Paolo Siepi, ItaliaOggi 24/12/2013, 24 dicembre 2013
Lavitola filmò Berlusconi con prostitute a Panama. Ghedini: «Si tratta di una montatura». Spinoza
Lavitola filmò Berlusconi con prostitute a Panama. Ghedini: «Si tratta di una montatura». Spinoza. Il Fatto quotidiano. E dopo l’Irpef, l’Ires, l’Iva, le addizionali comunali e regionali, le accise, la tassa sui rifiuti, l’imposta sull’auto, l’imposta sostitutiva, l’imposta di bollo, le imposte erariali, l’imposta di registro, la Tobin tax, la Web tax, le ritenute alla fonte, i pedaggi, l’Inail, la tassa di successione, la Siae, l’Inps, la cedolare secca, i contributi consortili, i diritti catastali, e non so cos’altro, sono tutti contenti perché si sono mangiati anche il panettone. Mattia Feltri. La Stampa. Se scelgo uno, l’altro si infuria, se nomino Tizio, Caio minaccia di andarsene. Vivo tra veti reciproci, richieste, proteste, qualsiasi cosa io decida di fare, c’è chi si lamenta e mi scongiura di fare il contrario. Silvio Berlusconi. Corriere della Sera. Di che cosa parliamo? Attenzione ragassi, non sollevate palloni. Pier Luigi Bersani. Corsera. La nostra gioia più forte è l’accorgerci ogni istante di andare con Mussolini troppo d’accordo. Renato Guttuso, pittore, 1938, in Scritti, Garzanti. Io guardo il bello, voi il brutto. Io fatico e costruisco, voi denunciate e distruggete. Questa è la differenza. Oscar Farinetti, patron di Eataly. Il Fatto quotidiano. Nel salotto di Porta a porta c’erano Alemanno, Salvini, la Serracchiani, Marcello Sorgi. La solita compagnia di giro di politici e giornalisti complici. Ma Vespa ha avuto l’impudenza di sentire, sia pure in collegamento, il contadino Danilo Calvani, il leader del «Movimento 9 dicembre» il quale, a ogni tentativo dell’insetto, come lo chiama Travaglio, di fare il pompiere: «Fate proposte concrete. Così non otterrete niente, nemmeno le dimissioni di un usciere», rispondeva invariabilmente: «Tutti a casa. Del resto parleremo dopo». Massimo Fini. Il Foglio quotidiano. Matteo Renzi: «Pensavo di parlare con Bruno Vespa di nonna Ida e del profumo Palmolive e invece non mi aspettavo proprio una domanda sulla legge elettorale». Aggiunge Alfano: «Si presentano i libri che si sono letti e i libri che non si sono letti, io, questo l’ho letto. La prima volta che sono stato citato in un libro di Vespa, l’ho regalato alle mie zie». Dibattito a Roma in occasione della presentazione a Roma dell’ultimo libro di Vespa. Non sono preoccupato per il deficit pubblico. È abbastanza grande per badare a se stesso. Reagan, 1984, in un pranzo ufficiale. Stefania Tamburello, L’economia è il mezzo per cambiare l’anima. Margaret Thatcher e Ronald Reagan in parole loro. Rizzoli Etas. Nel Pci non sarebbe potuto succedere il caso delle tessere gonfiate perché in una struttura a centralismo democratico l’opinione degli iscritti conta poco. Claudio Petruccioli, ex direttore de l’Unità. Corsera. Il male oscuro del più importante partito italiano della sinistra nasce da lontano, nasce dalla pervicace resistenza alla comprensione della forma moderna con la quale, ormai in tutte le democrazie, si svolge la competizione politica. In esse non si vota più, in primo luogo, il partito e il programma, ma si torna a votare soprattutto la persona. Mauro Calise, Fuorigioco. Laterza. Mi ritorna in mente tutto, nell’isba russa prima di poter dormire. Il caposaldo, i chilometri, i miei compagni, i russi morti nel fiume, la katiuscia, i miei paesani, il tenente Moscioni, le bombe a mano, la donna russa, i muli, i pidocchi, il moschetto. Ma esiste ancora l’erba verde? Esiste il verde? E poi dormo: dormo, dormo. Senza sognare nulla. Come una pietra sotto l’acqua. Quando la donna russa mi sveglia, è tardi, mi ha lasciato dormire mezz’ora in più. In fretta lego la coperta allo zaino, rimetto in tasca le bombe a mano e in testa l’elmetto. Quando sono pronto per uscire la donna mi porge una tazza di latte caldo. Latte come quello che si beve nelle malghe nell’estate, o che si mangia con la polenta nelle sere di gennaio. Non gallette o scatolette, non brodo gelato, non pagnotte ghiacciate, non vino vetroso per il freddo. Latte. E questa non è più naia in Russia ma vacche odorose di latte, pascoli in fiore fra boschi d’abete, cucine calde nelle sere di gennaio quando le donne fanno la calza e i vecchi fumano la pipa e raccontano. La tazza di latte fuma nelle mie mani, il vapore sale nel naso e va nel sangue. Bevo. Restituisco la tazza vuota alla donna dicendo: «Spaziba». Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve. Einaudi. Borges era considerato di destra perché accettò di ricevere un premio da Pinochet. Ma ignorava chi fosse il dittatore. Pranzavamo una volta in un ristorante romano, Moravia, quando vide Borges, si voltò dall’altra parte, a differenza, ad esempio, di Arbasino, che non esitò a omaggiarlo. Come la gente di qui. Ai loro occhi, il signor Aleph risaltava come la Madonna di Fatima. Lo toccavano, si congratulavano con lui, anche se i più non ne conoscevano l’opera. Franco Maria Ricci. La Stampa. Borges, per FMR, nel novembre del 1985, in caratteri, va da sé bodoniani, si immerse nel labirinto scrivendo: «Il labirinto è un evidente simbolo della perplessità, e la perplessità, la meraviglia da cui sorge la metafisica secondo Aristotele, è stata una delle emozioni più comuni della mia vita, come quella di Chesterton, che disse: “Tutto passa, ma ci rimane sempre la meraviglia, soprattutto la meraviglia dei quotidiano”». Franco Maria Ricci. La Stampa. Il titolo Omnibus per il nuovo settimanale era stato scelto non da Longanesi, ma da Mussolini in persona: lo stesso Mussolini che, due anni dopo la nascita di Omnibus, ne avrebbe decretato la soppressione per un articolo in cui Alberto Savinio scandalizzò i funzionari del ministero della cultura popolare scrivendo che Giacomo Leopardi non era morto per la sua cagionevole salute, ma per un furibondo attacco di diarrea dovuto a un’ingestione smodata di gelati. Carlo Gregoretti. Il Foglio. Le droghe non sono mai leggere: producono danni. Anche il fumo delle sigarette!, dirà qualcuno. Appunto: combattiamo pure quello. Beppe Severgnini. Sette. Nascere fu un refuso? Eugenio Montale. I chiacchieroni parlano tanto perché non sanno che cosa dire. Roberto Gervaso. Il Messaggero.