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 2013  dicembre 24 Martedì calendario

L’IRAN NON FARÀ LA BOMBA È CONTRARIA ALL’ISLAM

Durante la mia campagna per diventare presidente dell’Iran, ho promesso di bilanciare il realismo e il perseguimento degli ideali della Repubblica Islamica, ottenendo così un ampio margine di consenso da parte degli elettori iraniani.
In virtù del mandato popolare che ho ricevuto, il mio impegno è volto alla moderazione e al buon senso, principi alla base di tutte le politiche del mio governo. La conseguenza diretta di tale impegno è stata l’accordo internazionale provvisorio raggiunto nel mese di novembre a Ginevra sul programma nucleare iraniano; lo stesso impegno continuerà a guidare il nostro processo decisionale anche nel 2014.
In termini di politica estera, il mio governo ha deciso di evitare gli approcci estremi, cercando piuttosto di stabilire relazioni diplomatiche efficaci e costruttive, con particolare attenzione al rafforzamento della fiducia reciproca con i nostri vicini e altri attori regionali e internazionali, il che ci consente di orientare la nostra politica estera allo sviluppo economico interno. A tale scopo, lavoreremo per eliminare le tensioni nelle nostre relazioni con l’estero e per consolidare i nostri legami, sia con i partner di lungo corso che con quelli nuovi. Naturalmente, questo richiede lo sviluppo di un consenso a livello nazionale e la definizione di obiettivi chiari, entrambi processi già in corso.
Nell’evitare scontri e antagonismi, ci impegneremo inoltre a perseguire attivamente i nostri maggiori interessi. Tuttavia, in un mondo sempre più interconnesso e interdipendente, le difficoltà possono essere affrontate soltanto attraverso l’interazione e la cooperazione attiva tra gli Stati. Nessun paese è in grado di affrontare efficacemente le proprie difficoltà da solo, neanche le grandi potenze.
In effetti, la «rapida rimonta» delle economie emergenti e in via di sviluppo suggerisce che il loro peso economico aggregato stia quasi per sorpassare quello del mondo avanzato. È probabile che i Paesi emergenti e in via di sviluppo di oggi arrivino a rappresentare il 60% circa del Pil mondiale entro il 2030, in crescita rispetto al 40% circa del 2000, acquisendo un ruolo di rilievo notevolmente maggiore sulla scena mondiale.
In un periodo di transizione come questo, l’Iran può rafforzare il suo ruolo globale. Le elezioni di quest’anno, che hanno visto un’affluenza alle urne del 75% circa, hanno dimostrato la maturazione della nostra democrazia religiosa. L’Iran è un Paese caratterizzato da cultura e civiltà antiche, che ha dimostrato continuità di governo e stabilità geopolitica e sociale fra le turbolenze della sua area geografica. La preparazione e l’istruzione dei nostri giovani ci consentono di guardare al futuro con fiducia, aspirando ad assumere l’importante ruolo globale che il nostro popolo merita, un ruolo che nessun attore nella politica globale può ignorare.
Stiamo anche valutando come ricostruire e migliorare le nostre relazioni bilaterali e multilaterali con i Paesi europei e nordamericani sulla base del rispetto reciproco. Per questo sarà necessario allentare le tensioni e attuare un approccio globale che includa anche i legami economici.
Un possibile punto di partenza consiste nell’evitare nuove tensioni nei rapporti fra Iran e Stati Uniti e, allo stesso tempo, cercare di eliminare le tensioni del passato, che continuano a rovinare le relazioni fra i nostri Paesi. Anche se potremmo non essere in grado di dimenticare la diffidenza e il sospetto che hanno tormentato gli iraniani in merito ai governi statunitensi negli ultimi 60 anni, ora dobbiamo concentrarci sul presente e guardare al futuro. Questo significa elevarsi al di sopra delle politiche di poco conto e guidare, piuttosto che seguire, i gruppi di pressione nei nostri rispettivi paesi.
A nostro avviso, la cooperazione su questioni di reciproco interesse e di reciproca preoccupazione contribuirebbe ad allentare le tensioni nella nostra regione. Questo significa contrastare coloro che cercano, sia negli Stati Uniti che in Iran, di distogliere l’attenzione internazionale dai problemi in cui sono direttamente coinvolti, impedendo all’Iran di rafforzare il suo status regionale. Riducendo le prospettive di un accordo negoziato permanente sul nostro programma nucleare, questo comportamento aumenta le probabilità che la situazione di stallo Iran-Usa continui.
La nostra regione è alle prese più che mai con il settarismo, le inimicizie fra diversi gruppi e nuovi potenziali focolai di estremismo e terrorismo. Allo stesso tempo, l’uso recente di armi chimiche in Siria potrebbe tormentare i popoli della regione per molti anni. Riteniamo che, in tali circostanze, una voce di moderazione nella regione potrebbe influenzare il corso degli eventi in modo costruttivo e positivo.
