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 2013  dicembre 28 Sabato calendario

DE BENEDETTI FA L’ESATTORE E BUSSA DA GRILLO E GOOGLE


Non c’è che dire: anche un Grillo può tornar utile. La presenza del leader del Movimento 5 stelle, assieme a Roberto Casaleggio, nel fronte anti web tax consente a Carlo De Benedetti di sparare ad alzo zero sulle colonne dell’Huffington Post (gruppo Espresso) contro i «prodi paladini dell’iniquità e dell’antimercato», scesi in campo al fianco «dell’inossidabile mito di Google» contro il povero Francesco Boccia, il fedele scudiero di Enrico Letta che, dopo aver tentato di rifilare l’Ilva a Putin, ha colto l’occasione della legge di Stabilità per imporre l’Iva ai giganti della new economy. Concentrando il fuoco su Grillo, l’Ingegnere nelle vesti di blogger riesce, impresa non facile, a non citare alcuno dei «legali, giornalisti, imprenditori, economisti » che hanno criticato il provvedimento sia nel merito che nel metodo. A partire da Matteo Renzi che aveva inflitto un dispiacere al suo grande elettore bocciando il bocciaemendamento con il consueto sarcasmo: «siamo passati dalla nuvola digitale alla nuvola nera di Fantozzi».
Insomma, la web tax minaccia di essere una polpetta indigesta, una delle tante che si accumulano sulla mensa del Pd, anche senza scomodare i grillini e dintorni. Una polpetta calda, anzi bollente, visto che, come teme l’Ingegnere blogger, «I prodi paladini dell’iniquità e dell’antimercato sperano ancora di fermare la “web tax” con un blitz fuori tempo massimo, magari a Bruxelles». Parole grosse, in parte giustificate dalla vis polemica dell’editore, di questi tempi tra l’altro incattivito dalle pessime condizioni dei conti di Sorgenia. In parte incomprensibili perché, tanto per fare un nome, tra coloro che hanno chiesto all’esecutivo, con un ordine del giorno della Camera , di «notificare quanto prima la norma alla Commissione Ue» e a «intraprendere ogni iniziativa urgente utile a evitare che procuri un danno anche solo indiretto allo sviluppo dell’economia digitale nel nostro paese » figura l’ex direttore generale della Confindustria Giampaolo Galli che di sicuro non merita l’appellativo di paladino dell’antimercato.
A render la vicenda ancor più paradossale è che, sul merito, esite una larga convergenza. Sia in Italia che fuori. In Europa, ma non solo, sale da tempo l’insofferenza per la condizione di oggettivo vantaggio di cui godono i grandi motori di ricerca che «succhiano », in pratica gratis, i contenuti messi a punto dall’industria editoriale a costi non indifferenti. Grazie ai contenuti, Google (che nel Bel Paese fattura tra gli 800 milioni ed un miliardo) può radunare sul suo portale traffico e pubblicità, tra l’altro senza pagare il servizio di transito alle tlc. È ben noto che, sfruttando i vantaggi offerti dalle legislazioni fiscali comunitarie (dal panino olandese alle plc irlandesi) le varie Google, Apple e dintorni riescono a pagare al fisco solo poche briciole. Per la rabbia dei vari legislatori, da tempo impegnati nella ricerca di una soluzione anti-evasione efficace, assai difficile da trovare visto che Internet, per definizione, non conosce confini. È in questa cornice che nasce l’iniziativa di obbligare chi vende spazi e servizi pubblicitari in Italia, con una stabile organizzazione in Italia, ad avere una partita Iva.
Una soluzione adeguata? Per De Benedetti sì. O quantomeno è un buon punto di partenza per obbligare i partner Ue a cercare una soluzione comune, sfruttando l’occasione del semestre a guida italiana. Per gli avversari un autogol che sarà cassato dalla Ue dopo aver creato danni infiniti «alle le decine di migliaia di agenzie che in Italia acquistano pubblicità dai grandi gruppi internazionali e la rivendono a inserzionisti italiani » come recita l’ordine del giorno di alcuni deputati del Pd.
Una partita complessa, in cui va dato atto a Cdb di aver assunto (non per beneficenza...) le vesti di paladino dell’editoria in una battaglia di principio che, probabilmente, porterà ben pochi quattrini nelle casse dell’Erario. E comunque, sembra incredibile che il Parlamento italiano, tra un salva Roma e un mille proroghe , sia in grado di trovare la soluzione ad un problema di dimensioni planetarie. Ma si sa, le vie della Provvidenza (e delle lobbies) sono infinite.