Roberto Giovannini, La Stampa 23/12/2013, 23 dicembre 2013
SALVA ROMA, IL GOVERNO NEL CAOS
Un vero disastro, la vicenda del decreto legge «Salva Roma». Ieri si è visto di tutto nell’aula di Montecitorio impegnata nella discussione del provvedimento: forconi (di cartone) agitati, urli, polemiche, colpi di scena. Ma anche la scomparsa e poi la ricomparsa e poi forse la nuova scomparsa di una norma che permetterebbe allo Stato di recedere da contratti di affitto di immobili onerosi, come quelli affittati (a caro prezzo e sostanzialmente inutilizzati) dalla Camera al gruppo immobiliare Scarpellini. Alla fine i deputati hanno rischiato di persino di giocarsi il Natale in famiglia: il governo ha deciso di porre la fiducia, e in teoria si doveva attendere 24 ore prima del voto vero e proprio. Dopo una riunione della Conferenza dei capigruppo alla fine si è concordato di derogare al regolamento: la fiducia sarà anticipata a oggi, e il voto finale sul provvedimento arriverà a panettoni consumati, il 27 dicembre. Con Renzi che, in tv da Fazio in serata, ha detto: «Nessuno ha il monopolio delle buone idee. È giusta l’idea del M5S sugli affitti per i palazzi della politica».
Uno dei due nodi del contendere, in un provvedimento che comunque sollevava polemiche perché mirato ad assegnare alla Capitale fondi indispensabili per non portare i conti del Comune di Roma in default, era già stato risolto. Parliamo della norma (incomprensibilmente inserita in un provvedimento che tratta di tutt’altre materie) che penalizzava i bilanci degli Enti locali che varavano iniziative per limitare la diffusione delle slot machines. Nella notte la Commissione Bilancio di Montecitorio aveva cancellato quella norma. Ed era stata eliminata anche la norma che impediva la possibilità di recesso dagli affitti per i palazzi istituzionali, a cominciare dagli inutilissimi e costosissimi uffici affittati dalla Camera al gruppo Scarpellini.
Tuttavia i deputati leghisti e di M5S, spulciando la legge di Stabilità, ieri si sono accorti dell’esistenza di un altro emendamentino salvaScarpellini. I Cinque Stelle hanno tuonato contro «la casta che ha trovato il modo di bloccare il nostro emendamento contro gli affitti d’oro». «È una delle peggiori schifezze viste in Parlamento», attaccava il leghista Davide Caparini.
Messo alle strette, il governo ha deciso di seguire un’altra strada: porre la fiducia sul decreto «salva Roma», e con il ministro Dario Franceschini si è impegnato a risolvere la questione affitti di Stato nel senso voluto dalle opposizioni. Lo farà nel decreto milleproroghe, che uscirà da Palazzo Chigi il 27 dicembre. Un provvedimento che dopo la guerriglia parlamentare di queste settimane dovrebbe servire a «sistemare» una grande quantità di problemi grandi e piccoli lasciati aperti su materie anche importanti.
C’è ancora da intervenire, ad esempio, sulla revisione delle aliquote Tasi per i Comuni. E bisogna mettere nero sui bianco l’aumento (da 500 milioni a 1,3 miliardi) del fondo per le detrazioni in favore delle famiglie annunciato dal ministro per gli affari regionali, Graziano Delrio. Ma fonti di governo non escludono che per chiudere una volta per tutte la «partita casa» si possa arrivare anche ad un decreto ad hoc in gennaio. Mentre sarebbe in preparazione anche un decreto «Casa 2» (non conterrebbe la questione Tasi) al quale sta lavorando il ministro per le infrastrutture Maurizio Lupi. Prevedrebbe tra l’altro un nuovo taglio della cedolare secca, l’imposta vantaggiosa che premia i redditi da canoni di locazione.
Ma incombono altre emergenze, come una possibile ulteriore proroga del blocco degli sfratti, del rinvio per il pagamento dei tributi in Sardegna o la proroga dello stop agli incroci proprietari tra stampa e tv. Sarà un «milleproroghe» davvero interessante.