Giusi Galimberti, Famiglia Cristiana 27/12/2013, 27 dicembre 2013
QUI SI IMPARA A VOLARE
Arriviamo al mattino, ora di lezione. Entriamo nell’atrio e la prima impressione è di essere in una scuola normale. Il solito bidello che ferma all’ingresso per le credenziali, la tipica scalinata che porta alle classi.
Ma mentre attendiamo di essere ricevuti dal direttore sentiamo in lontananza, nel silenzio assoluto, arrivare romantiche e languide note di pianoforte. L’emozione sale: siamo in uno dei templi internazionali della danza. Non una scuola qualsiasi, ma quella dove hanno studiato e si sono formate étoile come Carla Fracci, Liliana Cosi, Luciana Savignano, Roberto Fascilla, Oriella Dorella. E, più di recente, gli atletici Roberto Bolle e Massimo Murru, artisti che tutto il mondo ci invidia.
DUECENTO ANNI DI ELEGANZA. Suona la campanella di un giorno qualunque, ma di un anno scolastico speciale. La Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano festeggia infatti il bicentenario dalla sua fondazione: 1813-2013. Gli allievi di oggi si riversano fuori dalle classi, in calzamaglia i maschi, in gonnellina di tulle le femmine. Rosse sulle guance per lo sforzo ma bellissime e dritte come aironi, con i loro chignon perfetti, le “spinazzit”, o meglio le “spinacine”, come vengono chiamate affettuosamente da sempre, in dialetto milanese, le future ballerinette della scuola. Ancora pieni di energia i ragazzini, che da qualche anno sono diventati tantissimi. Un tempo in percentuale minima rispetto alle femmine, ora creano addirittura classi a parte. I loro colleghi delle scuole “normali”, nell’intervallo, sfogherebbero la voglia di muoversi tirando calci a un pallone. Loro, invece, provano passi, lavorano sulle “aperture” delle gambe (le spaccate), usando la balaustra delle scale a mo’ di sbarra. Finalmente ci riceve il direttore, il grande maestro francese Fréderic Olivieri, dal 2006 alla conduzione della scuola. «Quest’anno, contiamo duecento allievi, tra le diverse classi d’età», ci spiega. Per l’inizio dell’anno scolastico del bicentenario è stato organizzato un gala a cui hanno partecipato tutte le grandi étoile uscite in passato dalla scuola. La serata era a sostegno della Fondazione Francesca Rava - Nph Italia Onlus al Teatro alla Scala, per portare un aiuto concreto ai bambini di Haiti. Anche in questa occasione, per preparare i ragazzi all’evento in teatro, abbiamo fatto arrivare a Milano alcuni dei più grandi nomi della coreografia mondiale».
Gli allievi hanno ballato Serenade di George Balanchine e la suite Gaité parisienne di Maurice Béjart, due maestri del Novecento. Un repertorio contemporaneo, certo non tradizionale...
«Il nostro intento è di preparare i ragazzi alla danza di domani. La scuola compie 200 anni ed è giusto che si tramandi il repertorio del passato. I nostri allievi devono far vivere la tradizione dei grandi balletti romantici dell’Ottocento. Ma devono anche essere eclettici. Le grandi compagnie spaziano dal repertorio accademico ai balletti contemporanei. Occorre che gli allievi siano pronti ai cambiamenti di stile e di tecnica».
Ci sono dei valori del passato, che ancora oggi tenete vivi nella scuola?
«Questa è per i nostri ragazzi una sorta di area protetta. Un piccolo paradiso pieno di sogni e speranze. Cerchiamo di fare in modo che questa sia anche una scuola di vita. Entrano qui giovanissimi, alcuni fin dagli 11/12 anni, magari arrivano da lontano, qualcuno addirittura dall’estero (abbiamo allievi polacchi, francesi, albanesi). Fin da piccoli, quando altri ragazzini pensano solo a giocare, gli si prospetta già un lavoro. Partecipano a balletti importanti, frequentano il palcoscenico e il corpo di ballo ufficiale della Scala, vengono in pratica già indirizzati verso la professione. Noi vogliamo che capiscano che il loro sarà un lavoro brillante ma duro, magari ricco di soddisfazioni, ma anche di delusioni e fatica. Devono comprendere i valori imprescindibili dell’umiltà e della generosità verso gli altri, oltre che il rispetto di questa scuola così ricca di storia».
Fra loro, intravede già dei talenti?
«Alcuni li noti fin da piccoli: hanno qualcosa di speciale e di unico. Una luce che irradiano quando ballano. In mezzo a tanti, non puoi non notarli».