Daniele Di Mario, Il Tempo 23/12/2013, 23 dicembre 2013
STORACE NON CAUSÒ IL DEBITO DEL LAZIO
Per anni ha predicato a destra e a manca che il tempo sarebbe stato galantuomo; che il giorno della verità sarebbe prima o poi arrivato; che si sarebbe fatta finalmente luce sul disavanzo della Regione Lazio e su quel deficit di 10 miliardi che pesava come un macigno sulla sua carriera politica. Quel giorno, per Francesco Storace, è arrivato. Cade così una delle tante leggende metropolitane della politica italiana. E a sdoganare l’ex governatore del Lazio ed ex ministro della Salute sono l’assessore al Bilancio della Giunta Zingaretti, Alessandra Sartore, e la presidente del Comitato Regionale di Controllo Contabile, Valentina Corrado, grillina.
Il disavanzo di via Cristoforo Colombo non è attribuibile solo alla Giunta presieduta dal fondatore de La Destra, ma ha cominciato anzi a prendere corpo dagli esercizi 2005, 2006 e seguenti. Cioè con Marrazzo e il centrosinistra al governo del Lazio. Cade così l’ultima balla della sinistra. A metterlo nero su bianco è la replica di sabato dell’assessore Sartore in Consiglio regionale dove si stanno approvando in questi giorni la legge di Stabilità regionale e il Bilancio. Una replica votata e approvata dall’Aula della Pisana insieme al rapporto del Corecoco. Ma cosa dicono la Sartore, la relazione del Comitato presieduto dalla grillina Corrado e i dati della Corte dei conti? Una cosa molto semplice: che il disavanzo complessivo della Regione Lazio ha subìto un incremento notevole a partire dalle annualità 2005, 2006 e seguenti.
La Sartore, riferendo al Consiglio, ne spiega anche i motivi, dando ragione a Storace che, prendendo la parola prima di lei, aveva sottolineanto come «le cifre del disavanzo registrate dal Corecoco secondo i calcoli della Corte dei conti raccontano un’altra storia della nostra Regione negli anni». «Certamente - replica la Sartore - il dato scritto nella relazione del Corecoco perviene dai dati nostri e dai dati della Corte dei conti, quindi concordo con quanto è stato detto da Storace perché il debito effettivamente negli anni è cominciato a emergenre sostanzialmente dagli anni 2005, 2006 e seguenti». L’assessore spiega anche il perché. «Questo è dovuto - dice - al fatto che vi erano e vi sono ancora delle norme che autorizzano alla contrazione di mutui per investimenti e molto spesso venivano autorizzati, però non venivano contratti, perché senza la contrazione del mutuo, non avendo le disponibilità effettive, rimanevano in termini di debito».
Oggi invece avviene il contrario: il decreto legge 35 del 2013 consente alle regioni di acquisire liquidità con anticipi di cassa dal governo nazionale, ma solo per pagare i debiti certi, liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2012 oppure debiti per i quali sia stata emessa fattura o che siano riconosciuti o presentino i requisiti per il riconoscimento. Anticipi di cassa che le regioni - e anche il Lazio - restituiranno con un piano di ammortamento trentennale a rate costanti. Prima, al contrario, si ricorreva all’anticipazione di cassa per trovare la liquidità mancante per gli investimenti. Insomma, l’anticipazione di cassa era un metodo di finanziamento ordinario del debito regionale, anziché essere uno strumento da utilizzare con molta prudenza e per situazioni di urgenza. Una pratica ormai categoricamente esclusa dal Patto di Stabilità interna. Norme stringenti che, però, ai tempi di Marrazzo ancora non esistevano, ed è questo sostanzialmente il paracadute che la Sartore apre sulla testa dell’ex governatore. «Negli anni - spiega infatti l’assessore - questo ha comportato l’aumento del debito».
La replica dell’assessore Sartore, quindi, da un lato rende ragione al fatto che l’esposizione debitoria della Regione Lazio sia cresciuta esponenzialmente dal 2005 in poi, dato del resto innegabile secondo quanto riportato dal Corecoco e dalla Corte dei Conti. Dall’altro lato però, sembra costruire un salvacondotto per coprire l’amministrazione Marrazzo da possibili critiche, rilevando che l’autorizzazione ad accendere mutui era prevista dalle norme precedenti al Patto di Stabilità anche senza un vincolo specifico alla reale disponibilità finanziaria, tanto è vero che in mancanza di copertura il mutuo non veniva di fatto erogato e si ricorreva in maniera «disinvolta» all’anticipazione di cassa.
Ma a scagionare politicamente Storace è lo stesso governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Ieri la Pisana ha approvato all’unanimità (unico astenuto Pino Cangemi di Ncd, perché non sono state distribuite le fotocopie) un ordine del giorno unitario che vedeva come firmatari proprio Zingaretti e Storace (ai quali s’è aggiunto il presidente del Consiglio Daniele Leodori) con il quale si dà mandato alla Giunta di rinegoziare il debito trentennale col governo. Quell’odg cita esplicitamente il 2006 (cioè piena era Marrazzo) come l’anno dell’aumento dell’esposizione debitoria della Regione, col deficit sanitario passato da 2 a 3 miliardi. Quel debito si è poi ingigantito negli anni successivi. La Corte dei conti, poi, afferma che i famosi 10 miliardi di deficit non sono da ascrivere solo al quinquennio 2000-2005 amministrato da Storace, ma a tutti gli esercizi della Regione. In quei 10 miliardi, per esempio, ne confluiscono 4,8 attribuibili alla precedente Giunta Badaloni.
«Ora i conti tornano - afferma sollevato Storace, oggi vicepresidente del Consiglio regionale - Il disavanzo è strutturale, perché viene sottovalutato il fabbisogno sanitario del Lazio. Se tutte le giunte regionali producono debito vuol dire che la sanità costa di più rispetto a quanto le viene riconosciuto. Non si tratta di ruberie». «Adesso - si augura il capogruppo de La Destra verso Alleanza Nazionale - speriamo che la Giunta avvii subito il negoziato col governo. L’odg approvato è un atto politico molto forte, votato responsabilmente da maggioranza e opposizione per aprire una linea d’intesa col governo. Il Lazio deve uscire dal commissariamento, perché, con l’aumento delle tasse e nessuna risorsa per gli investimenti, la Regione è ingessata».
Tornando al «caso-Storace» è sostenibile la tesi che a parità di condizioni e senza lo strumento innovativo di accesso al credito (il citato dl 35/2013), gli esercizi finanziari dal 2000 al 2004 siano stati più virtuosi dei successivi: il disavanzo è infatti passato da circa un miliardo di euro del 2004 ad oltre 12 miliardi del 2012. Nel conto finanziario, si segnala per il 2012 uno sbilancio di 4.3 miliardi, superiore di oltre l’80% al dato relativo al 2011. Va tuttavia notato come già dall’annualità 2008 al 2009 il disavanzo sia cresciuto esponenzialmente, passando da un +246 milioni a un -1,4 miliardi, trend che è proseguito negli anni successivi. Quindi il primo grande disavanzo si registra proprio nell’ultimo anno della Giunta Marrazzo. Se poi si sommano al risultato di amministrazione le economie vincolate e i residui passivi, il maggiore incremento del debito si registra proprio tra il 2008 e il 2009, passando da 5.562 a 8.759 milioni di euro. Dunque, sempre Giunta Marrazzo e sinistra al governo.
Daniele Di Mario