Emilio Randacio, la Repubblica 27/12/2013, 27 dicembre 2013
EVASIONE FISCALE, MANNHEIMER AMMETTE “MI SONO FIDATO DEL COMMERCIALISTA”
Quando era stato perquisito, nell’aprile scorso, a caldo aveva dichiarato: «Ho fiducia nella magistratura, ma non ho mai compiuto un reato in vita mia». Venerdì scorso, ascoltato come indagato davanti al pubblico ministero milanese Adriano Scudieri, Renato Mannheimer, il principe dei sondaggisti, sembra aver modificato leggermente versione: «Ho sbagliato, mi sono fidato dei consigli del mio commercialista», quanto messo a verbale. E non solo. Difeso dall’avvocato Mario Zanchetti, Mannheimer avrebbe anche annunciato alla procura di essere pronto a chiudere i conti con il fisco con una transazione. In totale, circa 7 i milioni di euro sottratti al fisco spalmati su sei differenti dichiarazioni dei redditi.
È il 17 aprile scorso quando una pattuglia di militari del Nucleo di polizia valutaria effettua una serie di perquisizioni. Scudieri manda gli investigatori nella sede milanese dell’Ispo — l’istituto di ricerca fondato dal sondaggista — ma anche nella sua abitazione, in quella dello studio del commercialista Ezio Merlo — per lui l’accusa di riciclaggio — , del responsabile dell’Ipso dei sondaggi «sull’opinione pubblica », Luigi Carpignano, dell’ex manager Dan Singer e di due consulenti della società. Alla base del provvedimento c’è un rapporto dell’Ufficio cambi che dal 2010 segnala una serie di operazioni finanziarie sospette. La destinazione del flusso di denaro è Tunisi. In totale, alla società di Mannheimer — che tra i principali clienti annovera il Corriere della Sera e il programma Rai Porta a Porta—, viene contestato di aver eluso 5,4 milioni di euro di tasse dirette e 1,4 di Iva.
L’Ispo riceveva un incarico professionale e il lavoro veniva fatto fatturare da una società con sede a Tunisi. Il cittadino nordaafricano, Kamoun Alì, titolare di numerose società «cartiere» — strutture con nessuna operatività effettiva —, avrebbe avallato per sei anni fatture per «prestazioni mai in concreto rese o rese da soggetti diversi». In sostanza, Ipso avrebbe effettuato finte operazioni con “Future Learning” e “Tomorrows tecnology Today” - queste le principali cartiere con sede nella capitale tunisina - al solo scopo di «simulare rapporti commerciali ».
Il denaro, in realtà, rientrava poi nella disponibilità di Mannheimer e della sua società, che gli inquirenti ritengono «una sola cosa», attraverso alcuni conti correnti aperti in Lussemburgo e in Svizzera. Il meccanismo avrebbe avuto un’unica finalità: pagare meno tasse in Italia.
L’accusa mossa contro Mannheimer è piuttosto pesante: associazione a delinquere finalizzata alla «dichiarazione fraudolenta» e «utilizzo di fatture per operazioni inesistenti». Mentre il pubblico ministero milanese Scudieri starebbe per chiudere la sua indagine, non si esclude che il sondaggista, una volta chiuso il contenzioso con l’Erario, possa anche avanzare una richiesta di patteggiamento.