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 2013  dicembre 26 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL DECRETO MILLEPROROGHE


Il governo è alla resa dei conti sui provvedimenti economici. Cosa succede ora che il decreto Salva Roma - diventato Salva-tutti - è stato clamorosamente bocciato da Napolitano? Il governo ha già annunciato il suo ritiro. E dunque domani il Parlamento non lo approverà come prevista, malgrado il provvedimento avesse già superato sia il voto al Senato che quello di fiducia alla Camera, ma lievitando ad ogni passaggio (fino a far infuriare il Quirinale). Dentro c’era di tutto: dall’obbligo di led nelle "luci semaforiche" alla mancia a pioggia per Comuni piccoli e grandi.
Un bel pasticcio, insomma. al quale il governo prova a porre riparo inserendo i capitoli più urgenti (compresi quelli "scartati" dalla legge di Stabilità appena licenziata dal Senato) in un altro decreto legge - il Milleproroghe - che ormai come d’abitudine arriva a fine anno per prorogare tutto quello che non si è riusciti a fare. Il Consiglio dei ministri l’ha messo in scaletta per domani mattina. Deve cercare di vararlo con la massima urgenza, sia a per tamponare alcune emergenze a questo punto rimaste in sospeso, sia per fronteggiare le polemiche già esplose sul "Salva-Roma" e che non mancheranno di ripetersi.
Almeno quattro i temi più rilevanti all’ordine del giorno: la casa, gli affitti d’oro, il Salva-Roma (quello vero), il divieto di incrocio tra stampa e tv.
La casa, intanto. C’è il problema della Tasi, la componente servizi della nuova imposta sugli immobili che dal 2014 sostituirà l’Imu (la Iuc). Alla fine la legge di Stabilità non ha modificato l’impianto del governo (a tre gambe: Tasi, Tari e Imu sulle seconde abitazioni). Ma i Comuni nei giorni scorsi hanno minacciato il governo di rottura nei rapporti istituzionali se non provvederà ad alzare il tetto alle aliquote (portando a 3,5 per mille quello sulla prima casa e all’11,6 per mille l’altro sulle seconde). E se non vi saranno nuove risorse (oltre i 500 milioni già stanziati) per consentire detrazioni per le prime abitazioni simili a quelle concesse con la vecchia imposta. Il ministro Delrio ha promesso che si arriverà ad una dote complessiva di 1,3 miliardi. Poi c’è il problema della mini-Imu (coda velenosa dell’Imu 2013). Va pagata entro il 24 gennaio prossimo ed è pari al 40 per cento della differenza tra l’aliquota fissata dal sindaco e quella base (in più di un quarto dei Comuni italiani, di cui oltre cinquanta città capoluogo, nel 2013 è stata decisa un’aliquota più alta). Sarà possibile detrarla già dalla prima rata della Tasi? Oppure decideranno i sindaci? Infine, la questione del blocco degli sfratti, da prorogare per le famiglie più deboli e in difficoltà.
L’altro punto dolente riguarda gli affitti d’oro, pagati dallo Stato e dalle sue istituzioni, nonostante un patrimonio immobiliare prestigioso, ampio e spesso inutilizzato o male impiegato. La questione è stata sollevata in particolare dal Movimento Cinquestelle che ha spinto alla fine anche il Pd a votare un emendamento utile a rescindere in tempi molto rapidi questi onerosi contratti d’affitto. Per poi accorgersi dell’esistenza di un altro codicillo, inserito però nella legge di Stabilità, che di fatto lo "neutralizzava". Alla fine il Salva-Roma, come detto, è saltato del tutto, per l’intervento di Napolitano. E dunque ora la partita - che non può essere più ignorata, visto il pressing degli ultimi giorni e la minaccia di ostruzionismo parlamentare del M5S - passa al Milleproroghe.
Infine, le altre due questioni calde. Da una parte le norme per "salvare" Roma dal default, motivo originario del decreto Salva-Roma, poi trasformato in un omnibus buono per saziare tutte le clientele. Il sindaco Marino le attende con impazienza (si tratta di "spostare" 400 milioni di debito sulla gestione commissariale). Dall’altra parte, la proroga del divieto antitrust per chi possiede reti televisive di acquistare anche quote di giornali. A mezzanotte del 31 dicembre scade. E tra un brindisi e un altro, l’Italia dalle mille anomalie, potrebbe ritrovarsi con un nuovo tycoon. Senza averne però granché bisogno.

GIANNINI
Decreto Salva-Roma, Giannini: ’’Un plauso per l’intervento di Napolitano’’
Il governo ha scelto di rinunciare alla conversione del decreto Enti locali, cosiddetto Salva Roma, in seguito a un colloquio, fra il premier Enrico Letta e il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, da cui è emersa la forte perplessità espressa dal Quirinale sulla trasformazione del testo avvenuta in aula dopo gli emendamenti votati.


