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 2013  dicembre 27 Venerdì calendario

TERRA & CULTURA – [GIANNOLA NONINO: “CON LA GRAPPA DIFENDIAMO LA CIVILTÀ CONTADINA”]– Basta dirle «buongiorno, come va?» e Giannola Nonino da Percoto, Nostra Signora della Grappa come la chiamava Gianni Brera non ha esitazioni : va benissimo! E ti sommerge con un fiume in piena di ricordi , che poi sono pieni di storie di scrittori, poeti, grandi studiosi, attori e naturalmente di grappa, la celebre grappa Nonino che nel 1973 smette di essere la cenerentola delle bevande forti e diventa una vera regina

TERRA & CULTURA – [GIANNOLA NONINO: “CON LA GRAPPA DIFENDIAMO LA CIVILTÀ CONTADINA”]– Basta dirle «buongiorno, come va?» e Giannola Nonino da Percoto, Nostra Signora della Grappa come la chiamava Gianni Brera non ha esitazioni : va benissimo! E ti sommerge con un fiume in piena di ricordi , che poi sono pieni di storie di scrittori, poeti, grandi studiosi, attori e naturalmente di grappa, la celebre grappa Nonino che nel 1973 smette di essere la cenerentola delle bevande forti e diventa una vera regina. Prima la grappa la si distillava dai residui della vendemmia, mescolando le bucce di uve diverse. «I padroni – racconta Giannola – non sapevano cosa farsene delle bucce e le lasciavano ai braccianti. Orazio, il nonno di mio marito Benito, aveva un alambicco montato su ruote e con quello andava in giro a distillar grappa. I contadini spesso pagavano in natura: soldi non ce ne erano e gli amministratori si pigliavano quasi tutto…». Quarant’anni fa Benito e Giannola hanno l’idea di distillare un vitigno per volta e cominciano dal Picolit: cresce la purezza del prodotto, cresce il profumo… insomma una magia e una vera rivoluzione culturale. La grappa Nonino si mette l’abito della festa: bottiglie e ampolle ricercatissime e comincia ad andare alla conquista del mondo. I Nonino fanno una battaglia per proteggere i vitigni friulani autoctoni e la vincono superando tutte le resistenze: anzi creano un premio per gli agricoltori che coltivano quei vitigni e che è la base di una lunga e appassionata difesa della terra, dei suoi prodotti e della sua civiltà. «Brera mi aveva anche soprannominata principessa della zolla», dice ridendo Giannola che ci tiene a ricordare i suoi genitori, da cui ha imparato ad amare la campagna ed un certo stile di vita. «Mio padre era emigrante e figlio di emigranti, innamorato della sua terra, mia madre aveva il culto delle cose belle, dai fiori alla poesia di Leopardi », ci tiene a sottolineare Giannola che ora è anche Cavaliere del Lavoro. Poi a sostenere il premio per gli agricoltori, Risit d’aur, è arrivato anche il Nonino letterario, che oggi ha un albo d’oro davvero invidiabile e una giuria internazionale presieduta di V. S. Naipaul, della quale fanno parte, tra gli altri, Le Roy Ladurie, Claudio Magris, Norman Manea, Edgar Morin, Ermanno Olmi… I giurati sono tutti vincitori passati poi in giuria. Il premio è un portafortuna: molti hanno vinto il Nonino e poi il Nobel. «Quando gli hanno dato il Nobel, Naipaul ci ha subito telefonato. Anche se gode fama di uomo difficile con lui c’è stata subito amicizia. Come con tanti altri che hanno ricevuto il premio. A Sciascia, era il 1983, ho telefonato io stessa quando la giuria ha deciso di premiare Kermesse. Era già mezzanotte e Sciascia non amava i premi. Mi ha lasciato parlare e parlare e credo di averlo stordito. Poi è stato zitto per un po’ e alla fine ha accettato. Durante la premiazione un giornalista gli chiese se pensava che l’era industriale avrebbe finito con l’uccidere la civiltà contadina. E Leonardo rispose: “Il giorno in cui morirà la civiltà contadina morirà anche l’uomo”. Sciascia passò da noi la sua ultima vacanza, andava in montagna con Benito, anche se non amava troppo le escursioni. Scrisse a Percoto Il cavaliere e la morte con una dedica che dice: “A Giannola e Benito alla cui serena ospitalità si deve questo non sereno racconto”». Ma a Percoto sarebbe arrivato , sempre grazie al premio, anche Claude Lévi- Strauss che poi avrebbe confessato di non aver mai fatto un viaggio così esotico. «Lui, l’autore dei Tristi tropici e del Pensiero selvaggio!», dice Giannola che subito ricorda come andò il loro primo incontro nell’inverno del 1986. «Nessuno sapeva dove abitasse, il suo agente era partito per le vacanze di Natale. Decido di andare a Parigi con Mara, la moglie di Altan, che è brasiliana. Mi procuro in qualche modo il numero di telefono e mi butto con il mio poco francese a spiegare a Monique, la moglie, la ragione della mia chiamata. Ci invitano a pranzo e mangiamo fois-gras sotto una magnifica scultura di Calder. Alla fine chiedo: “verrà a Percoto?”