Maurizio Turrioni, Famiglia Cristiana 27/12/2013, 27 dicembre 2013
ANGELA FINOCCHIARO
Il cine-panettone è passato ormai di moda, tanto che la premiata ditta Neri Parenti & Christian De Sica spera quest’anno di riacciuffare almeno parte del pubblico con Colpi di fortuna. Sempre richiestissima invece è la cine-uvetta, quel saporoso ingrediente fatto di femminilità e ironia che sa donare a una commedia quel tocco d’intelligenza in più. Delle tante “uvette” sul mercato del cinema italiano, solo una marca, però, è garanzia di successo ed è Angela Finocchiaro. Non per nulla, tre anni fa, la vulcanica attrice milanese era presente contemporaneamente in tre pellicole del botteghino delle feste: Benvenuti al Sud con Claudio Bisio, La banda dei Babbi Natale con Aldo, Giovanni e Giacomo, lo, Loro e Lara di Carlo Verdone. Un record difficilmente uguagliabile.
UNA STORIA CORALE. Quest’anno, il più lesto ad assicurarsi la preziosa spezia è stato Fausto Brizzi, sceneggiatore e regista di film di cassetta (Notte prima degli esami, Ex, Maschi contro femmine. Femmine contro maschi) con l’ambizione finalmente di firmare una commedia natalizia divertente e leggera ma anche con un’esplicita morale di fondo. Per farlo ha scritto una vicenda piena di equivoci attorno a una famiglia di oggi, sgangherata e un po’ allargata ma comunque legata da profondi affetti, riunita per Natale in una casa di montagna innevata. Indovina chi viene a Natale? è una storia corale i cui personaggi sono affidati a Claudio Bisio (aspirante cognato), Claudia Gerini (oggetto del desiderio nonché sorella del padrone di casa). Carlo Buccirosso (il fratellastro di origini napoletane), Rosalia Porcaro (la di lui consorte decisamente del Sud), Isa Barzizza (la nonna), Cristiana Capotondi (la nipote innamorata), Raoul Bova (il fidanzato disabile) più un manipolo di ragazzini terribili. Fanno da collante Diego Abatantuono, nei panni del cinico capo famiglia, e Angela Finocchiaro, madre preda di ansie inconfessabili. Perché hai voglia a proclamarti civile e progressista, ma se tua figlia si presenta a casa con il futuro genero che non ha l’uso delle braccia, i cattivi pensieri vengono. Eccome.
UNA VENA ROMANTICA. Ecco la trovata di Brizzi, che con una punta di cattiveria smonta la patina “politically correct” tanto in voga per rimestare nel fondo dei nostri pregiudizi. Prova come vivere in una famiglia allargata non sia facile, a cominciare dai più piccoli. Ma alla fine mostra come i saldi affetti familiari riescano ad avere la meglio su tutto.
«Sul set, tra tutte quelle gag, non mi ero resa conto di quanto fosse profonda la vena sentimentale e romantica di questa storia», sorride Angela Finocchiaro. «Nel montaggio, però, Brizzi ha saputo far prevalere un tono che mi piace molto».
Come è stato avere per consorte Abatantuono e non più Bisio, come in tanti altri film?
«Sulle prime ho fatto fatica a non rivolgermi a Claudio per i soliti battibecchi. Non potete immaginare quanta pazienza ci sia voluta in tutti questi anni condivisi sul set. Poi con Diego mi sono trovata a meraviglia: siamo amici da sempre, anche se è la prima volta che facciamo moglie e marito».
Il film è di fatto un inno alla famiglia tradizionale, capace in senso buono di assorbire errori e tradimenti metabolizzandoli con gli affetti...
«Guardi, non vorrei fare distinzioni, anche se io ho un marito e due figli e mi fermo lì. Oggi, in tante case ci sono situazioni complesse e ciascuno cerca di fare meglio che può. Certo, l’amore e la stima reciproci sono i soli mattoni su cui si costruiscono solidi legami. In questo, io e il mio Daniele possiamo dirci fortunati. Anche perché i figli non si educano a parole ma con l’esempio che dai giorno per giorno».
A proposito, malgrado siate insieme da una vita, di lei e suo marito non si sparla. Allora, è possibile essere attori restando fuori dal gossip!
«Certo che sì, basta non vendersi l’anima. Non creda a quelli che si dicono vittime del gossip, in realtà spesso ci sguazzano. E poi aiuta vivere lontano da Roma e da Milano, da certe malelingue».
Per questo lei, che si proclama milanese doc e dice di amare tanto la sua città, poi se n’è andata a vivere in un casale di campagna in Toscana?
«Potrei rispondere, semplicemente, che ho sposato un toscano. Però, è vero che si respira meglio, che si possono vedere cieli azzurri e prati verdi. Anche se, come mi mettevano in guardia gli amici, la scoperta che fai subito è che “la terra è bassa”. In campagna ti devi chinare di continuo per fare mille cose. E la schiena ogni tanto si ribella... Tuttavia, adoro Milano. Sarò scema, ma quando ci torno mi piace perfino annusarne l’odore».
Sua figlia Nina è grande: com’è essere madre di una diciottenne? È diverso dai suoi 18 anni?
«Ora va meglio. Devo ammettere che l’adolescenza è stata dura. A volte, sembrava di avere in casa un alieno che si era impossessato del corpo di mia figlia e ci si rivoltava contro all’improvviso».
È più facile con un figlio maschio?
«A dire la verità, non lo so. Nicolò ha 15 anni e la sola cosa sicura, finora, è che i tempi evolutivi sono diversi. A lui piace ancora confidarsi».
Come riesce a essere moglie, mamma, ad abitare in campagna e a continuare a recitare?
«Preparandomi all’infarto! Ma questo succede a tutte le donne che devono conciliare lavoro e famiglia. Di correre verso l’infarto, voglio dire».
Lei come si definirebbe come madre?
«Probabilmente troppo ansiosa. Ma come si fa a non preoccuparsi dell’avvenire dei figli?».
È stata tra le promotrici, assieme a Cristina Comencini, della manifestazione “Se non ora quando” che ha sollecitato l’impegno delle donne contro il degrado dell’Italia. Ha esultato quando Berlusconi ha dovuto farsi da parte?
«No, perché è rimasto troppo lavoro da fare».
Quarant’anni di carriera, quasi 50 film all’attivo. Qual è il segreto del suo successo? Fausto Brizzi, il suo regista, dice che lei sa essere comica e vera allo stesso tempo. Due aggettivi che non stanno quasi mai assieme...
«Guardi, se lo dice lui che è un uomo...».