Federico Taddia, La Stampa 27/12/2013, 27 dicembre 2013
L’ELFO CHE LEGGE TUTTE LE LETTERE DEI BIMBI ITALIANI A SANTA CLAUS
E mentre Babbo Natale si gode come da tradizione il meritato riposo, anche i suoi aiutanti possono tirare un sospiro di sollievo e gustarsi il primo giorno di ferie dopo due mesi di duro lavoro. Come può testimoniare senza alcun dubbio Vivian Ottazzi, 17 anni e un prestigioso e ambito status: elfo di professione.
Originaria di Asti, da una decina d’anni vive a Rovaniemi, nell’estremo nord della Finlandia, dove studia in un istituto turistico. Ma non da novembre a gennaio, quando lascia i libri nello zaino e il suo impegno a tempo pieno diventa tutt’altro: dare una mano a Babbo Natale a gestire la posta nella casa ufficiale di Santa Claus a Napapiiri, sul Circolo Polare Artico. «Ogni anno arrivano circa 500 mila lettere, di cui 300 mila durante il periodo di Natale – spiega Vivian – di queste 100 mila provengono dall’Italia: oltre a me c’è solo un elfo che se la cava un po’ con l’italiano, e quindi me le leggo quasi tutte io per capire bene quello che c’è scritto e poi trasferirle a chi si occupa delle risposte. Un lavoro immane, ma che mi piace da impazzire».
Un lungo e caldo vestito rosso, cappello rigorosamente a punta, calde scarpe color renna e il logo ufficiale del Santa Claus Post Office: questa è la divisa da lavoro di Vivian, che insieme ai colleghi dalla mattina alla sera apre e smista le letterine, per il piacere dei turisti e dei tanti bambini che con occhi sognanti valicano il confine tra magia e realtà, sperando che anche i propri desideri siano già arrivati tra le mani di Babbo Natale.
«La gioia e la felicità dei piccoli è la soddisfazione più bella – racconta Vivian – la gente arriva da tutto il mondo in questo fantastico luogo per respirare il clima natalizio, e noi cerchiamo di far vivere questo spirito nel migliori dei modi. E anche quando apriamo e leggiamo una lettera sappiamo che non possiamo permetterci di giocare con i sentimenti di chi scrive: loro credono a Babbo Natale e noi non dobbiamo deluderli».
Dopo l’Italia i Paesi che inviano più lettere sono l’Inghilterra, la Polonia, la Cina e la Finlandia. «Gli italiani sono buffissimi: quasi tutti dicono di essere stati abbastanza buoni ed elencano un sacco di qualità, poi iniziano ad ammettere qualche difetto e infine promettono per l’anno successivo di essere impeccabili. Tutt’altra storia gli inglesi, che dicono sempre di essere stati bravissimi e di meritarsi qualsiasi tipo di regalo. Una differenza sostanziale riguarda poi le lettere che arrivano dall’Europa, rispetto a quelle africane o asiatiche: le prime contengono quasi solo richieste di regali, le seconde invece portano messaggi di speranza e auspici sociali, come più pace, maggior libertà e voglia di benessere».
E Vivian, che ben conosce l’Italia dove ci passa un paio di mesi all’anno per fare la ricarica di mare e sole e ripassare un po’ la lingua, è rimasta stupita dalle richieste dei bambini del nostro Paese. «Non so bene cosa sua successo, ma pare ci sia davvero una mania collettiva per quanto riguarda “Violetta”: quasi tutte le bambine hanno domandato qualcosa che avesse a che fare con lei. Sembrava si fossero messe tutte d’accordo. Poi tanta tecnologia: cellulari, videogiochi, tablet e iPad. Vanno sempre di gran moda le Barbie e i Lego, e mi ha fatto piacere notare che in tanti, magari nell’ultima riga della loro letterina, hanno comunque chiesto un libro».
Senza ignorare la crisi, che ha macchiato il Natale di migliaia di famiglie. «Molti bambini hanno chiesto come regalo a Santa Claus un lavoro per la mamma e il papà, e un po’ più di soldi e serenità in casa. Santa Claus per loro è un amico a cui si può dire la verità senza paura di essere giudicati, è accogliente e rassicurante e quindi diventa normale parlargli e raccontargli anche i timori e le paure di tutti i giorni».
E poiché la fantasia dei piccoli non ha confini, c’è pure chi si diverte a mandare regali a Babbo Natale. Il più gettonato è il ciuccio per i cuccioli di renna: ne arrivano a migliaia, di ogni forma e colore. Anche se il premio per l’originalità quest’anno l’ha vinto una bambina italiana che ha spedito via posta cinque carote, già pelate e lavate, con la raccomandazione che fossero consegnate personalmente al capo slitta Rudolph. «Ci sono lettere davvero divertenti, ed è spassosissimo leggerle. Ammetto però che ogni tanto scappa anche qualche lacrima: mi è successo poche settimane fa, quando una bambina sarda mi ha raccontato delle tante sofferenze causate dall’alluvione. E poi ha proposto a Babbo Natale una sorta di baratto: lei avrebbe rinunciato a qualsiasi giocattolo in cambio della guarigione della madre rimasta ferita durante la tragedia causata dal maltempo. Erano parole tristi, ma piene di forza, coraggio e amore: il mio Natale da elfo l’ho dedicato a lei».