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 2013  dicembre 24 Martedì calendario

CIE, CHI CI GUADAGNA: 19 MILIONI A COOP E CONSORZI


Diciotto milioni seicento mila euro per il 2011. Altrettanti – si stima – per il 2012. Soltanto per la gestione dei servizi interni. Altri 26 milioni di euro l’anno per la sorveglianza. Quasi cento milioni in cinque anni per i rimpatri. La partita immigrazione è una macchina mangia-soldi statali. E se è vero che ormai, dei 13 Centri di identificazione ed espulsione, ne sono rimasti aperti soltanto 6, e neanche a pieno regime, è pur vero che in sette anni, tra il 2005 e il 2011, la cattiva gestione del fenomeno migratorio (Cie, Cara, Cpsa) potrebbe essere costata allo Stato quasi un miliardo di euro. Su questo ha inciso molto il prolungamento della detenzione, da 60 a 180 giorni, voluto da Maroni nel 2008. Con grande soddisfazione delle cooperative e dei consorzi che, negli anni, si sono aggiudicati gli appalti.
A fare i conti è stata l’associazione “Medici per i diritti umani” che quest’anno ha stilato un dettagliatissimo rapporto sui Cie italiani. Fino a due anni fa, il costo pro capite di ogni immigrato rinchiuso in un Centro poteva andare dai 75 euro al giorno di Modena ai 38 di Trapani. Differenze che, oltre a suscitare le naturali polemiche, hanno determinato un drammatico gioco al risparmio. Nel 2012, infatti, è stato stabilito che tutte le gare d’appalto indette dalle Prefetture sono al ribasso con una base d’asta di 30 euro a persona al giorno. Una cifra che certo non garantisce l’esecuzione di quei “servizi e forniture” richieste dal capitolato del Viminale: raccolta giornaliera della carta, disincrostazione quindicinale dei servizi igienici, rimozione settimanale macchie e impronte. Roba da hotel a cinque stelle. “Con quella cifra ci rimane solo la gabbia”, ha spiegato al Medu il direttore di un Centro.

BARI. Il Cie, aperto dal 2006, potrebbe ospitare fino a 196 uomini, ma la capienza, in seguito a una rivolta nell’agosto 2010, si è ridotta a 112 unità. È gestito dal consorzio Connecting People, che ha sede a Trapani e che gestiva, fino al novembre del 2012, anche il Centro di Gradisca d’Isonzo, a Gorizia, chiuso dopo mesi di rivolte e proteste da parte dei migranti che ne denunciavano le condizioni inumane di trattenimento. Durante la visita a Bari del luglio 2012, gli operatori di Medu non poterono visitare le aree di trattenimento proprio a causa del clima di tensione.

CALTANISSETTA. L’area in cui sorge il Cie, entrato in funzione nel 1998, ospita anche un Centro richiedenti asilo e un Centro di accoglienza. Ha una capienza massima di 96 posti e, dopo un lungo iter di ricorsi giudiziari, ha visto aggiudicataria dell’appalto la cooperativa Auxilium, che gestisce anche il Cie di Ponte Galeria, a Roma. Nel periodo 2008-2012, quando la gestione era ancora della coop Albatros 1973, il costo totale del centro polifunzionale è stato di oltre 19 milioni di euro.

MILANO. Il Centro di via Corelli è aperto dal 1999 ed è affidato alla Croce rossa italiana. Ha una capienza complessiva di 132 posti ed è l’unica struttura in cui è possibile trattenere stranieri transessuali. A causa della mancanza di una convenzione con la Asl, è praticamente impossibile inviare all’esterno persone che hanno bisogno di cure: all’inizio del 2013, una trans brasiliana con Hiv al terzo stadio non riusciva a ottenere una visita con un medico che le somministrasse la terapia antiretrovirale.

ROMA. Il Cie di Ponte Galeria, teatro delle bocche cucite degli ultimi giorni (ieri sono stati espulsi i due clandestini che hanno dato origine alla protesta), è il più grande d’Italia: può ospitare fino a 354 persone, tra uomini e donne. È gestito da Auxilium che, in fatto di accoglienza , pensa di poter dare lezione: a proposito della “disinfestazione” di Lampedusa, il fondatore Angelo Chio-razzo ha dichiarato: “Sono immagini raccapriccianti che mai avrei voluto vedere nel nostro Paese. Ci richiamano scenari del passato che hanno fatto rabbrividire il mondo”. Finora la coop ha intascato 40 euro al giorno a migrante.

TORINO. Il Cie, aperto nel 1999, sorge in un’area residenziale ed è gestito dalla Cri. Ha una capienza massima di 210 persone e costa al giorno 47 euro pro capite. Durante l’ispezione, Medu ha riscontrato che, su 120 stranieri, 40 erano sottoposti a terapia ansiolitica.

TRAPANIMILO. Inaugurato nel 2011, è il terzo Cie nel territorio di Trapani (gli altri sono chiusi). È gestito dal consorzio Oasi, lo stesso che si era aggiudicato Modena e Bologna (chiusi anch’essi), con un costo di 27 euro al giorno. Si sta talmente male che, durante le tre ore di visita degli operatori di Medu, si sono registrati ben 13 tentativi di fuga.