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 2013  dicembre 24 Martedì calendario

CIR, VERBUND SVALUTA SORGENIA


Verbund mette un punto fermo nella delicata partita di Sorgenia, che mercoledì scorso ha dato ufficialmente il via alla rinegoziazione del debito bancario, pari a 1,75 miliardi. Il colosso energetico tedesco ha azzerato il valore della partecipazione nel gruppo controllato da Cir, pari al 45,65%, mettendo in liquidazione Verbund Italia, la controllata italiana cui faceva capo la quota e che, proprio in virtù delle rettifiche, ha visto interamente prosciugato il patrimonio. Non solo, in una lettera inviata nei giorni scorsi alla stessa Verbund Italia, Vienna ha messo nero su bianco «la propria volontà di non partecipare a un’eventuale ricapitalizzazione di Sorgenia e Sorgenia Holding», un’operazione a cui la controllata italiana «non è tenuta, stante la natura giuridica di società di capitali delle partecipate».
Una presa di posizione piuttosto chiara, dalla quale sembra emergere la determinazione del gruppo austriaco a tirarsi fuori dalla partita senza ulteriori esborsi, anche se ’’è chi la interpreta come una mossa negoziale nei confronti degli istituti di credito, i quali hanno già chiesto ai soci di Sorgenia un intervento per abbattere i debiti di circa 600 milioni. Del resto, Verbund è controllata al 51% dallo Stato austriaco e l’avventura nell’energia con la Cir della famiglia De Benedetti dura da 14 anni, un lungo periodo nel quale Vienna, da azionista industriale, non ha fatto mistero delle proprie ambizioni, al verificarsi delle giuste condizioni, di salire ulteriormente nel capitale di Sorgenia. Non si tratta insomma di un dossier dai risvolti esclusivamente finanziari.
Ciò non toglie che la totale svalutazione della partecipazione in Sorgenia parte da un presupposto esclusivamente industriale: l’impairment test svolto dalla casa madre austriaca sulla quota evidenzia, come riportato da Radiocor, «una perdita durevole del valore dell’investimento del gruppo nel settore energetico italiano». Il valore della quota, già nel bilancio 2012, era stato ridotto da 654 milioni a 152 milioni (con una perdita per Verbund Italia di 502 milioni), ma l’ulteriore analisi svolta in autunno ha condotto al provvedimento ancora più drastico, che ha portato anche alla liquidazione della società. Il motivo? L’outlook negativo sul mercato italiano, caratterizzato da «elevata sovraccapacità», significativo calo della redditività degli impianti a gas e «previsioni macroeconomiche negative che porteranno a una minore domanda di energia in futuro». Tutti elementi che hanno spinto pure E.On a mettere sul mercato le attività energetiche nel nostro Paese in una procedura di vendita che entrerà nel vivo nei prossimi mesi. Anche Verbund, come il gruppo tedesco, sta mettendo in atto un importante piano di riallocazione del proprio capitale: di recente ha chiuso uno swap dei propri asset in Turchia proprio con E.On e ha messo in vendita degli impianti a ciclo combinato in Francia. La maxi svalutazione su Sorgenia era tuttavia prevista solo in parte, visto che nel bilancio dei nove mesi la capogruppo austriaca aveva rettificato la quota nel gruppo italiano per 396 milioni.
Che cosa cambia la mossa di Verbund per Cir? La società controllata dalla famiglia De Benedetti ha il 53% di Sorgenia, una quota iscritta a bilancio, dopo alcune svalutazioni, a circa 200 milioni di euro. Il negoziato con le banche è iniziato mercoledì scorso, contestualmente alla presentazione del nuovo piano industriale del gruppo energetico, che sta pagando a caro prezzo la crisi degli impianti a ciclo combinato in Italia. Tuttavia era già filtrata la generica disponibilità del gruppo di De Benedetti a fare la propria parte in un eventuale aumento di capitale a patto che ci fosse un contributo fattivo di Verbund e un atteggiamento costruttivo da parte delle banche. Siamo dunque alle battute inziali di una partita, dalla quale peraltro non si deve escludere Tirreno Power (la ex genco controllata da Gaz de France e partecipata da Sorgenia al 39% sui cui grava un debito in scadenza da 750 milioni), destinata a proseguire nei prossimi mesi.