CRONACA CORRIERE DI MARTEDI’
ROMA — Il governo pone la fiducia sul decreto legge cosiddetto salva Roma. Una norma omnibus, nella peggiore delle tradizioni natalizie della politica italiana, che su pressioni localistiche e di lobby ospita disposizioni tra le più varie, alcune contestatissime. Quella paradossale sul gioco d’azzardo che diminuiva gli stanziamenti dei comuni che più lo combattono è stata cancellata ieri in aula dopo una dura battaglia del Movimento 5 Stelle che rivendica di essere riuscito a far eliminare anche l’articolo che consentiva la privatizzazione dell’acqua a Roma.
Ma è sul caso degli affitti d’oro pagati dagli enti pubblici, che i grillini avevano proposto di disdettare, che si è acceso ieri uno scontro dagli esiti imprevedibili.
Con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, che ha promesso di reinserire quella norma che consente di stracciare i contratti d’oro, nel decreto Milleproroghe per riparare al brutto incidente di percorso che ieri ha fatto salire la tensione in aula. Fino a far agitare al leghista, Gianluca Bonanno, un simil-forcone.
Cosa è accaduto? A un’attenta rilettura del testo della legge sulla Stabilità (che sarà approvata oggi definitivamente dal Senato) i Cinque stelle hanno scoperto un emendamento che impediva di applicare lo stop agli affitti d’oro per i palazzi del potere come Palazzo Marino, che hanno un fondo di garanzia. In sostanza, il divieto di rescindere i contratti d’affitto, uscito dalla porta principale, con l’impegno del governo a cancellarlo, era rientrato dalla finestra con un emendamento bis che attribuiva addirittura alla Ragioneria dello Stato la richiesta di salvaguardare quei contratti d’oro, da anni denunciati dai radicali.
Dopo un vertice infuocato dei capigruppo e una riunione con Franceschini, il patto. Oggi alle 14.30 il voto di fiducia, ma il voto finale ci sarà il 27 dicembre. Una clausola di garanzia che consentirà ai grillini di controllare che la norma sugli affitti sia stata effettivamente inserita nel decreto Milleproroghe (che dovrebbe essere varato venerdì prossimo), come promesso ieri. Se ci dovessero essere novità, come è accaduto con l’emendamento a sorpresa i Cinque stelle sono pronti a fare un ostruzionismo in grado di far saltare l’intero provvedimento. Appoggiati anche dalla Lega che ieri si è unita alla protesta.
Un placet alla richiesta è arrivato anche da Matteo Renzi. «La norma contro gli affitti d’oro è giusta, sono d’accordo con i Cinque stelle. Nessuno ha il monopolio delle buone idee. È giusto chiedere sacrifici ai deputati. Possono benissimo avere uffici più piccoli», ha spiegato a Che tempo che fa, convinto che la soluzione giusta sia quella del governo di risolvere tutto nel Milleproroghe.
Intanto pesano le denunce dell’assalto delle lobby a questi provvedimenti omnibus. «A nessuno piace l’assalto alla diligenza di fine anno — ha scherzato ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni all’Arena di Rai1— ma spero solo che non si portino via i cavalli e le ruote, altrimenti poi non si cammina...». Ma sulla cosidetta mini-Imu, ha promesso: «non succederà più» che i cittadini debbano pagare tasse sulla casa come avvenuto quest’anno, e ha ribadito che per il 2013 la tassa sulle abitazioni «è stata completamente abolita». Il ministro si è poi detto «personalmente offeso» dal gesto dell’ombrello fatto in Tv da Maradona a proposito delle tasse. «Chi evade fa pagare di più gli altri», ha detto. «Sulla legge di Stabilità, si parla dice che non ha una strategia. Io non lo credo — ha evidenziato — . L’impostazione è rimasta tale: poi ci sono stati nuovi interventi importanti tipo quello sugli esodati o le non autosufficienze». E comunque si dice favorevole ad evitare la logica di inserire tutto all’ultimo momento. Logica che potrebbe caratterizzare anche il prossimo decreto Milleproroghe: «No alle mancette come il parmigiano distribuito su tutto il Paese». Infine Saccomanni ricorda che l’«economia non è una scienza esatta». Contano i comportamenti di consumatori e risparmiatori. Guai a pensare in negativo, ridurre i consumi fino a non fare regali di Natale. Per l’anno prossimo spera invece che dai «Requiem» si possa tornare a cantare: «Vincerò».
Critica Anna Maria Bernini (Fi): «Il ministro ride mentre l’Italia piange».
Virginia Piccolillo

