Paolo Condò, SportWeek 21/12/2013, 21 dicembre 2013
FACCIO SPESE FOLLI ANZHI, MEGLIO DI NO
Alzi la mano chi non ha mai invidiato in questi anni i tifosi del Chelsea o del Manchester City, del Paris St. Germain o del Monaco, di quei club improvvisamente colpiti da un fragoroso benessere economico e capaci perciò di razziare sul mercato internazionale tutti i campioni disponibili. Dieci anni dopo l’avvento di Roman Abramovich, pietra miliare dell’invasione di oligarchi e sceicchi, il caso dell’Anzhi in maniera clamorosa e quello del Malaga in modo appena più controllato ci fanno scoprire l’altra faccia della medaglia: cosa succede di un club al quale la linfa finanziaria, dopo un periodo di fornitura massiccia, viene tolta dall’oggi al domani. Poco meno di un anno fa, lo scorso gennaio, il patron dell’Anzhi Suleyman Kerimov raggiunse il punto più alto della sua breve avventura in Dagestan (dove peraltro non può andare, per motivi di sicurezza): acquistando dallo Shakhtar il brasiliano Willian, giovane trequartista di valore assoluto, uno dei potenziali giocatori dominanti della generazione in arrivo, Kerimov mandò un segnale persino superiore all’ingaggio di Eto’o dall’Inter. Quello poteva anche essere lo sfizio di un multimiliardario; Willian invece era la prova di un grande progetto in divenire, che contemplava anche Alexandr Kokorin (secondo Capello, che ne ha fatto il perno del proprio attacco, potrebbe essere l’uomo chiave del Mondiale 2018, che la Russia organizzerà), Lacina Traoré e altri prospetti di sicuro talento. La ricostruzione dei giorni ruggenti di Makhachkala cui Eliot Rothwell, blogger del sito espnsoccer.net, ha dedicato un lungo post lascia intendere come ci siano potuti restare i tifosi dell’Anzhi, lo scorso agosto, davanti all’improvviso smantellamento della squadra dei sogni: colpito nella tasca da un affare andato male alla sua Uralkali – siamo nell’oligarchia del potassio – Kerimov ha deciso dalla sera alla mattina di ridurre di tre quarti il budget destinato al calcio, scelta che inevitabilmente ha posto sul mercato tutta la sua mercanzia a prezzi scontati (l’aspetto fondamentale era liberarsi da ingaggi per forza di cose folli: quale campione andrebbe in Dagestan per una cifra ragionevole?). Il controesodo è stato fulmineo, e oggi l’Anzhi – che non segna un gol da ottobre – agonizza senza speranze di salvezza in fondo alla classifica del campionato russo. Meglio un anno in paradiso seguito dalla glaciazione, o un tran-tran a metà classifica? Meglio un patron come Moratti, che prima di cedere il club all’estero pretende e ottiene da Thohir clausole e garanzie affinché l’indonesiano non balli una sola estate.