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 2013  dicembre 23 Lunedì calendario

IL VALZER DELLE CANDELE HA UN CUORE TORINESE


Chi non si è mai commosso guardando il film natalizio per eccellenza, «La vita è meravigliosa» di Frank Capra? In particolare quando il protagonista James Stewart, dopo le innumerevoli peripezie affrontate con l’angelo di «seconda classe» Clarence, riceve l’abbraccio della famiglia, degli amici e dei vicini che ha contribuito a salvare dal disastro economico voluto dallo speculatore Potter?
Nella scena finale del film tutti intonano un’aria molto popolare nei Paesi anglosassoni: «Auld Lang Syne», che in inglese moderno significa più o meno «I bei tempi andati» e in italiano è conosciuta come il «Valzer delle candele», oppure «Il canto dell’addio». È una canzone molto popolare in Scozia e Inghilterra, cantata soprattutto a Natale, Capodanno e in occasione di congedi, separazioni e addii (per esempio dai compagni di classe, o dai commilitoni al termine del servizio militare, o dai colleghi di lavoro in occasione del pensionamento).

«Ai bei tempi andati»
Il testo della canzone - un invito a ricordare con gratitudine i vecchi amici e il tempo lieto passato insieme a loro - è opera del grande poeta scozzese Robert Burns, che alla fine del XVIII secolo pubblicò «Select Collection of Original Scottish Airs», un libro che raccoglieva circa 100 ballate scozzesi da lui trascritte e rielaborate.
Se il testo è del poeta nazionale scozzese, pochi sanno che la melodia - struggente e malinconica - è opera di un musicista piemontese, torinese addirittura. Davide Rizzio (o Riccio, come riportano alcuni documenti), liutista di origine nobile, nato a Torino nel 1533, dapprima musicista alla corte del Duca di Savoia e poi a Nizza. Grazie ai buoni uffici di alcuni amici musicisti francesi, Rizzio entrò nelle grazie della regina di Scozia Maria Stuarda, cattolica ed educata in Francia, e quindi si trasferì con il fratello Giuseppe ad Edimburgo.

Alla corte di Scozia
Il liutista torinese era tutt’altro che bello (il ritratto a fianco pare non sia molto somigliante), ma a quanto pare, oltre ad essere un buon musicista ed un eccellente cantante, era anche un tipo affascinante. Doti che gli valsero l’attenzione della regina. Nel 1564 Davide Rizzio divenne il segretario personale della regina per le sue relazioni con la Francia. Ben presto il giovane straniero attirò i sospetti e le invidie di parte della corte di Edimburgo: troppo ambizioso, troppo «cattolico romano» e troppo presente nel cuore della regina. Per i maliziosi, non solo nel cuore...

La congiura
Il 9 marzo del 1566 alcuni notabili protestanti, con l’assenso del re consorte Henry Stuart, decisero di farla finita con lo straniero «papista» e lo uccisero nella sala da pranzo del palazzo reale con cinquantasette pugnalate. Maria Stuarda cercò di difenderlo fino all’ultimo, ma alla fine fu costretta dai congiurati ad accettare la morte del segretario.

La tomba
Davide Rizzio venne sepolto in fretta e furia nel cimitero di Holyrood, ma anni dopo, per ordine della regina, il suo corpo fu traslato e tumulato nel sepolcro dei re di Scozia: quasi a confermare che il rapporto fra i due andasse al di là della semplice amicizia.
Secondo lo storico e scrittore peruviano Eric Frattini, autore di svariati libri sul Vaticano, Rizzio e suo fratello furono in effetti spie mandate in Scozia dal Papa; mentre un altro scrittore, l’americano Caleb Carr, ha di recente pubblicato un romanzo - «The Italian Secretary» - in cui Sherlock Holmes e il dottor Watson indagano a distanza di due secoli sull’assassinio di Rizzio.