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 2013  dicembre 27 Venerdì calendario

AUMENTO MPS A UN PASSO DAL RINVIO


Il quorum c’è. Se la fondazione Mps porterà il suo 33,5% in assemblea per ritardare di tre mesi la ricapitalizzazione - come annunciato - dovrebbero esserci azioni sufficienti a superare il quorum del 50% più un’azione. Così, salvo sorprese, oggi a Siena si riunirà l’assemblea della vita, per decidere se votare per l’aumento immediato da 3 miliardi come chiesto dal management o, come invece ha chiesto la fondazione Mps, l’aumento vada rinviato dopo il 12 maggio 2014. In mancanza di quorum, l’assemblea si terrà domani o infine lunedì.
Dato che da Palazzo Sansedoni segnalano che «non ci sono novità », tutto fa supporre che l’ente imporrà il proprio punto di vista: dovrebbe bastare una sola alzata di mano (quella del primo socio) ad approvare la proposta alternativa a quella che per due volte il cda ha votato, e che “smonta” un’operazione complessa e già imbastita, con consorzio di garanzia e prospetto pronto sui conti di settembre per restituire entro luglio 2,5 miliardi di aiuti statali. Siamo quindi allo scontro tra Antonella Mansi, presidente dell’ente socio, e Alessandro Profumo, presidente della banca guidata dall’ad Fabrizio Viola. I due banchieri lasciano intendere, da giorni, che la virtuale sfiducia dell’assemblea sarà motivo di dimissioni. Tuttavia, complici la pausa festiva e i tempi tecnici, è difficile che un cda Mps si raduni per discuterne entro l’Epifania.
Le diplomazie tra le parti, ove mai, hanno smesso di parlarsi. Si capisce anche dalla pubblicazione di un parere che la banca aveva chiesto l’11 dicembre al giurista Piergaetano Marchetti, dopo che l’ente socio aveva proposto la delibera alternativa sull’aumento ritardato (con più tempo la Fondazione spera di poter vendere il suo pacchetto di azioni, ripagare debiti per 340 milioni e «mettersi in sicurezza »). Tale parere, che in modo reciso attesta che «la visione nell’interesse di un socio è conflittuale con l’interesse sociale», è stato pubblicato solo la vigilia di Natale sul sito della banca: quand’era sfumata la prospettiva di un’intesa in extremis, che potesse far cambiare idea a Mansi in assemblea, o (in parallelo) sbloccasse la trattativa con la cordata di Fondazioni e Fondi che aveva accettato di pagare almeno 14 centesimi per quote rotonde di titoli Mps in mano al primo socio. Marchetti s’era espresso già in novembre, scrivendo che «l’interesse del socio non può prevalere ove non si allinei all’interesse della società e all’interesse comune dei soci in quanto tali ». Un mese dopo, alla vigilia del cda Mps che ha deciso - e votato - di procedere sulla strada dell’aumento fin da gennaio, il notaio milanese è stato reinterpellato. «La scelta caldeggiata dal socio di riferimento genera da subito un rischio e un danno apprezzabili per la società». «Gli amministratori della banca non possono essere sviati da interessi particolari propri o di terzi, soci compresi (...) pena un loro coinvolgimento nell’azione di responsabilità, che con l’art. 2303 bis può essere promossa direttamente al socio». «Sussiste un conflitto di interessi idoneo a determinare un danno alla società, (...) in un contesto in cui non si attenuano le difficoltà di mercato e si profila il concorso di ricapitalizzazioni di altre banche, esponendo a un rischio che, verosimilmente, supera la dovuta prudenza». «La responsabilità sociale di un imprenditore bancario impone in primo luogo la messa in sicurezza dell’azienda». Concetti da carte bollate, che potrebbero anche far impugnare la delibera assembleare pro-Fondazione.
I tempi della giustizia però sono inadeguati a quelli del mercato. Oggi riapre Piazza Affari, con volumi previsti semifestivi e gli speculatori - da tempo in manovra su Mps - all’erta. C’è il rischio che un rinvio non sia preso come una buona notizia dagli investitori. Al di là della Borsa, il dossier Mps è il viatico verso un altro anno difficile per le banche italiane: anche per questo Tesoro, Consob e Bankitalia lo seguono con crescente attenzione.