VARIE 28/12/2013, 28 dicembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - RINVIATO L’AUMENTO DI CAPITALE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA (MPS)
APPUNTI PER GAZZETTA - RINVIATO L’AUMENTO DI CAPITALE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA (MPS)
REPUBBLICA.IT
MILANO - L’assemblea degli azionisti del Montepaschi di Siena ha bocciato la proposta del CdA presieduto da Alessandro Profumo di varare a gennaio l’aumento di capitale da 3 miliardi di euro. Ha votato contro il 69,06% del capitale presente in assemblea. E ha deciso che l’aumento verrà effettuato verso la fine del secondo trimestre del prossimo anno, a partire dal 12 maggio 2014. A favore l’ 82,04% del capitale presente in sala.
Tutti gli occhi erano puntati sul voto anche se già all’inizio dell’assemblea i giochi sembravano già fatti. E il dibattito lo aveva confermato. La stragrande maggioranza degli azionisti si era già detta pronta a votare con il presidente della Fondazione, Antonella Mansi, per rinviare a giugno il maxi-aumento di capitale da 3 miliardi. Una scelta che suona come sconfessione del management e in primo luogo di Alessandro Profumo. Che poco prima del voto rivolge infatti un appello agli azionisti: "Rinviare l’aumento significa entrare nella totale incertezza. Speravo che non venissero fatti altri errori". Profumo ha dichiarato come non si tratti di una competizione interna, anzi "il Palio è con i contribuenti italiani" ha precisato. Con il provvedimento "i contribuenti riceverebbero indietro i 3,3 miliardi di euro" avuti da Mps tramite i cosiddetti Monti bond. Adesso il rischio è il possibile arrivo di capitali stranieri: "Da dove arrivino i 3 miliardi mi interessa poco: con quei soldi e se la banca è ben gestita resta a Siena" altrimenti
"sparisce" precisa Profumo. Ma il tema fondamentale è legato alla certezza dell’investimento. Una sicurezza che - secondo il presidente Mps - era garantita solo dal piano di gennaio: "Il tema è la certezza contro l’incertezza. Oggi sappiamo che ci sono incertezze. Cosa succederà sul mercato non dipende da noi, per creare un consorzio di garanzia per un aumento di capitale complesso come questo, bisogna dare certezze a chi investe, è quello che chiedono". E taglia corto sulle voci di un suo abbandono: "Dimissioni? Non ho nulla da comunicare. Sono decisioni che si assumono a sangue freddo e soprattutto nei posti deputati. Valuteremo cosa fare nel CdA di gennaio."
Lo scontro con i vertici della banca, che puntavano su gennaio, ha visto vincitrice la Fondazione, che si era già espressa per un aumento di capitale non prima di metà maggio. In sala era presente il 49,3% del capitale: una situazione che di fatto ha garantito alla Fondazione con il suo 33,5% del capitale il pieno controllo delle decisione in assemblea. La presidente della Fondazione Mps, Antonella Mansi, ha precisato che il voto di oggi non è un atto di sfiducia nei confronti del presidente Mps: "Il nostro non è mai stato un atto di sfiducia nel management, l’ho detto mille volte e lo preciso anche oggi. Esiste purtroppo un’indiscutibile necessità dell’ente di badare alla propria sopravvivenza, è una nostra precisa responsabilità. Speriamo comunque che questo si possa conciliare nel tempo con l’interesse della Banca a cui noi teniamo molto perché è il nostro primo asset".
Il "management" comprende sia Profumo che Fabrizio Viola, amministratore delegato di Banca Mps. Il sindaco di Siena, Bruno Valentini, ha detto che "nessuno metterà alla porta" i vertici della banca: "Toccherà a loro scegliere e decidere se credono ancora nel progetto che loro stessi hanno presdisposto. Una parte è stato bocciato ma la ristrutturazione è stata approvata".
Nel suo intervento, il presidente della Fondazione ha criticato il parere legale di Pier Gaetano Marchetti presentato da Profumo il 24 dicembre nel quale si ipotizzava il rischio di "conflitto di interessi" della Fondazione: "Qui se mai dovremmo parlare di conflitto di doveri. Per noi la tutela dell’integrità del patrimonio non è un optional. Non potete chiederci di far crollare proprio noi l’edifico che ci è stato dato dalla legge".
L’amministratore delegato di Banca Mps, Fabrizio Viola, rispondendo agli azionisti ha ribadito come siano "escluse" forme di licenziamento di massa, ma si ricorrà nuovamente al fondo di solidarietà. Il risultato degli ultimi due anni non soddisfa l’Ad: "La redditività della banca non è un problema di oggi ma di anni. I risultati in positivo erano fatti o attraverso operazioni straordinarie o tramite falsi".