Senz’altro le turbolenze nei Paesi vicini colpiscono gli interessi di molti attori regionali e globali, che devono agire di concerto per garantire la stabilità a lungo termine. L’Iran, in veste di grande potenza regionale, è pronto a muoversi in questa direzione, senza risparmiare gli sforzi per facilitare le soluzioni. Coloro che ritraggono l’Iran come una minaccia e cercano di minare la sua credibilità regionale e globale dovrebbero quindi smettere, nell’interesse della pace e tranquillità a livello regionale e globale.
Sono profondamente turbato dalla tragedia umanitaria in Siria e dalle enormi sofferenze che il popolo siriano ha sopportato per quasi tre anni. Rappresentando un popolo che ha sperimentato l’orrore delle armi chimiche, il mio governo ha condannato duramente il loro uso nel conflitto siriano. Mi preoccupa anche il fatto che alcune parti del territorio siriano siano diventate terreno fertile per le ideologie estremiste e punti di raduno per i terroristi, il che ricorda la situazione sul nostro confine orientale negli Anni 90. Questo è un motivo di preoccupazione per molti altri Paesi; trovare una soluzione politica duratura in Siria richiede cooperazione e sforzi congiunti.
Siamo pertanto lieti che, nel 2013, la diplomazia abbia vinto sulla minaccia di un intervento militare in Siria. Dobbiamo costruire a partire da questi progressi e capire che la Siria ha un disperato bisogno di sforzi regionali e internazionali coordinati. Siamo pronti a contribuire alla pace e alla stabilità in Siria nel corso di negoziati seri tra i partiti regionali ed extra-regionali. Anche in questo caso, dobbiamo impedire che i colloqui diventino un gioco privo di senso.
Lo stesso vale anche per il programma pacifico iraniano relativo all’energia nucleare, oggetto di grande clamore negli ultimi decenni. Fin dai primi Anni 90, il susseguirsi di previsioni secondo cui l’Iran sarebbe stato prossimo all’acquisizione di una bomba nucleare si è rivelato privo di fondamento. Durante questo periodo, gli allarmisti hanno cercato di dipingere l’Iran come una minaccia per il Medio Oriente e per il mondo.
Sappiamo tutti chi è il vero agitatore e qual è lo scopo di quest’agitazione di massa. Sappiamo anche che quest’affermazione varia in proporzione alla quantità di pressione internazionale per fermare la costruzione degli insediamenti e sancire la fine dell’occupazione delle terre palestinesi. Questi falsi allarmi continuano nonostante le stime dell’intelligence nazionale degli Stati Uniti, secondo la quale l’Iran non ha deciso di costruire un’arma nucleare.
In effetti, ci siamo impegnati a non intraprendere lo sviluppo e la produzione di un ordigno nucleare. Come enunciato nel fatwa del leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, siamo fermamente convinti che lo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio e l’uso di armi nucleari siano contrari alle norme islamiche. Non abbiamo mai nemmeno contemplato la possibilità di acquisire armi nucleari, perché crediamo che esse possano compromettere i nostri interessi di sicurezza nazionale; di conseguenza, queste armi non hanno posto nella dottrina di sicurezza dell’Iran. Anche il solo sospetto che l’Iran possa sviluppare armi nucleari è dannoso per la nostra sicurezza e nell’interesse nazionale complessivo.
Durante la mia campagna elettorale, mi sono impegnato a fare tutto ciò che ho potuto per accelerare la risoluzione della situazione di stallo del nostro programma energetico nucleare. Per adempiere a questo impegno e beneficiare della finestra di opportunità che le recenti elezioni hanno aperto, il mio governo non lascerà nulla di intentato per individuare una soluzione permanente reciprocamente accettabile. Facendo seguito all’accordo provvisorio di novembre, siamo pronti a continuare a lavorare con il P5+1 (formato dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dalla Germania) ed altri, al fine di garantire la piena trasparenza sul nostro programma nucleare.
La capacità nucleare che abbiamo raggiunto a scopi pacifici sarà utilizzata nell’ambito di un quadro di garanzie riconosciuto a livello internazionale e sarà oggetto di sorveglianza multilaterale da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, come è avvenuto negli ultimi anni. In questo modo, la comunità internazionale potrà garantire la natura esclusivamente pacifica del nostro programma nucleare. Non rinunceremo al nostro diritto di beneficiare dell’energia nucleare; a tale scopo, siamo pronti a lavorare per la rimozione di qualsiasi ambiguità e a rispondere a qualsiasi domanda ragionevole sul nostro programma.
La continuazione delle pressioni, dei bracci di ferro, delle intimidazioni e delle misure volte a limitare l’accesso degli iraniani a una serie di risorse necessarie, dalla tecnologia ai medicinali fino alle derrate alimentari, può soltanto avvelenare l’atmosfera e minare le condizioni necessarie al progresso.
Come abbiamo dimostrato nel 2013, l’Iran è pronto a impegnarsi seriamente con la comunità internazionale e a negoziare con i propri interlocutori in buona fede. Ci auguriamo che anche i nostri interlocutori siano pronti ad approfittare di questa finestra di opportunità.
Hassan Rouhani è il Presidente
della Repubblica islamica dell’Iran.
Copyright: Project Syndicate/Asia Society, 2013
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