Stefano Feltri, Il Fatto Quotidiano 22/12/2013, 22 dicembre 2013
LA RENZIANA EATALY PUNTA AI SOLDI DELLA CASSA DEPOSITI
Oscar Farinetti è l’imprenditore più ricercato del momento, il legame con un Matteo Renzi in piena scesa rende la sua Eataly ancora più invitante. Anche per il Fondo strategico italiano, cioè la Cassa depositi e prestiti, il braccio finanziario del ministero del Tesoro (partecipato dalle Fondazioni bancarie). Il Sole 24 Ore di ieri riferiva l’indiscrezione che il Fondo strategico guidato da Maurizio Tamagnini è pronto a investire su Farinetti. E dal Fondo confermano: “É soltanto un pourparler, l’ipotesi ha un senso ma la trattativa non è ancora iniziata”. Non è chiaro se sia stato Farinetti a bussare alla porta del Fondo, o se l’input sia partito dalla Cassa depositi e prestiti su cui regna il presidente Franco Bassanini con l’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini.
DI CERTO LA CDP VEDE con interesse l’ingresso di Eataly nel portafoglio investimenti del Fondo, per ora un po’ eterogeneo: dalla banda larga con Metroweb alla società di servizi bancari Sia, alla società di componentistica per il petrolio Valvitalia. La Cassa avrebbe voluto comprare la catena di supermarket Finiper, “la grande I”, ma l’operazione si è rivelata più complessa del previsto. E allora si cambia: gli spazi espositivi di Eataly che mettono in vetrina i prodotti dell’agroalimentare di qualità, è l’ideale per l’approccio Cdp, secondo cui l’Italia è troppo debole nella grande distribuzione, col risultato che i francesi dominano il settore promuovendo sugli scaffali prodotti gestiti da loro a scapito del Made in Italy. Il gruppo di Farinetti ha conti buoni, si avvia ai 300 milioni di fatturato, ha una struttura azionaria un po’ farraginosa per gli standard del fondo ma prospettive di sviluppo interessanti. Da tempo, a Torino, circola voce che Farinetti stia preparando la successione, per dedicarsi a valorizzare il vino dopo prosciutti e formaggi, oppure per fare il ministro, chissà, in un governo Renzi. Portare il gruppo in Borsa, forte dell’investimento del Fondo strategico e di un testimonial come il nuovo segretario del Pd, è un’ipotesi allettante: ci sono tutte le premesse per ripetere il boom di Moncler dei giorni scorsi, c’è una storia di successo che piacerà sicuramente a giornali e piccoli risparmiatori. E per Farinetti non c’è modo migliore per uscire di scena che incassare qualche centinaio di milioni di euro vendendo a Piazza Affari quote della holding Eataly srl (di cui Eatinvest, la scatola a monte della catena, detiene il 79 per cento). Vedremo.
PER ORA L’UNICA certezza è che il Fondo strategico italiano non è più considerato, come in origine, l’ultima barriera pubblica a difesa delle aziende strategiche e dei loro asset più preziosi (è rimasto fuori dalla partita Telecom e non si occupa del destino della rete fissa). Ormai il Fondo di Tamagnini, con i suoi 4,4 miliardi di euro di risorse, si muove come un private equity vero, capitali in cerca di affari, con una prospettiva di medio periodo e più pazienza dei loro concorrenti perché rispondono a un azionista pubblico. Alla Cassa depositi e prestiti circola l’ipotesi che la notizia dei colloqui tra Fsi e Farinetti sia stata divulgata proprio da uno dei tanti fondi privati che ambiscono a investire in Eataly. “Il Fondo ha incontrato oltre 300 aziende in questi mesi, non tutte note come quella di Farinetti”, dicono da Fsi. Ma qualcuno vuole bruciare la Cdp e tuffarsi su Eataly.