(28 dicembre 2013)
ANDREA GRECO
SIENA - Prevale la linea della fondazione Mps, esce sconfitta la proposta del cda presieduto da Alessandro Profumo, votata dal 27,7% dei presenti contro un 69% di contrari. Quindi la ricapitalizzazione da 3 miliardi di euro cui la banca senese è chiamata slitterà a metà maggio del 2014. La controproposta della fondazione locale, guidata da Antonella Mansi che ha fatto un duro intervento, è viceversa passata con oltre l’82% dei voti.
Dopo cinque ore di assemblea straordinaria l’esito appariva scontato, ora è ufficiale. La banca, come ha detto il suo management durante il dibattito, "torna nell’incertezza". E una parte di questa incertezza sarà costituita dalla stessa dirigenza Mps, che si è presa una virtuale sfiducia da una buona maggioranza dei suoi azionisti. Sfiducia significativa nei numeri, ma anche nelle forme. Perché la nuova guida di Palazzo Sansedoni, ferma sull’esigenza del primo socio di posticipare il rafforzamento patrimoniale imposto dalla Commissione europea, è sembrata in grado di aggregare molti piccoli e medi azionisti scontenti della dirigenza attuale e poco affezionati ai vertici "foresti" che da due anni cercano una dolorosa ristrutturazione dell’istituto.
Il passo più logico, a questo punto, sarebbero le dimissioni di Profumo e di altri manager di punta, compreso l’ad Fabrizio Viola. "’Le mie dimissioni? Certe decisioni si assumono a sangue freddo’’, ha detto a riguardo il presidente ex Unicredit nel corso dell’assemblea.
’’Soprattutto lo faremo nelle sedi deputate. Avremo un cda a gennaio e in quella sede valuteremo’’, ha aggiunto. Bisognerà anche vedere cosa ne pensa la Banca d’Italia, che segue con grande attenzione la stabilità degli assetti dell’istituto senese. Di certo la linea ruvida imposta dal management del Monte oggi passa agli archivi.
(28 dicembre 2013)
APPUNTI DAI GIORNALI DEL 28 DICEMBRE 2013
LA STAMPA (Gianluca Paolucci)
• Mps esiste da cinque secoli
• Profumo è presidente di Mps
• Nell’assemblea di venerdì 27 dicembre era presente il 49,3% del capitale, serviva il 50% più un’azione.
• Il codice civile prescrive che nella seconda convocazione basti il 30% del capitale.
• La Fondazione Monte dei Paschi di Siena possiede il 33,5% del capitale.
• La Fondazione è d’accordo sull’aumento di capitale, ma vuole che si faccia a maggio-giugno
• Argomenti di Profumo per farlo subito: condizioni di mercato particolarmente favorevoli, grande liquidità disponibile, «rinnovato interesse dei fondi americani per gli asset italiani e loro amore per le storie di ristrutturazione aziendale e la favola del "world oldest bank".
• La Fondazione deve ripagare 350 milioni di debiti ed evitare un crac senza precedenti nella storia
• Bruno Valentini, sindaco, sulle dimissioni eventuali di Profumo: «Morto un sindaco se ne fa un altro».
• Candidati alla successione di Profumo: Lorenzo Bini Smaghi, Carlo Salvatori, Divo Gronchi. «All’amministratore delegato Fabrizio Viola potrebbe succedere il direttore finanziario Bernardo Mingrone, voluto in Mps proprio da Viola».
LA REPUBBLICA (Maurizio Bologni - Andrea Greco)
• I referenti di Profumo sono dalemiani e ceccuzziani
• Bruno Valentini, fan di Renzi e sindaco Pd dalla primavera scorsa.
• Il predecessore-rivale Franco Ceccuzzi, democrat ma dalemiano
• Renzi, ufficialmente, s’è sempre tenuto lontano dalla cosa
• Ieri pomeriggio Valentini e Mansi si sono ritrovati a palazzo comunale per fare il punto. C’era anche il presidente della Provincia, Simone Bezzini, che viene dall’area di Ceccuzzi
• Il sindaco parla di «vizio d’origine di Profumo» in quanto nominato dalla politica (a suo dire). «Non vogliamo che lo stesso vizio macchi chi eventualmente verrà».