Stop al rinvio per la Sardegna tributi entro il 27 dicembre L’esecutivo: proroga entro l’anno
Gli adempimenti e i versamenti tributari sospesi nei territori della Sardegna colpiti dall’alluvione dovrebbero essere effettuati nel giro di pochi giorni, entro il 27 dicembre. Ma ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha assicurato che un nuovo decreto vedrà la luce entro il 27 dicembre per garantire un nuovo rinvio. La sospensione dei pagamenti era stata introdotta il 30 novembre e si applicava ai cittadini e alle aziende dei territori individuati dalle ordinanze di dicembre del commissario delegato per l’emergenza.

Enti Locali I debiti della Capitale danno il nome ma spunta una selva di finanziamenti
Il titolo originario di decreto salva Roma nasce dal fatto che il dl consente al Comune guidato da Ignazio Marino di scaricare i debiti, circa 400 milioni di euro, sulla gestione commissariale. Un emendamento di Linda Lanzillotta (Sc) prevedeva in cambio la privatizzazione delle partecipate (caduta), la vendita del patrimonio immobiliare e il licenziamento del personale in caso di bilancio in perdita. Ma il testo del provvedimento, circa 200 pagine, eroga finanziamenti a una moltitudine di enti locali per le più varie finalità.

Chioschi, cabine e bungalow ora diventano definitivi pagando il 3 per cento in più
Novità per chi ha costruito chioschi, cabine, bungalow su aree in concessione demaniale, quindi spiagge, rive dei fiumi o dei laghi. La legge di conversione del «decreto salva Roma» consente di tenere in piedi queste strutture pagando il 3% in più del canone concessorio. In pratica questi manufatti non devono più essere rimossi obbligatoriamente a fine stagione in quanto la loro vita viene legata alla durata delle concessioni demaniali marittime che vengono prorogate per legge (da ultimo, fino al 31 dicembre 2020). Contestazioni dalle associazioni ambientaliste.

Si tocca quota 5 euro se nei dintorni c’è un vulcano L’imposta di sbarco sulle isole
Nasce la tassa per visitare i vulcani con un emendamento approvato al decreto salva Roma. La tassa di soggiorno può salire infatti fino a cinque euro «in relazione all’acceso a zone in prossimità di fenomeni di attività di origine vulcanica».
L’emendamento al Senato era stato presentato da Antonio D’Alì (Nuovo Centrodestra). Il provvedimento prevede anche che i Comuni che hanno sede giuridica nelle isole minori o nel cui territorio vi siano isole minori possano applicare, al posto della tassa di soggiorno, una tassa di sbarco di 2,50 euro.

Cancellate le penalizzazioni per i Comuni anti slot machine Critiche bipartisan al testo
I comuni virtuosi nella lotta al gioco d’azzardo non saranno penalizzati. Un emendamento introdotto al Senato da Federica Chiavaroli (Ncd) prevedeva che chi avesse ridotto il numero di slot machine, causando minori entrate allo Stato, dovesse essere punito con minori finanziamenti. Dopo l’opposizione di M5S, Lega e Fi, il premier Letta lo aveva definito «un errore». Anche Matteo Renzi lo aveva criticato. «Una fiera dell’ipocrisia» ha detto ieri, dopo l’abolizione, la Chiavaroli, «proporrò io stessa l’abolizione del gioco».

Contrordine al Senato l’acqua dei romani non sarà privatizzata
Acea, azienda dell’acqua romana, resta pubblica. Un emendamento di Linda Lanzillotta (Scelta Civica) a favore della privatizzazione era stato approvato il 17 dicembre dalla commissione Bilancio del Senato. «In questo modo il Comune di Roma potrà ridurre l’enorme debito da 16 miliardi scaricato sui contribuenti», aveva commentato la senatrice. Ma poi l’opposizione di Sel e di parte del Pd ha ribaltato la situazione. Niente privatizzazione. E niente licenziamenti per i dipendenti delle società comunali in perdita (vedi l’Atac, azienda del trasporto pubblico della capitale).

Imprese danneggiate dai gruppi contro la Tav arrivano i risarcimenti
Risarcimenti senza controllo ai danni no-Tav. Si istituisce un fondo per risarcimenti da distribuire ad aziende di riconosciuto interesse strategico nazionale che abbiano subìto danni cagionati dai manifestanti. Il punto più contestato è che però non si stabilisce un nesso certo di causalità. Non viene richiesto che sia almeno un primo grado di giudizio a stabilire che l’azienda sia stata davvero danneggiata da manifestanti, e non magari dallo stesso imprenditore, come è anche accaduto in Val Susa.