Claudio Bressani, La Stampa 27/12/2013, 27 dicembre 2013
GARLASCO, MUORE IL PADRE DI STASI
Se n’è andato il pomeriggio di Natale, prima di poter assistere alla conclusione della vicenda che sei anni e quattro mesi fa si è abbattuta come un ciclone sulla sua famiglia: l’unico figlio accusato dell’omicidio della fidanzata, prima incarcerato e dopo quattro giorni rimesso in libertà, assolto in due gradi di giudizio con una sentenza che però la Cassazione lo scorso aprile ha cancellato, riaprendo il processo. Il male che ha colpito Nicola Stasi, 57 anni, era invece di quelli senza appello e se l’è portato via dopo quasi un mese di ricovero nel reparto di Ematologia del policlinico San Matteo di Pavia. Al capezzale c’erano la moglie Elisabetta Ligabò, e Alberto, che oggi ha 30 anni.
Non sono bastati a papà Stasi 2325 giorni di indagini, udienze, perizie e sentenze per conoscere la verità. O meglio per vedere affermata definitivamente dalla giustizia quella verità della quale lui non ha dubitato neppure per un istante. In questi sei anni non ha quasi mai rilasciato vere interviste, al massimo poche battute strappate da qualche giornalista più ostinato degli altri, che non rinunciava a chiamarlo al telefono o a presentarsi alla sua officina di autoricambi di via Tramia 70, dietro al cui bancone aveva ripreso posto quasi subito. Di solito li cacciava in modo sbrigativo, ripetendo per la centesima volta i due concetti di sempre: Alberto non ha fatto nulla, lasciateci in pace. Ha sempre protetto il figlio dall’assalto dei media, standogli accanto con la sua silenziosa presenza. E non ha lesinato risorse per garantirgli la miglior difesa possibile: un principe del foro come il professor Angelo Giarda, consulenti tecnici di vaglia. Tutto inutile perché tra qualche mese si dovrà ricominciare da capo, con un nuovo processo d’appello.
Originario di Ruvo di Puglia, aveva 42 anni Nicola Stasi quando è approdato per la prima volta con la famiglia a Garlasco. Prima vivevano a Liscate, paesello di 4 mila abitanti in provincia di Milano ma dalla parte opposta della metropoli, sulla Rivoltana, dove Alberto ha studiato fino alla prima liceo. Finché lui non ha deciso di vendere la sua officina di autoricambi per rilevarne un’altra a Garlasco, dove s’è costruito una villa che pare un piccolo castello e dove la famiglia ha vissuto serena fino a quel 13 agosto 2007. Nicola e la moglie erano al mare, a Spotorno, quando alle 14,19 è squillato il cellulare: «Papà, venite a casa, hanno ucciso la Chiara». Alle 16,35 era già seduto davanti a un brigadiere dei carabinieri per il primo verbale di sommarie informazioni, mentre nell’altra stanza era appena iniziato il primo interrogatorio del figlio, destinato a durare fino alle 7 del mattino successivo. «Non li ho mai visti litigare - ha risposto quando gli hanno chiesto dei rapporti tra Alberto e la fidanzata - né tantomeno mio figlio mi ha confidato eventuali screzi o problemi con Chiara».