• Mansi, grossetana nata per caso a Siena
• Mansi, sembra un’attrice (spiega un’ex sindaco)
• Mansi gioca una partita tutta sua, si fa un curriculum andando sui giornali
• Per la presidenza della banca si rifa il nome di Francesco Pizzetti, a suo tempo bocciato, che non smette di dichiararsi renziano convinto ed è sponsorizzato dal sindaco Valentini. «Altri nomi che circolano sono quelli di Lorenzo Bini Smaghi, che garantisce autorevolezza, è stato in Bce, è toscano; di Divo Gronchi, una lunga carriera in Mps e che è stato in contatto con Mansi in Cassa di Risparmio di San Miniato, di Carlo Salvatori, presidente di Lazard e Allianz Italia e di Piero Barucci.
CORRIERE DELLA SERA (Fabrizio Massaro)
• Cominciare a restituire i 4 miliardi di aiuti ricevuti
• Le banche del consorzio guidate da Ubs, Goldman Sachs, Citi e Mediobanca che ganrantiscono per le azioni non sottoscritte
• a maggio potrebbero esserci altre banche a chiedere soldi sul mercato; il management deve fare gli interessi di tutti i soci e non solo quelli della maggioranza
• Mansi vuole più tempo per trovare acquirenti del suo 33,5% così da ripagare i 340 milioni di debiti e poter investire in attività redditizie
• Profumo vuole una banca ad azionariato diffuso, una Public company
• Mansi, vicepresidente di Confindustria, pensa che solo se la Fondazione conserverà un ruolo la banca non finirà in mano agli stranieri
• Mansi veniva indicata come persona di fiducia di Profumo
• Profumo lascerà dopo apena 20 mesi. Momento opportuno per l’addio potrebbe essere il consiglio di gennaio
• Il rischio della nazionalizzazione - attraverso il pagamento degli interessi sui Monti bond in azioni Mps o con la conversione delle obbligazioni statali in capitale
• azione di sistema con le altre Fondazioni, sostenuto dal ministro Saccomanni, non è andata a buon fine. La Cariplo guidata da Giuseppe Guzzetti ci punterebbe ancora. E potrebbe coinvolgere anche gli altri enti contattati come Cariverona e Compagnia di San Paolo. Lo schema prevederebbe uno scambio fra azioni Mps e titoli Intesa e Unicredit e poi il coinvolgimento di fondi istituzionali e di private equity basati su Londra ( ma si parla anche del fondo arabo Aabar, già primo socio di Unicredit). «Il nodo resta sempre il prezzo. Mps vale 0,173 euro. La Fondazione si dice che voglia almeno 0,18-0,20 euro. Ma la trattativa è difficile anche perché esiste una soglia che deprime le offerte: è 0,12 euro, valore al quale le banche creditrici della Fondazione possono entrare in possesso delle azioni Mps dell’ente, tutte in pegno. Alcuni dei queste banche, peraltro, come JP Morgan o Mediobanca, sono anche nel consorzio di garanzia dell’aumento. La Consob è intervenuta, Mps ha dovuto precisare che le banche hanno adottato un regime di segregazione tra i funzionari che seguono l’aumento e quelli che gestiscono il credito». «Mansi deve vendere almeno la metà dei suoi quattro miliardi di azioni: dunque ogni centesimo equivale a 20 milioni in più o in meno, e non è indifferente pagare 20 o 15 o 17 centesimi. Andrebbe trovato qualcuno che accetti di perdere soldi affinché la Fondazione non perda patrimonio».
IL GIORNALE (Gian Maria De Francesco)
• Maps, nata nel 1472
• La Fondazione Mps è governata da un consiglio di 14 componenti, dei quali la metà è nominata da Comune (4 membri), Provincia (2) e Regione (1), e il resto dalle istituzioni locali che, eccetto la Diocesi, fanno capo alla politica.
• Il pacchetto di controllo della Fondazione vale 670 milioni
• La Fondazone vuole mantenere un 5% post aumento
• Tremila senesi dipendono dal Monte
• Antonveneta comprata per 10 miliardi nel 2007 e collassata a causa dei derivati Alexandria e Santorini
• Profumo ha cercato di salvare il salvabile tagliando il personale, chiudendo filiali e ricorrendo al prestito statale di 4 miliardi
• «La Cdp dovrebbe intervenire» ha detto Valentini fingendo di ignorare che la Cassa depositi e prestiti in investe in società in perdita e che, dopo l’ingresso di Bankitalia nel capitale del Fondo strategico, scambiato con il 5% di Generali) ha problemi conflitti d’interesse.
IL FATTO (Giorgio Meletti)
• Pochi anni fa era la terza banca italiana
• Il 33,5% della Fondazione, al prezzo di ieri sera, vale 760 milioni. La sua quota di aumento di capitale sarebbe un miliardo. La Banca vale in Borsa due miliardi, con un aumento di capitale da tre miliardi la quota della Fondazione di diluirebbe al 10-12 per cento nella migliore delle ipotesi se le nuove azioni vengono emesse a prezzo pieno e senza sconto.
