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 2013  dicembre 23 Lunedì calendario

CIE DI PONTE GALERIA, LA RIVOLTA CAPEGGIATA DA UN TERRORISTA


Dopo aver scontato una condanna in carcere a due anni e sei mesi per terrorismo, adesso è nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria e sabato ha dato il via alla protesta choc dei migranti che si sono cuciti la bocca. La notizia della sua presenza arriva dal Garante dei detenuti del Lazio. Mohamed Rmida, 32enne tunisino, è nel Cie dal 7 dicembre, trasferito dal carcere di Viterbo dove ha scontato l’ultima parte della sua pena. L’uomo, riconosciuto come imam all’interno della comunità religiosa del Centro, è in attesa come altri dell’identificazione o dell’espulsione.
Il tempo massimo di detenzione previsto per queste operazioni è di 18 mesi. Ma nessuno è trattenuto così a lungo. Se entro 3 o 4 mesi non si è arrivati all’identificazione, i migranti presenti nei Cie sono «invitati a lasciare il territorio italiano» entro 7 giorni e a proprio carico. In sostanza sono liberi di circolare nel nostro Paese. Molti di loro, infatti, non tornano in patria e, fermati in seguito dalle forze dell’ordine, ritornano nei Cie per ricominciare l’iter che, però, potrebbe portare a nulla di nuovo se non a un’altra detenzione, altri controlli e la stessa procedura di rilascio in caso di mancata identificazione. E proprio il protrarsi della permanenza è stata la causa della protesta di sabato, quando otto maghrebini si sono cuciti le labbra utilizzando il filo di una coperta e come ago il frammento di un accendino.
Ieri il numero di migranti che hanno aderito alla protesta, ora sciopero della fame, è salito a dieci. Ma dietro tutto questo c’è lui, Mohamed Rmida, che proprio mercoledì scorso aveva avuto un incontro con il Garante dei detenuti del Lazio dove si era lamentato delle condizioni di detenzione nel Cie e anche di un presunto trasferimento di soldi alla sua famiglia dal carcere che, ha detto, non sarebbe mai arrivato a destinazione. Prima di Viterbo, il tunisino è stato detenuto a Velletri, Rebibbia e Civitavecchia a seguito della condanna per terrorismo arrivata nel 2011. A Ponte Galeria è considerato l’imam, colui che guida la preghiera della comunità religiosa presente all’interno del Centro e che, quindi, gode anche di grande stima e autorevolezza perché ritenuto ottimo conoscitore del Corano. Questo, probabilmente, gli ha consentito di convincere gli altri a seguirlo nella protesta. Intanto, ieri le condizioni di detenzione nei Cie sono stati al centro di un’altra azione forte. A Lampedusa il parlamentare del Pd, Khalid Chouki, si è barricato all’interno della struttura dove, ha detto, «tutto è fuori dalle regole. Sono venuto qui per verificare le condizioni in cui versano gli ospiti del centro d’accoglienza di Lampedusa – ha aggiunto - e per raccontarvele: è un luogo indegno, ci sono ancora 7 sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre e 6 migranti in sciopero della sete e della fame da due giorni. Ci sono infiltrazioni d’acqua nelle stanze e non tutti i bagni funzionano. Manca una mensa e gli ospiti mangiano sul letto. Qui non ci sono le condizioni per un’accoglienza nel rispetto dei diritti umani più elementari. Rimarrò fin quando non verrà ripristinata la legalità».
Francesca Musacchio