Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  dicembre 27 Venerdì calendario

ROMA DA PANTANO AL PANTANO METRO C, BIDONE MILIARDARIO


Anche a Roma c’è un pozzo di San Patrizio e si chiama metropolitana C. È un buco senza fondo simile a quello della leggenda, ma non custodisce ricchezze favolose. Nasconde costi a profusione, piuttosto. Come marchiata dalla maledizione italiana delle grandi opere che non finiscono mai e succhiano denaro pubblico al pari di idrovore, la metro capitolina in costruzione sta diventando una specie di Salerno-Reggio Calabria in versione urbana. Come la lunga autostrada del Sud, anche la metropolitana romana non è un’opera inutile, anzi. Ma sta trasformandosi in un incubo per il Comune di Roma e tutti i contribuenti italiani essendo interamente finanziata con denaro pubblico.

RISPETTO AI TEMPI di costruzione e al costo dell’opera stabiliti nel contratto dell’autunno 2006, siamo già fuori con l’accuso: doveva essere consegnata in 1.760 giorni e siamo a più di 2.600 e ancora non si vede la fine. Doveva costare 2 miliardi e 683 milioni di euro e invece ammontano a 3 miliardi e 740 milioni le somme elencate nell’ultimo aggiornamento contabile scaturito dal famoso e contestato accordo di settembre tra Campidoglio e costruttori (il cosiddetto “atto Improta”, da Guido Improta, assessore ai Trasporti). Il di più è già 1 miliardo e 56 milioni di euro, con un incremento percentuale del 39 per cento. Non è uno scherzo, considerando che proprio in queste settimane il Comune di Roma, al pari di molti altri comuni d’Italia, è arrivato sull’orlo della bancarotta finanziaria, appesantito da un debito spaventoso di 867 milioni di euro, così grave che il governo avrebbe voluto alleggerirlo con un intervento ad hoc, il famoso decreto “Salva Roma”. E considerando pure che la metro C non è affatto finita, anzi, ora in ballo c’è la costruzione della linea da San Giovanni a Piazza Venezia: la famosa tratta T3, il pezzo dell’opera più contestato e più a rischio per quanto riguarda l’esplosione dei costi. Solo per la stazione di Piazza Venezia il Decreto del fare del governo Letta ha stanziato altri 370 milioni di euro, cosicché il costo complessivo della metropolitana C sale a 4 miliardi e 110 milioni. Le gallerie saranno scavate intorno al Colosseo e sotto il Foro romano e la possibilità che a ogni metro le talpe si imbattano in un ritrovamento storico e in un reperto archeologico non è remota, è quasi una certezza. Ogni fermata imposta da un’evenienza del genere comporterà anche una fermata dei cantieri e quindi una moltiplicazione di costi.
Di fronte a questa infausta prospettiva, si allarga il fronte di coloro che vorrebbero che per la metro C non si proceda a qualsiasi costo. Alcune settimane fa, delegazioni di cittadini e associazioni favorevoli a un radicale ripensamento dell’opera sono stati formalmente ricevuti in Campidoglio, e la faccenda ha avuto una sua importanza, non solo simbolica. Comitati e organizzazioni vorrebbero che intanto si finissero i lavori del lungo pezzo dall’estrema periferia est di Pantano a San Giovanni e si mettesse in esercizio la linea rispettando il termine promesso di metà del 2015. E poi si tornasse a riflettere sull’opportunità di proseguire verso Piazza Venezia e in direzione del quartiere Mazzini. Ragionando se non sarebbe più conveniente, piuttosto, evitare il Vietnam del Foro romano deviando su un percorso alternativo verso il Circo Massimo.

LA GARA EUROPEA per i lavori della nuova metropolitana romana si svolse all’inizio del 2006 partendo da una base d’asta di 3 miliardi di euro e un tempo di realizzazione di 2.380 giorni. Il consorzio di imprese formato da Vianini (Caltagirone), Astaldi, Ansaldo e Cooperativa braccianti di Carpi sbaragliò gli altri 6 concorrenti con un’offerta strepitosa: 364 milioni di euro di ribasso e tempi ridotti di 2 anni. Le cose, però, presero subito un’altra piega. Al momento della stesura del contratto avvenuta poche settimane dopo, lo schema dei lavori fu totalmente rivoluzionato rispetto a quello descritto nella gara: invece di realizzare il tratto da Alessandrino a piazza Venezia (tratte T5, T4 e T3), decisero di costruire la metropolitana dal deposito di Pantano a San Giovanni (tratte T7, T6, T5 e T4). Fu una modifica gigantesca e clamorosa, avvenuta come se niente fosse. Da allora è stato tutto un rincorrersi di aumenti di spesa e di tempi. L’incremento dei costi oggi è di circa 418 mila euro al giorno, il 63 per cento in più della produttività giornaliera preventivata dal consorzio dei costruttori. È aumentato tutto. Le attività di “alta sorveglianza”, cioè il compenso alla società comunale Roma Metropolitana che ha il compito di seguire i lavori, è salito, per esempio, da 25 a 52 milioni di euro, i collaudi da 6 milioni a 15, l’“atto Improta” del settembre scorso per scongiurare il blocco dei lavori dopo la serrata dei costruttori si è portato via 352 milioni, il commissario straordinario costerà altri 870 mila euro. Dal 2006 a oggi c’è stata una sequela di perizie di variante, cioè di modifiche, addirittura 45, che hanno succhiato altri 360 milioni di euro.