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 2013  dicembre 24 Martedì calendario

PATRICIA CORNWELL – [LA SIGNORA DEL GIALLO: «HO INDAGATO ANCHE SU LADY D. E AMANDA KNOX»]


CON IL SUO METRO E SESSANTA SCARSO, PATRICIA CORNWELL APPARE MINUTA AL COSPETTO DELLE DUE MASSICCE GUARDIE DEL CORPO CHE VIGILANO SULLA SUA SICUREZZA. Il suo conto in banca, invece, è tutt’altro che microscopico. Qualche mese fa, nel corso di un’aspra vertenza giudiziaria che l’ha vista opposta alla sua società di gestione del risparmio, e dalla quale è uscita vittoriosa con un risarcimento di circa 50 milioni di dollari, sono emersi alcuni particolari del suo stile di vita a dir poco dispendioso.
Secondo la società d’investimenti, da lei accusata di aver «perso» oltre 40 milioni di dollari, la scrittrice ha speso 5 milioni di dollari per aerei privati e oltre 43.000 dollari al mese per un appartamento a New York che utilizza assai di rado, oltre a possedere diversi immobili di prestigio.
Solo di tasse sul suo elicottero personale (che reca sulla fiancata uno stemma disegnato dalla stessa autrice in omaggio alla protagonista dei suoi gialli, Kay Scarpetta) ha pagato ben 200.000 dollari.
«Non ho mai sostenuto di essere una persona parsimoniosa» spiega nel suo morbido accento del North Carolina. «Guardatemi, ho forse l’aria di una formichina?». Difficile darle torto. Cinquantasette anni, Patricia Cornwell è incantevole nella giacca Armani che s’intona perfettamente all’azzurro degli occhi. «Ho fatto soldi a palate e ho avuto la fortuna di potermi concedere alcune cose davvero belle», afferma la scrittrice, che possiede un patrimonio stimato in oltre 160 milioni di dollari.
«Ma se mi si vuole far passare per una persona dissoluta e sregolata, che dilapida tutto quel che guadagna, allora non ci sto. Quelle cifre non dovevano finire in pasto al pubblico, è di cattivo gusto. Del resto, sono in tanti a sapere da tempo quanto guadagno. Non ho mai cercato di passare per una scrittrice grigia e introversa, timida e riservata. Adoro gli elicotteri, le immersioni subacquee, le Ferrari e le moto da corsa».
Oggi, a ventitré anni dal suo primo libro, Postmortem, che la proiettò sulla ribalta internazionale, Patricia (Patsy per gli amici) ha venduto oltre 100 milioni di copie. La maggior parte dei suoi libri, come l’avvincente nuovo romanzo Dust, racconta di qualcuno che va incontro a una morte raccapricciante e sanguinosa. Questa volta, e forse non è un caso, la vittima è un finanziere. Ma la trasformazione da ragazzina di provincia, vestita con abiti di terza mano, a stella del firmamento letterario non è stata delle più semplici. «In poco tempo ero diventata miliardaria, uscivo con Demi Moore e Bruce Willis e volavo su aerei privati per andare a feste di compleanno a Las Vegas. Erano divi del cinema, all’apice della fama, e io non riuscivo proprio a capacitarmi di frequentare gente del genere».
Patricia, che nel 2006 ha sposato la sua compagna Staci Gruber, rievoca anche una giornata londinese di tanti anni fa quando, dopo aver passato il pomeriggio in una vineria, partecipò a una cerimonia durante la quale fu presentata alla principessa Margaret. «Le dissi che sapevo della sua passione per i cavalli, poi mi resi conto che avevo davanti a me la sorella sbagliata... (riferimento alla Regina Elisabetta, nota appassionata di cavalli e sorella maggiore della principessa Margaret, ndt) A quel punto cominciai a farle altre domande, ma l’uomo con la lunga mantella rossa si avvicinò e mi condusse fuori. Eppure ero solo stata calorosa e cordiale!»
Ma alla fine il limite fu superato. «Mi sentivo incredibilmente instabile e angosciata, avevo perso il controllo», ricorda. L’ottovolante giunse a un drammatico capolinea nel 1993, dopo una notte passata a sbevazzare in compagnia di Demi Moore; l’attrice avrebbe dovuto interpretare il medico legale Kay Scarpetta, ma il film non vide mai la luce.
