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 2013  dicembre 24 Martedì calendario

STAMINA, INDAGATI I MEDICI DELL’OSPEDALE DI BRESCIA

Sono otto i nuovi indagati che hanno lavorato negli Spedali Civili di Brescia, dove vengono somministrate le terapie con le cellule staminali «a uso compassionevole», nel nuovo filone d’inchiesta torinese sul metodo Stamina. Sette sono bresciani e hanno ruoli scientifici o amministrativi nella struttura sanitaria, mentre l’ottava è la collaboratrice di Davide Vannoni, Erica Molino, protagonista del «carteggio» con il professore italo-americano Camillo Ricordi sul tema della sicurezza delle staminali infuse ai pazienti nei laboratori di Stamina. Lo scambio di email è contenuto nella relazione che gli inquirenti hanno inviato al ministero della Salute che doveva esprimersi in favore o contro un finanziamento pubblico da tre milioni di euro al laboratorio gestito da Davide Vannoni. Ricordi è il direttore del Centro di ricerca sul diabete di Miami, dove a gennaio dovrebbe essere avviata un’analisi dei prodotti cellulari del metodo Stamina. «Non abbiamo mai valutato l’espressione genica delle nostre cellule - scriveva però la biologa del team - e non sappiamo se esprimano quei fattori che sono essenziali per mantenere il loro stato di cellule staminali».
Tutti gli indagati sono accusati dal procuratore Raffaele Guariniello di commercio e somministrazione di medicinali guasti - dove per guasti si intendono anche i prodotti privi di efficacia terapeutica - e in modo pericoloso per la salute pubblica. L’inchiesta che li coinvolge riguarda nuovi casi bresciani ed è stata prorogata per ben due volte in attesa degli esiti delle perizie scientifiche sulle cartelle cliniche dei pazienti che hanno ricevuto le infusioni e che, secondo l’accusa, non avrebbero ottenuto alcun miglioramento dalle costose terapie.
I nuovi indagati vanno ad aggiungersi ai dodici - il nome di Davide Vannoni compare in entrambi i filoni - che nel 2012 avevano ricevuto il rituale «avviso di chiusura indagini» per i trattamenti somministrati tra il 2007 e il 2009 in alcuni laboratori piemontesi e di San Marino. In quel caso il sedicente «neuroscienziato» Vannoni, laureato in realtà in Lettere e Filosofia, e i suoi complici sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa per aver indotto in errore almeno nove famigliari di pazienti per essersi fatti pagare trattamenti privi di alcun effetto per una cifra che raggiunge i trecentomila euro complessivamente. Le indagini, ormai quasi due anni fa, furono però immediatamente riaperte proprio per capire cosa nel frattempo era accaduto agli Spedali Civili di Brescia dove, grazie alle pressioni di Luca Merlino, della direzione sanitaria in Regione, era stato introdotto il metodo nella struttura pubblica. Lì l’attività aveva subito uno stop a causa di un intervento dell’Aifa, ma era ripreso in seguito alle sentenze dei giudici del lavoro che accoglievano i ricorsi dei familiari dei pazienti e che disponevano la prosecuzione delle cure per i malati già pazienti. Nonostante le irregolarità e le carenze denunciate a tamburo battente dagli ispettori del ministero della Salute.
Sono una settantina i casi di cui si sta occupando Guariniello. Fra essi ce n’è anche uno che riguarda un paziente ormai deceduto. Gli specialisti interpellati dal magistrato sono al lavoro: se dovesse emergere un nesso di causa con la terapia, potrebbe scattare l’accusa di omicidio colposo, che andrebbe ad aggiungersi a quelle di associazione per delinquere e truffa.