeva, comunque, sarà interrogata dal pm Eugenio Albamonte entro la prima metà di gennaio. Dovrà rispondere sulle modalità relative al suo burrascoso rimpatrio in Kazakhstan, ma anche sul possesso di un passaporto ritenuto falso.