Andrea Greco, la Repubblica 23/12/2013, 23 dicembre 2013
MPS, FONDAZIONI E FONDI IN CAMPO OFFERTA-BIS PER IL 20% DELLA BANCA
Aveva chiesto 14 centesimi di euro per azione. Ieri, al secondo round di trattativa segretissima, glieli avrebbero informalmente offerti. Antonella Mansi, tenace presidente della Fondazione Mps, a ore riunirà la sua deputazione per far esaminare la proposta bis di una cordata di investitori italiani e stranieri, fondi e Fondazioni ex bancarie. Difficilmente la proposta, da formalizzare entro domani, verrà rifiutata, anche perché in caso contrario si aprirebbe un crepaccio forse mortale per il “sistema Siena”, composto dalla più antica banca del mondo e dal suo ente azionista, inguaiato per aver voluto seguire fino in fondo le strategie disgraziate della passata gestione.
Le trattative erano imbastite da una decina di giorni, ma la prima offerta delle fondazioni – a un prezzo attorno ai 12 centesimi per azione – erano state rifiutate da Mansi, perché non avrebbero consentito all’ente di garantirsi un futuro dentro la banca conferitaria. La situazione, infatti, è complessa e quasi compromessa. Fondazione Mps ha un debito da 340 milioni e tutto il suo 33,5% di azioni nella banca è in pegno a una dozzina di creditori, che potrebbero escuterlo non appena il titolo scende a 0,128 euro (venerdì ha chiuso a 0,169 euro). Non avendo i soldi per sottoscrivere la ricapitalizzazione imposta dalla Commissione Ue al Monte per restituire nel 2014 almeno 2,5 miliardi dei 4,07 miliardi prestati dal Tesoro, la Fondazione premeva per un aumento ritardato a maggio del prossimo anno. Tutto il contrario del management della banca, che approfittando della fase favorevole dei mercati era riuscito nel non facile compito di radunare una dozzina di banche d’affari che garantissero un aumento da 3 miliardi da far partire entro fine gennaio. Con questi opposti argomenti si era arrivati allo scontro frontale, e l’assemblea per votare l’aumento, convocata a Rocca Salimbeni il 27 dicembre, prometteva scintille (Mansi aveva già dichiarato e ribadito che avrebbe votato contro la proposta del management, che si sarebbe probabilmente dimesso).
Di qui la necessità di un intervento “di sistema”, nato dalle preoccupazioni del ministro Fabrizio Saccomanni e per l’orgoglio del presidente della Cariplo (e delle 88 Fondazioni riunite in Acri) Giuseppe Guzzetti. Della partita, a quanto si apprende, sarebbero Cariplo, fondazione Cariverona e forse Compagnia di Sanpaolo (che oggi riunirà gli organi deliberanti), oltre a due o tre Fondi italiani e stranieri. Insieme, investendo quasi 350 milioni in contanti, rileveranno poco meno del 20% delle azioni Mps in mano alla Fondazione, che resterà con il 13,5%. L’ente senese rimborserà parte dei debiti alle banche, e userà parte dei denari per sottoscrivere una quota in aumento che le permetta di restare azionista attorno al 5%. La cordata Fondazioni-Fondi, invece, sborserà un altro mezzo miliardo (i numeri precisi dipendono dall’esito della trattativa, ma anche dal prezzo di emissione che è stimato attorno a 15 centesimi) per restare attorno al 17% post aumento. Nessun patto, e nessuna richiesta di governance, sembra profilarsi. Lo spirito della cordata è, piuttosto, di salvare capra e cavoli, fornendo ossigeno finanziario alle due istituzioni senesi; possibilmente rivendendo le azioni Mps entro breve, approfittando del possibile rimbalzo borsistico se la ricapitalizzazione riuscirà. Un preliminare fondamentale, a riguardo, sarà l’assemblea: che in caso di accordo tra Mansi e la cordata dovrebbe riunirsi il 27 o il 28, per votare sì all’aumento subito come chiesto da Fabrizio Viola e Alessandro Profumo.