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 2013  dicembre 24 Martedì calendario

BOOM DEGLI SBARCHI, IN UN ANNO SONO TRIPLICATI

Tre volte tanto. Sbarchi triplicati. Una regressione. Un esodo, ma anche un’ecatombe. Se la Marina italiana salva 200 migranti al giorno che si aggrappano ai barconi della morte, dal ’98 a oggi si calcola che i morti siano stati comunque 623mila. E aumentano. Per colpa delle guerre che insanguinano la Siria e il vicino Oriente, delle crisi nel Corno d’Africa, delle primavere arabe che si sono tramutate in inverni senza fine. La miseria avanza, accompagnata dal business delle mafie che si arricchisce sulla tratta di uomini, donne, bambini. Il pattugliamento “Mare Nostrum” della Marina italiana e il rafforzamento dei meccanismi europei di vigilanza sulle coste nordafricane, Frontex e Eurosur, non sono riusciti a bloccare, forse neanche a limitare, il fuggi fuggi da Sud a Nord, dall’Africa in Europa, e attraverso l’Africa, dall’Asia.
L’IMBUTO
Un drenaggio quasi tutto concentrato nell’imbuto della Sicilia. Il dato, semplice e crudo, lo ha reso pubblico il ministro dell’Interno, Angelino Alfano: dai 13.136 arrivi di migranti in Italia tra il 28 aprile e il 19 dicembre 2012, si è passati a 42.777 nello stesso periodo del 2013. È il frutto, sostiene Letta, della instabilità politica.
È nel Mediterraneo che si scaricano le pulsioni verso l’esodo. E su questa epocale spinta migratoria s’innesca l’affarismo di mafiosi, guerriglieri e estremisti islamici. Secondo stime Onu del dicembre 2012 sul traffico di persone, il business dell’emigrazione è secondo solto al narcotraffico. Il nodo di smistamento e partenza è ormai la Libia (grazie all’insipienza di un intervento occidentale che non ha saputo sostituire Gheddafi con un governo autorevole). I gruppi di Al Qaeda nel Maghreb islamico, a cominciare dagli Aquim, hanno trovato nei boat people una fonte di finanziamento. I nigeriani lavorano sulle rotte che partono dall’Africa occidentale, per poi affidarsi a capi tribù tuareg del deserto. Due i percorsi. Uno verso l’Italia dalla Libia, il secondo verso le enclave spagnole di Ceuta e Melilla. Ma i nostri servizi d’intelligence hanno fatto un’analisi allarmante (per noi) del contrasto messo in campo da Marocco, Spagna e Frontex, col risultato che quella strada è chiusa. Già in passato la guardia di frontiera spagnola sullo stretto di Gibilterra ha sparato su chi tentava di superare gli sbarramenti, ma decisiva è stata la politica degli accordi bilaterali coi Paesi dell’area messa in campo da Madrid, sulla falsariga di quelli che in passato avevano bloccato l’esodo degli albanesi verso la Puglia e, sotto Gheddafi, degli africani dalla Libia.
LE FRONTIERE COLABRODO
Il flusso si sposta quindi verso l’Italia proprio dalla Libia. Qui confluiscono i migranti dal Corno d’Africa, da tutto il Maghreb, dall’Egitto e dalla Siria devastata dalla guerra. Altre frontiere colabrodo quelle turche, con Cipro punto d’appoggio, e la Grecia che ha praticamente rinunciato per mancanza di fondi a qualsiasi seria attività di controllo. Ma la tragedia più pesante è quella dei profughi somali, sudanesi e eritrei in marcia verso il deserto libico e poi la costa. Destinazione: Lampedusa.
Marco Ventura