Patricia Cornwell si schiantò con la sua macchina e, mentre era intrappolata a testa in giù tra le lamiere, ebbe un’esperienza ai limiti del paranormale che le cambiò la vita. «Premetto che non ne ho mai parlato prima d’ora, perché la cosa sembra un po’ bizzarra. Ricordo nitidamente che stavo fuori dalla macchina e guardavo me stessa a testa in giù dentro l’abitacolo. Era come un sogno. Ricordo la pioggia, i pompieri e i soccorritori. Avevo mandato tutto in malora, ero morta e avevo distrutto tutto. Nel ricordo immediatamente successivo mi trovavo in ospedale, senza un graffio. Fu come una rivelazione: decisi che non avrei mai più corso rischi del genere».
Patricia Cornwell è arrivata faticosamente alla ricchezza e al successo, dopo un’infanzia piena di traumi seguita dalla lotta contro l’anoressia e i disturbi bipolari. Quando Patricia aveva cinque anni, sua madre fu ricoverata per una crisi depressiva. Il padre aveva già lasciato la famiglia il giorno di Natale del 1961, cosicché Patricia fu data in affido a una signora crudele che la costringeva a ingerire aceto di sidro come rimedio contro il raffreddore e che arrivò persino a rinchiudere il suo cagnolino in cantina fino a farlo morire di fame.
Aveva sempre cinque anni quando fu molestata da un poliziotto pedofilo: dovette testimoniare davanti a un gran giurì uscendone umiliata: «Mi sentivo completamente impotente, in balia degli eventi. Ero sempre talmente spaventata che mi sembrava quasi di impazzire. Ma queste cose incidono profondamente sulla tua personalità, ti rafforzano tantissimo. Ho una capacità di sopportazione molto più alta della media».
L’infanzia tormentata ha fatto crescere in lei una strenua determinazione, che unita alla sua ricchezza si traduce nella concreta possibilità di perseguire le proprie fissazioni. Ha speso quasi 10 milioni di dollari per indagare sugli omicidi commessi da Jack lo squartatore e alla fine ha annunciato di essere «sicura al 100%» che l’assassino sia stato il pittore Walter Sickert. Ha acquistato lo scrittoio e trentadue opere dell’artista vittoriano per circa 30.000 sterline, per effettuare la prova del Dna». Successivamente ha svolto indagini sulla morte di Lady D. Sfruttando la sua rete di contatti è riuscita a ottenere un numero di testimonianze incredibile, tra cui quella di una persona presente all’autopsia della principessa.
Eppure è convinta che la sua campagna di indagini durata sei mesi, per conto di un’emittente televisiva statunitense, sia stata ostacolata da figure che muovendosi nell’ombra hanno seguito ogni suo passo. «L’ostacolo più grande su cui mi sono incagliata è che, se di assassinio si è trattato. Lady D non sarebbe morta se solo avesse allacciato la cintura».
Ha sviscerato anche le prove contro Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher. «Quando guardo le fotografie della scena del crimine su Internet, vedo i segni di un comune omicidio a sfondo sessuale da parte di uno stupratore. È un caso molto diverso da come stanno cercando di farlo passare».
E che mi dice di Madeleine McCann? «In questo caso, ringraziando il cielo, non c’è la minima prova che si sia trattato di un omicidio. Tuttavia mi sono imbattuta in persone che rapiscono bambini per denaro». Il tempo concesso per l’intervista sta per scadere, e Patricia non si è sottratta ad alcuna domanda, neppure a quelle più difficili.
Solo quando le chiedo del padre – quel padre che lasciò definitivamente la famiglia quando Patricia aveva cinque anni – i suoi occhi azzurri si inumidiscono. «Mio padre aveva i suoi demoni interiori. Invecchiando, tendo a biasimarlo di meno... chiunque, nella propria vita, ha dovuto lottare contro qualcosa che lo ossessionava».

The Interview People
Traduzione di Andrea Grechi