Simona Verrazzo, Libero 29/12/2013, 29 dicembre 2013
PUTIN PASSA ALL’INCASSO: GAS E PETROLIO DALLA SIRIA
L’ultimo capolavoro di politica internazionale, dell’anno che sta per chiudersi, di Vladimir Putin: il presidente russo è, nel bene e nel male, il leader più potente al mondo, capace di far ombra persino al collega degli Stati Uniti, Barack Obama. Quando la comunità internazionale sembrava ormai rassegnata a una nuova guerra in medio oriente, contro il siriano Bashar al Assad, le sue dichiarazioni da Mosca (perché nel linguaggio diplomatico ”minacce” non è propriamente una parola corretta) sono riuscite a non far mettere l’elmetto a Obama e al presidente francese François Hollande, incassando invece il sì unanime dell’Onu alla distruzione delle armi chimiche del rais. E ora, proprio come si conviene a uno stratega degno de Il Principe di Machiavelli, Putin batte cassa e si fa restituire il favore con la moneta di maggior valore: le risorse del sottosuolo. Questa settimana la Russia ha firmato un contratto per la ricerca di petrolio e gas offshore siriano, vale a dire l’esplorazione dei fondali delle acque territoriali di Damasco. La compagnia a partecipazione statale russa Soyuz Neftegas ha siglato un accordo di 25 anni con il ministero del Petrolio e delle risorse minerarie di Damasco, ennesima prova di Mosca quale unico alleato e sostenitore di Assad, che ormai si ritrova contro le potenze occidentali e quelle islamiche, eccezion fatta per l’Iran e i libanesi sciiti di Hezbollah. Il ministro del Petrolio siriano, Suleuiman Al Abbas, ha annunciato che «Soyuz Neftegaz comincerà a lavorare appena dopo la firma del contratto. La compagnia non seguirà le inique sanzioni economiche imposte sul settore petrolifero e sull’economia siriana in generale». Il riferimento è all’ostracismo che la maggior parte delle cancellerie del mondo sta portando avanti contro Damasco nel tentativo di porre fine alla guerra civile che da tre anni dilania il paese, con le forze lealiste fedeli ad Assad che si sono macchiate di stragi contro la popolazione che lui stesso guida.
«Il ministero del Petrolio e delle risorse minerarie siriano ha firmato il contratto Amrit con la compagnia russa Soyuz Neftegaz per l’estrazione di petrolio, lo sviluppo e la produzione nel blocco n°2 delle acque territoriali siriane», si legge nel comunicato pubblicato anche su internet dell’agenzia ufficiale siriana Sana, che specifica le diverse fasi dell’accordo: «Esplorazione di petrolio nella zona tra Tartous (dove Mosca ha una base militare, ndr) e Banyas a una profondità di 70 km, che copre una superficie complessiva di 2.190 chilometri quadrati», mentre «la seconda fase riguarderà la perforazione di almeno un pozzo di prova». La prima costerà 15 milioni di dollari, quella successiva 75, per un totale di 90 milioni di dollari, finanziate dalla Soyuz Neftegaz, così come una eventuale terza fase di trivellazioni, produzione e formazione anche del personale siriano.
Una vera manna per Assad, con Putin che scommette di averlo al potere per altri 25 anni in modo da tutelare i suoi affari in una zona, i fondali orientali del Mediterraneo, su cui hanno messo gli occhi già Israele, la Turchia e Cipro.