• Le banche creditrici dispongono di una clausola di garanzia secondo la quale a un valore in Borsa di 12,8 centesimi le azioni diventano automaticamente di loro proprietà.
• Vogliono l’aumento di capitale a una data successiva al 12 maggio
• La Fondazione aveva 10 anni fa un patrimonio di 6 miliardi.
• 15 banche hanno dato disponibilità di far parte del Consorzio di garanzia
• Mps ha avuto in prestuto 4 miliardi dallo Stato, e si è impegnato a restituirne il 70% (2,8 miliardi) entro il 2014.
• La rata di interessi già programmata per il primo luglio vale 329 milioni. Secondo Profumo il rinvio che la Fondazione vuole imporre costerà 130 milioni di maggiori interessi.
• Un parere del giurista Piergaetano Marchetti, richiesto da Profumo, secondo cui la delibera del rinvio proposta da Mansi dovrebbe essere impugnata dal cda perché contraria all’interesse della banca e presa solo nell’interesse del singolo azionista.
• La Banca d’Italia dovrà cominciare a preparare il commissario.
IL MESSAGGERO (Roberta Amoruso)
• Il parere di Marchetti reso pubblico il 24 dicembre su richiesta della Consob
• Il sindaco Valentini sul rischio della nazionalizzazione: «Un’ipotesi che non esiste, il governo non ha 4 miliardi per acquistare una banca» (Amoruso: «Evicentemente il sidnaco non ha ancora capito che quei denari sono già finiti nelle casse Mps).
IL MESSAGGERO (Osvaldo De Paolini)
• L’Unione bancaria costringerà molte banche a chiedere soldi per aumentare il capitale. Molte aziende si apprestano a quotarsi in Borsa.
• Non è rassicurante neppure il rating Paese
• Se passasse l’aumento di capitale nelle casse del Tesoro entrerebbeo a febbraio 3 miliardi di capitale e 300 milioni di interesse
• Un flop dell’aumento di capitale renderebbe pressoché certa la trasformazione in azioni dei Monti-bond
• I debiti della Fondazione: 339 milioni.
L’UNITA’ (Bianca Di Giovanni)
• Profumo, a Natale: «Ciascun consigliere si assumerà le proprie responsabilità». Al momento di varare l’aumento di capitale ci furono in cda due astenuti e un voto contro.
• Mps paga ogni anno tre milioni di interessi allo Stato.
MILANO FINANZA (Luca Gualtieri)
• Il terremoto mediatico scoppiato il 22 gennaio con lo scandalo Alexandria
• Profumo e Viola, forti del mandato di Banca d’Italia, del Tesoro e della Ue hanno ottenuto dagli azionisti l’eliminazione del tetto del 4% al diritto di voto.
• «La modifica dello Statuto è stato del resto uno degli snodi fondamentali del piano di ristrutturazione presentato dalla Commissione europea per ottenere il via libera ai Monti Bond. La trattativa tra Siena e Bruxelles è durata molti mesi per concludersi soltanto alla fine di novembre. Tra le condizioni imposte a Mps il lancio di un aumento di capitale da 2,5 miliardi entro la fine del 2014 per rimborsare il 70% del prestito dello Stato».
• Il patrimonio dell’ente crollato da 5,57 miliardi del 2009 ai 673 milioni del 2012
• L’impegno di pre-sottoscrizione del consorzio scadrà a fine gennaio
• I 23 miliardi di Btp in pancia alla banca ne fanno uno dei più grandi scrigni del nostro debito pubblico.
• Anche in Unicredit Profumo aveva cercato di realizzare la Public company, limitando il potere dei grandi azionisti e coinvolgendo soggetti esteri come la Banca centrale di Tripoli e la Lybian Investment Authority.
IL SOLE 24 ORE (Cesare Peruzzi)
• All’assemblea di ieri «i grandi soci c’erano tutti: la Fondazione Mps, con il suo 33,5%, la famiglia Aleotti (4%), Axa (2,7%), Lorenzo Gorgoni (1,2%), Unicoop Firenze (1,7%, dal 2,9 che aveva).
• L’aumento da 3 miliardi serviva a rimborsare il 70% del finanziamento pubblico, pagare gli interessi 2013 dei Monti bond e coprire il costo dell’aumento
• Valentini: «Oltre che sull’aumento di capitale, la partita si gioca sulla ristrutturazione della banca: sono convinto che nel 2014 il Monte potrà sorprednere tutti positivamente, senza recidere il legame con il territorio».