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 2013  dicembre 23 Lunedì calendario

DELRIO: “PER LO STATO UN MILIARDO DI RISPARMI”


All’indomani dell’approvazione alla Camera del suo disegno di legge che interviene sulle province, individua nove città metropolitane e incentiva unioni e fusioni di comuni, il ministro degli Affari regionali Graziano Delrio è soddisfatto. «È la prima riforma istituzionale da tanti anni. E lo ritengo un testo molto buono».
Accompagnato però da critiche, ministro. Prima di tutto, i costi: Brunetta prevede risparmi irrisori, il presidente dell’Upi Saitta addirittura un aumento della spesa.
«I risparmi certi sono di 160 milioni dovuti al fatto che 5mila politici non verranno più pagati. Ma si stimano altri risparmi importanti perché le province non si occuperanno più di alcune funzioni – come turismo, cultura, sport, promozione di fiere - che vengono già svolte dal livello comunale. Noi presumiamo risparmi attorno al miliardo di euro. Ma c’è chi, come l’Istituto Bruno Leoni, ritiene anche di più».
Secondo Saitta ci sarà però una moltiplicazione di enti strumentali e agenzie regionali.
«Nella legge c’è scritto che vengono soppresse le agenzie e gli enti e sub-enti di carattere provinciale: ne rottameremo circa 2000. E non capisco perché dovrebbero moltiplicarsi quelli regionali: è assolutamente una fantasia».
Da varie parti arriva l’accusa che non si tratti di una vera abolizione delle province.
«Resta il nome di “province” perché si può cancellare solo con una riforma costituzionale, che è avviata parallelamente. Più abolizione di così non c’è, visto che viene tolto tutto il personale politico e l’elezione diretta e diventano agenzie di servizio ai comuni, per fare cose che a livello comunale non si fanno».
In tanti parlano di legge incostituzionale. Non si possono trasformare enti elettivi in non elettivi con legge ordinaria, dice il M5S.
«La Costituzione prevede gli enti, non obbliga a far sì che siano di primo grado. Il presidente della Repubblica o la Corte Costituzionale non sono eletti direttamente dai cittadini. Chi eleggerà il presidente della provincia saranno persone elette dai cittadini. Il punto è capire cosa vogliono i Cinque stelle, vogliono abolire le province ma renderle di secondo grado è troppo. Si mettano d’accordo. Mi viene in mente quello che diceva Federico Caffè: il riformista è destinato a essere deriso da chi si aspetta palingenesi come da chi vuole l’immobilismo totale».
Come sarà gestita la questione dei dipendenti?
«Abbiamo fatto un protocollo d’intesa con i sindacati. I dipendenti seguiranno le funzioni a cui sono preposti: chi per esempio si occupa di cultura, passerà al comune. Non licenzieremo nessuno: faremo un decreto in accordo coi sindacati per non disperdere professionalità».
Al Senato Casini, che pure è di un partito di maggioranza, minaccia di votare contro.
«Credo che Casini non abbia nemmeno letto il testo licenziato dalla Camera, glielo spiegherò volentieri e ascolterò le sue osservazioni. In Commissione sono stato un mese, e ho accolto i suggerimenti positivi che arrivavano da tutte le parti, da Sel alla Lega. Certo se dietro le critiche sta il vizio della Prima repubblica di annunciare le riforme per non arrivarci mai, allora non troveremo un accordo».
C’è il rischio che ci siano problemi al Senato, dove i numeri del Pd sono meno favorevoli, o è fiducioso?
«Io sono fiducioso delle ragioni da spiegare ai senatori. Non è che alla Camera il ddl abbia avuto una via preferenziale perché il Pd è più forte, ne abbiamo discusso molto e seriamente. Se qualcuno non vuole cambiare nulla, troverà la mia più ferma opposizione, mentre avrà la massima collaborazione se si tratta di migliorare il testo».
Nel portare a casa il risultato ha influito il nuovo corso renziano del Pd?
«Su questa riforma avevo il pieno appoggio anche dell’ex segretario Epifani, ma certo nel Pd nelle ultime settimane c’è stata un’accelerata, e credo abbia aiutato l’entusiasmo e la volontà di far nascere la Terza repubblica».
Si parla di un possibile rimpasto di governo, è girata la voce di un suo trasloco al ministero dello Sviluppo economico…
«Questi sono problemi che riguardano il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica. Questo oggi è il mio lavoro e io lo faccio con costanza e buona volontà, sulle voci non ho niente da commentare».