Amelia Beltramini, Focus 1/2014, 27 dicembre 2013
MA CHE MEDICINE PRENDI?
Siamo abituati a sentir parlare di borse e abiti con false griffe, in qualche caso addirittura di prodotti alimentari contraffatti. Ma quando l’allarme riguarda i farmaci la questione è ben più grave perché la falsificazione può essere a livelli diversi, tutti pericolosi.
Luisa Valvo, direttore del reparto qualità dei farmaci chimici unità anticontraffazione dell’Istituto superiore sanità (Iss), analizza i farmaci contraffatti sequestrati e li divide in 4 categorie. Al primo livello c’è il farmaco che è contraffatto ma è una perfetta imitazione della preparazione originale: stesso principio attivo nella corretta quantità e identico confezionamento. Si fa più seria la faccenda nel caso in cui la confezione è identica a quella della specialità medicinale originale, ma il principio attivo è in quantità inferiore o superiore al dichiarato, generando inevitabilmente un effetto limitato sulla cura o i rischi di un sovradosaggio. Ancor più grave il caso in cui il farmaco assomiglia al prodotto autentico, ma non contiene alcun ingrediente attivo. Si finisce con una quarta categoria che raccoglie i farmaci contraffatti che contengono molecole diverse da quelle dichiarate, più o meno dannose per la salute. Casi estremi? Allarmi teorici? Macché.
CRONACA. In Italia abbiamo già avuto la prima vittima accertata. Si tratta di una donna di 28 anni che era andata a fare un Breath test di intolleranza in un laboratorio privato, non convenzionato e – si scoprirà – poi neppure in regola. Come ogni paziente sottoposto a quel genere di esame, la paziente aveva dovuto bere acqua dolce e sorbitolo, una sostanza zuccherina che non altera la glicemia, affinché si potesse analizzare l’aria espirata e verificare se la donna fosse intollerante al glutine. Ma bevuto il liquido, la paziente si era sentita male e in breve era deceduta. In base ai sintomi, il Centro antiveleni di Pavia aveva fatto subito diagnosi di avvelenamento da nitrito di sodio (E250), alias salnitro. E la somministrazione dell’antidoto, il blu di metilene, aveva salvato la vita di altre due donne che stavano facendo la medesima analisi in quel laboratorio. La dose letale di nitrito di sodio proveniva da una busta da 5 kg di presunto sorbitolo, sequestrata dai Nas nel laboratorio, acquistata su eBay, e contenente per il 30% sorbitolo e per il 70% nitrito di sodio, una polvere bianca dall’apparenza simile ma capace di indurre un arresto cardiaco. Secondo la polizia britannica il fatale errore era stato compiuto da una ditta di Belfast, la R&D Laboratories, non registrata negli appositi albi.
Quanto è frequente un caso del genere? Con effetti letali, raro, per fortuna. Ma uno studio dell’Oms ha documentato 750 casi di contraffazione: solo il 4% dei farmaci contraffatti contenevano il principio attivo della medesima qualità e dosaggio del farmaco originale. Il 51% dei prodotti non conteneva alcun ingrediente attivo, il 17% conteneva principi attivi diversi da quelli dichiarati in etichetta, l’11% erano in diversa quantità.
IN RETE. Certo, se i siti di aste online non sono canali ufficiali per i farmaci, esistono ormai anche le vendite legali di medicinali online, e l’Italia – che finora le ha vietate sotto qualsiasi forma – si appresta ad approvare almeno la vendita in Rete dei farmaci da banco. «L’asimmetria legislativa fra i Paesi europei è la maggiore responsabile della vulnerabilità del sistema» aggiunge Andrea Di Nicola, associato di criminologia all’Università di Trento. «Le farmacie legali europee saranno rese riconoscibili in modo da rendere più sicuro il mercato, e se qualche farmacia cercasse di vendere illegalmente un farmaco che richiede la prescrizione a un italiano, sarà intercettata e sanzionata dalle autorità» spiega Domenico Di Giorgio, dirigente dell’Unità prevenzione della contraffazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Ma ci vorrà ancora del tempo perché il sistema vada a regime.
INFILTRAZIONI. Dietro il business dei farmaci contraffatti in vendita online agiscono la malavita russa e cinese che fingono di spedire prodotti da Paesi apparentemente sicuri. Nel 2011 i farmaci contraffatti sono stati il primo prodotto sequestrato alle frontiere dell’Ue, aumentati del 700% rispetto all’anno precedente. L’Ocse stima che il 75% della contraffazione provenga da Cina e India, transitando per Dubai. All’Università di Trento il progetto FakeCare, condotto insieme a Interpol e Aifa, sta perfezionando un algoritmo e un software, per ora un prototipo, cha ha un tasso di accuratezza alto, del 96 per cento, capace di definire automaticamente se la farmacia online è legale o truffaldina. Ma è il lavoro di Sisifo: si chiude una farmacia e ne spuntano dieci. I medicinali viaggiano in pacchettini anonimi, che dichiarano tutt’altro contenuto.
FARMACIE SICURE? Ma le farmacie “in carne ed ossa” sono sicure? Nell’ultimo decennio la rete di vendita italiana non ha avuto infiltrazioni. Questo risultato è stato ottenuto grazie a un sistema di tracciabilità dei farmaci dalla produzione alla vendita: un’etichetta adesiva con codice a barre, che identifica ogni singola confezione di medicinale.
Le informazioni sono depositate in una banca dati centrale che ha il compito di ricordare in qualsiasi momento dove si trova una scatola di pillole o un flacone di sciroppo (ospedali, farmacie o, addirittura, a casa di un paziente) per poterla bloccare in caso di emergenza, o per verificare la regolarità di prescrizioni e consumi. Ma in Inghilterra e Germania sono state registrate infiltrazioni occasionali di farmaci contraffatti.
Un’indagine inedita condotta dagli Stati membri dell’Ue ha rivelato che fra il 2002 e il 2007 sono stati registrati 27 casi di medicinali contraffatti nella catena legale di distribuzione.
Gli italiani sembrano non preoccuparsi di che cosa c’è nelle loro pillole e di chi le abbia prodotte. Quest’anno è stato chiuso ad esempio il sito 121 doc: farmacia legale inglese che vendeva online agli italiani i farmaci con un giro di affari di circa 3 milioni di euro l’anno.
Una recente indagine Confcommercio-Format ha rilevato che poco meno di un italiano su sei (15,6%) ritiene normale acquistare prodotti farmaceutici e parafarmaceutici online. «C’è chi si vergogna ad andare a chiedere al medico la ricetta per il farmaco contro la disfunzione erettile, o ne vuole fare un uso eccessivo o pericoloso che il medico non avallerebbe, chi vuole comprare molecole vietate perché pericolose e chi vuole pagare meno» spiega Valvo.
I più gettonati sono i farmaci per la disfunzione erettile che ammontano al 50% circa dei farmaci contraffatti, soprattutto Viagra, Cialis, ma anche Levitra; poi dimagranti e molecole per il doping sportivo. «Occasionalmente troviamo fra i farmaci sequestrati anche qualche prodotto “magico” cubano come il veleno di scorpione» continua Valvo. «Qualche volta abbiamo sequestrato un farmaco per il deficit di attenzione».
«Il business della contraffazione dei medicinali in Italia non è quantificabile con precisione» ammette Di Giorgio. «In base all’uscita di valuta verso le farmacie europee, io lo stimo nell’ordine delle decine di milioni di euro».
Amelia Beltramini