. E lui: “mais oui, madame Nonino!”. Lo abbracciai e diventammo buoni amici, al punto che le mie figlie, quando studiavano alla Sorbona erano spesso da lui nei fine settimana». A Parigi Giannola va a trovare Tognazzi che recitava in un teatro e che conosceva bene per averlo ospitato durante una sua tournée friulana. Nell’atrio vede Marcello Mastroianni e si presenta, con un po’ di batticuore, ma lui a sentire il cognome Nonino: chiede Nonino grappa? … ma sono io che mi inchino, aggiunge. «Inutile dire che siamo diventati amici ed è venuto diverse volte al Premio», commenta Giannola. Scorro l’elenco dei premiati e trovo Tonino Guerra, Luigi Meneghello, Jorge Semprun, Adonis, ma anche Claudio Abbado e Rigoberta Menchu che poi ebbe il Nobel per la Pace. «Abbiamo premiato anche il poeta svedese Tomas Tranströmer, nel 2004. Poi arrivò il Nobel nel 2011», chiosa Giannola che intanto si è inoltrata in una riflessione amara sulla crisi attuale. «A Udine ci sono molti negozi che chiudono, altri che sono in vendita. L’atmosfera non è bella, anche se noi continuiamo a crescere». La famiglia Nonino è assolutamente matriarcale: Benito e Giannola hanno tre figlie, Cristina, Antonella e Elisabetta. I generi sono fuori dall’azienda e anche Benito, a cui l’azienda deve moltissimo, preferisce farsi rappresentare da Giannola. Che infatti non si ferma davanti a niente e racconta, per esempio, di quando, avendo la giuria deciso di premiare Jorge Amado, lei si butta sul telefono decisa a parlare in veneto. «Ero convinta che il veneto fosse più simile al portoghese. Dunque telefono e mi risponde Zelia Gattai che dice: “Son la moglie di Jorge. Mi son nata a Pieve di Cadore e ghe digo subito che mi, Jorge e i nostri fioi vegneremo a Percoto”». Il premio serve alla grappa e la grappa al premio. Ma oltre alla letteratura e alla cultura i Nonino hanno diffuso con giudizio la loro grappa, mandandola in omaggio a molte personalità per farla conoscere. Un giorno, racconta Giannola, si ferma da noi una macchina e si presenta l’autista di Gianni Agnelli. L’avvocato voleva comprare diverse bottiglie. «Poi capitò che Agnelli », seguita Giannola, «venisse a Udine come presidente di Confindustria e io gli portai un’ampolla di grappa tra le più preziose, il Picolit monovitigno, proprio quello che ora fa i quarant’anni. Beh, mi fermarono e una donna poliziotto mi perquisì temendo che avessi con me una bomba. Poi finalmente potei dare personalmente l’ampolla ad Agnelli». Ai Nonino e alla loro impresa il New York Times ha dedicato un bell’articolo nel dicembre del ’97 e la televisione ha trasmesso uno speciale di cinquanta minuti su Rai 5. Ma con Giannola non si finirebbe mai di parlare: e vien fuori, poteva mai mancare?, Mario Soldati , conosciuto attraverso Luigi Veronelli e poi divenuto intimo di casa. «Una volta mi chiamò da Firenze: non aveva abbastanza soldi per pagarsi l’albergo e mi chiedeva aiuto». E naturalmente e ancora una volta Gianni Brera, che non voleva nemmeno il rimborso per le spese di viaggio e se serviva correva, così per amicizia, ma certo per quel legame con il mondo contadino che voleva dire tante cose. «Il Premio verrà assegnato il prossimo 24 gennaio», mi dice Giannola, rispondendo ad una mia domanda, ma non si sa ancora nulla dei vincitori. La giuria si riunirà nei prossimi giorni. Ci salutiamo. Poi mi viene in mente una cosa: mi piacerebbe sapere se a Giannola dispiace di non aver fatto in tempo a premiare Pasolini, splendido poeta in “lengua” friulana e difensore ad oltranza della cultura contadina. La richiamo? Ma no, un’altra volta.