Vittorio Sabadin, La Stampa 27/12/2013, 27 dicembre 2013
LA REGINA ELISABETTA GRAZIA L’EROE TURING 60 ANNI DOPO LA MORTE
La regina Elisabetta ha concesso alla vigilia di Natale il perdono ad Alan Turing, uno dei più grandi matematici del secolo scorso. Sullo scienziato, morto suicida nel 1954, pendeva una condanna per il reato di omosessualità. Istituito nel 1885, questo reato è stato abrogato nel 1967, e il parlamento britannico ha approvato, nel luglio scorso, il matrimonio gay. La grazia reale è stata commentata positivamente da tutti, ma è apparsa una riparazione tardiva, che non fa giustizia e non cancella l’imbarazzo per uno degli episodi più vergognosi della storia inglese.
Turing è considerato l’inventore del moderno computer ed è uno dei grandi padri dell’informatica. Se oggi siamo sempre più vicini a macchine che riproducano l’intelligenza umana lo dobbiamo ai suoi studi, e all’importanza che ebbero durante la Seconda guerra mondiale nella sconfitta della Germania nazista. Brillante crittografo, faceva parte dello staff di Bletchley Park, la residenza a pochi chilometri da Londra dove si decifravano i codici segreti. Per farlo, all’inizio della guerra veniva usata la «Bomba», una macchina elettromeccanica progettata da scienziati polacchi. Turing la sviluppò e la trasformò nel «Colossus», il primo vero computer, in grado di decodificare ogni giorno 4000 messaggi tedeschi, italiani e giapponesi. Grazie al suo lavoro la Royal Navy riuscì a svelare i codici di «Enigma», la macchina codificatrice tedesca ritenuta inviolabile.
Dopo la guerra, la Marina fece distruggere «Colossus» e vietò a tutti quelli che avevano lavorato a Bletchley Park di parlare della loro attività, una proibizione abrogata solo nel 1972. Per molti anni l’importante ruolo avuto da Turing nella vittoria contro il nazismo è rimasto così segreto. Ma non le sue conferenze e i suoi lavori accademici, che profetizzavano per la fine del secolo l’avvento dell’intelligenza artificiale e dei computer alla portata di tutti.
Nel 1952 Turing denunciò per furto alla polizia un amico che aveva ospitato nella sua casa. Le indagini portarono ad aprire un procedimento per omosessualità. Al processo, lo scienziato disse che non vedeva nulla di male nei suoi comportamenti, ma i giudici non furono dello stesso parere. Condannarono l’uomo che li aveva salvati da Hitler a due opzioni: o il carcere o la castrazione chimica. Turing, spaventato dall’idea di finire in cella, accettò un trattamento a base di estrogeni che lo resero impotente e gli fecero crescere il seno. Pochi mesi dopo, a 41 anni, si suicidò mordendo una mela avvelenata con il cianuro. Leggeva spesso le fiabe e la sua preferita era Biancaneve.
I sostenitori dei diritti dei gay hanno ricordato che altre 50 mila persone sono state incarcerate nel secolo scorso in Gran Bretagna perché omosessuali e che anche loro avrebbero diritto a un perdono. Pochi Paesi hanno avuto legislazioni così dure al riguardo, per proteggere una società che ammetteva invece senza confessarlo che le pratiche omosessuali erano comprensibili in ambienti come i college, le università, gli istituti maschili e persino tra padrone e cameriere personale.
Nel 2009 l’allora primo ministro Gordon Brown fu il primo a chiedere scusa a Turing, dicendo alla fine del suo discorso: «Ci dispiace, avresti meritato di meglio». Nel gennaio di quest’anno lo scienziato Stephen Hawking e alcuni premi Nobel hanno sollecitato con una lettera il perdono reale, un raro «privilegio» concesso dal dopoguerra a solo tre persone: due incarcerate ingiustamente per omicidio e già decedute, e un tifoso del Liverpool accusato di avere aggredito un barman.
Alla fine del secolo, una azienda di Silicon Valley ha scelto una mela morsicata come proprio simbolo. Qualcuno ha pensato che fosse il codice segreto di un omaggio a Turing, ma l’autore del logo ha smentito. Peccato.