Paolo Zappitelli, Il Tempo 22/12/2013, 22 dicembre 2013
IL DEBUTTO AMARO DEI RENZIANI. COLLEZIONANO SOLO FIGURACCE
Sono giovani, ambiziosi e scatenati. Sono i parlamentari renziani, insomma, il plotone dei fedelissimi del nuovo segretario del partito Democratico. I quali, però, per il momento, sono riusciti a collezionare una lunga sfilza di figuracce.
Il caso più eclatante è quello di Marianna Madia, fresca di nomina come responsabile Lavoro della segreteria del sindaco di Firenze. La sua gaffe con il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, rivelata da Il Tempo , ha fatto il giro del web, rilanciata da centinaia di siti. La giovane parlamentare ha parlato per una decina di minuti con il ministro per poi accorgersi che i temi che gli aveva illustrato riguardavano invece il suo collega al Lavoro Enrico Giovannini. La Madia era invece convinta che fossero competenza di Zanonato.
Deborah Serracchiani, rampante presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, e di fresca nomina come responsabile nella segreteria di Matteo Renzi per le Infrastrutture e i Trasporti, è andata anche oltre. In tempi di spending review, lotta alla casta dei politici, richieste di contenere i costi, si è accomodata su un volo di Stato con Enrico Letta per essere presente a una puntata della trasmissione «Ballarò». Serracchiani ha comunque tentato di difendersi: «Il 26 novembre scorso seguendo una prassi consueta gestita dal Cerimoniale della Presidenza del Consiglio dei Ministri – ha spiegato – all’andata sono stata ospite del presidente Letta con il quale ho proseguito i colloqui iniziati a Trieste. Del mio ritorno in Regione si è occupata invece la redazione di Ballarò». Peccato che in televisione Serracchiani sia andata non come esponente di un Ente locale ma invitata come esponente renziana per parlare delle primarie.
Una figuraccia l’ha collezionata anche Filippo Taddei, nominato responsabile economia della segreteria del Pd. Che cosa è successo? Che è stato bocciato all’esame per l’abilitazione da professore associato in politica economica. Che, a quanto pare, non sembra fosse un esame particolarmente proibitivo: su 417 candidati i promossi sembrano essere stati quasi 300. E come mai è stato bocciato? I commissari del Ministero dell’Università e per la ricerca scientifica hanno spiegato – come ha riportato ieri il Corriere della Sera – che pur riconoscendo a Taddei che i temi di ricerca sui flussi internazionali di capitali in cui è impegnato «sono rilevanti per la politica economica», hanno giudicato il candidato al quale Renzi ha chiesto di lavorare alle linee guida del Pd sull’economia «non idoneo per l’abilitazione» perché il suo «numero di pubblicazioni scientifiche» è ritenuto «non ancora sufficiente».
L’ultima figuraccia, in ordine di tempo, è quella della giovane Maria Elena Boschi, deputata fiorentina, alla quale Renzi ha affidato, come campo di intervento, quello delle riforme istituzionali. Motivo per il quale giovedì è salita al Quirinale da Giorgio Napolitano per spiegare la posizione del suo partito sulla legge elettorale.
Normalmente i colloqui con il capo dello Stato restano assolutamente riservati, affidati solo a un eventuale comunicato del Colle. Ma probabilmente una soffiata è arrivata a La Repubblica che ieri ha scritto quale sarebbe stata la proposta della Boschi. Qualche dubbio a qualcuno deve essere venuto perché la deputata fiorentina si è sentita in dovere di far uscire subito sulle agenzie una sua dichiarazione: «Con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ho avuto un incontro privato. Per rispetto e riguardo istituzionale non posso che confermare che si è trattato di un colloquio riservato. Mi sono attenuta e sempre mi atterrò a stretta riservatezza nel rispetto della più alta carica dello Stato».
Insomma tra i parlamentari renziani pare al momento difettare il bon ton istituzionale oltre che un po’ di modestia.
Ma neppure Matteo Renzi sembra salvarsi dalle critiche sul suo modo di affrontare il nuovo incarico di segretario del Partito Democratico. Una frecciata gli è arrivata ieri sera da Maurizio Landini, leader della Fiom, ospite della trasmissione «Che tempo che fa». Tra i due c’è una certa simpatia e anche stima. Ma stavolta Landini non è stato tenero: «Se devo dargli un consiglio – ha detto – è che cominci a parlare in italiano, a fare delle cose precise». E per spiegarsi meglio ha citato la battuta «che mi ha fatto un operaio una volta. "Da quando voi politici e sindacalisti avete cominciato a parlare in inglese io ho meno diritti. Quand’è che tornate a parlare in italiano?"».
Paolo Zappitelli