R. Mol., La Stampa 24/12/2013, 24 dicembre 2013
CUCINE RINNOVATE MA LA SALA DI CAVOUR NON SI TOCCA
Dal 1757 il ristorante «Del Cambio» offre «ristoro» ai torinesi (che lo chiamano confidenzialmente Cambio). Nato dove c’era una stazione di posta per i cavalli (di qui il nome) divenne presto un raffinato locale per il bel mondo di una Torino, allora capitale d’Italia. Dopo recenti vicissitudini legate al fallimento Ramondetti il Cambio ora volta pagina, grazie a Michele Denegri, l’imprenditore che ha deciso di scommettere sul suo rilancio. Così fra qualche mese il Cambio, la cui cucina è ora nelle mani di Matteo Baronetto, riaprirà con non poche novità. In primo luogo, anche se i clienti in genere non le vedono, sono state ristrutturate le cucine («Quando ho visto com’erano - confessa Baronetto - mi sono messo le mani nei capelli»). Immutata resterà la Sala di Cavour, con il tavolo dove era solito sedere il Conte che qui veniva a mangiare la finanziera: prenderà il nome di «Sala Risorgimento». Avranno un nuovo look le salette adiacenti: ospiteranno «Evento», un quadro specchiante site specific di Michelangelo Pistoletto che ben si armonizza con gli specchi della sala principale. Le porcellane del servizio saranno frutto della collaborazione fra l’artista israeliano Izhar Patkin e l’antica manifattura di Sevres.
Al primo piano nascerà il Bar Cavour, con le architetture metafisiche di Pablo Bronstein, omaggio all’estro barocco di Guarino Guarini e le volte affrescate di Arturo Herrera. Il bar Cavour sarà aperto fino a notte tarda, per chi esce dal vicino teatro Carignano o per chi vuole sorseggiare un cocktail in un atmosfera che si annuncia intima. L’offerta gastronomica sarà differenziata: se nelle sale ottocentesche ci saranno cene e pranzi «normali» e a prezzo pieno, nei tavolini nella sala d’ingresso e d’estate nel dehors sarà possibile consumare un lunch a prezzi contenuti.
[R. MOL.]
Dal 1757 il ristorante «Del Cambio» offre «ristoro» ai torinesi (che lo chiamano confidenzialmente Cambio). Nato dove c’era una stazione di posta per i cavalli (di qui il nome) divenne presto un raffinato locale per il bel mondo di una Torino, allora capitale d’Italia. Dopo recenti vicissitudini legate al fallimento Ramondetti il Cambio ora volta pagina, grazie a Michele Denegri, l’imprenditore che ha deciso di scommettere sul suo rilancio. Così fra qualche mese il Cambio, la cui cucina è ora nelle mani di Matteo Baronetto, riaprirà con non poche novità. In primo luogo, anche se i clienti in genere non le vedono, sono state ristrutturate le cucine («Quando ho visto com’erano - confessa Baronetto - mi sono messo le mani nei capelli»). Immutata resterà la Sala di Cavour, con il tavolo dove era solito sedere il Conte che qui veniva a mangiare la finanziera: prenderà il nome di «Sala Risorgimento». Avranno un nuovo look le salette adiacenti: ospiteranno «Evento», un quadro specchiante site specific di Michelangelo Pistoletto che ben si armonizza con gli specchi della sala principale. Le porcellane del servizio saranno frutto della collaborazione fra l’artista israeliano Izhar Patkin e l’antica manifattura di Sevres.
Al primo piano nascerà il Bar Cavour, con le architetture metafisiche di Pablo Bronstein, omaggio all’estro barocco di Guarino Guarini e le volte affrescate di Arturo Herrera. Il bar Cavour sarà aperto fino a notte tarda, per chi esce dal vicino teatro Carignano o per chi vuole sorseggiare un cocktail in un atmosfera che si annuncia intima. L’offerta gastronomica sarà differenziata: se nelle sale ottocentesche ci saranno cene e pranzi «normali» e a prezzo pieno, nei tavolini nella sala d’ingresso e d’estate nel dehors sarà possibile consumare un lunch a prezzi contenuti.
[R. MOL.]
Dal 1757 il ristorante «Del Cambio» offre «ristoro» ai torinesi (che lo chiamano confidenzialmente Cambio). Nato dove c’era una stazione di posta per i cavalli (di qui il nome) divenne presto un raffinato locale per il bel mondo di una Torino, allora capitale d’Italia. Dopo recenti vicissitudini legate al fallimento Ramondetti il Cambio ora volta pagina, grazie a Michele Denegri, l’imprenditore che ha deciso di scommettere sul suo rilancio. Così fra qualche mese il Cambio, la cui cucina è ora nelle mani di Matteo Baronetto, riaprirà con non poche novità. In primo luogo, anche se i clienti in genere non le vedono, sono state ristrutturate le cucine («Quando ho visto com’erano - confessa Baronetto - mi sono messo le mani nei capelli»). Immutata resterà la Sala di Cavour, con il tavolo dove era solito sedere il Conte che qui veniva a mangiare la finanziera: prenderà il nome di «Sala Risorgimento». Avranno un nuovo look le salette adiacenti: ospiteranno «Evento», un quadro specchiante site specific di Michelangelo Pistoletto che ben si armonizza con gli specchi della sala principale. Le porcellane del servizio saranno frutto della collaborazione fra l’artista israeliano Izhar Patkin e l’antica manifattura di Sevres.
Al primo piano nascerà il Bar Cavour, con le architetture metafisiche di Pablo Bronstein, omaggio all’estro barocco di Guarino Guarini e le volte affrescate di Arturo Herrera. Il bar Cavour sarà aperto fino a notte tarda, per chi esce dal vicino teatro Carignano o per chi vuole sorseggiare un cocktail in un atmosfera che si annuncia intima. L’offerta gastronomica sarà differenziata: se nelle sale ottocentesche ci saranno cene e pranzi «normali» e a prezzo pieno, nei tavolini nella sala d’ingresso e d’estate nel dehors sarà possibile consumare un lunch a prezzi contenuti.
[R. MOL.]