Francesco Olivo, Macro , il Messaggero 22/12/2013, 22 dicembre 2013
L’ESPERTO: IL QUADRO NERO L’HA RESO IMMORTALE
L’INTERVISTA
Lucio Bigi, lei, tra libri, riviste ed eventi, ha applicato l’enigmistica a tutti i campi, ma davvero i cruciverba sono stati inventati solo da un secolo?
«Di esempi di giochi con le lettere ce ne sono molti nella storia, se ne trovano cenni già nella storia antica, si pensi al latercolo pompeiano».
Allora perché festeggiamo oggi i cento anni e non i mille?
«Quello che Arthur Wynne ha individuato è l’interruzione tra una parola e l’altra».
La casella nera?
«Proprio quella. Per l’enigmistica è stata come la scoperta della ruota, perché rende il cruciverba ripetibile all’infinito. Da quel punto in poi l’artificio è diventato eterno».
Eterno vuol dire anche sempre uguale a se stesso?
«Assolutamente no, ci sono stati tanti cambiamenti, per esempio nei quesiti. Un tempo erano più scolastici, nozionistici. Adesso ci siamo avvicinati anche noi alla cultura anglosassone, con giochi di parole anche molto vivaci».
Qual è la specificità italiana?
«Noi normalmente abbiamo schemi più belli da un punto di vista estetico, piazze ampie e ben disegnate. Poi c’è molta cura nel linguaggio».
Esiste una cultura da cruciverba?
«No, non si può sapere tutto dal lago dell’Uganda al termine filosofico. Però conta molto l’allenamento».
Fa bene fare i cruciverba?
«Molto bene, è uno sport che affina la mente, è un gioco utile. Ti costringe a trovare a una soluzione anche quando apparentemente non ce l’hai. Per risolvere un cruciverba si impegnano quattro zone diverse del cervello».
Il cruciverba è democratico?
«In un certo senso sì, non è un paradosso dire che un premio Nobel può perdere una sfida con una signora sotto l’ombrellone. Certo la cultura non guasta, ma non certo non è sufficiente».
Scusi l’irriverenza: ma per creare dei cruciverba non si possono usare dei computer invece che voi enigmisti umani?
«Qualcuno ci ha provato, ma il risultato è scadente per vari motivi. C’è sempre qualcosa che non va, una parola da sostituire (per esempio nelle parole crociate per bambini non si possono mettere alcuni contenuti) e a quel punto tocca smontare tutto. Poi c’è un problema di fondo: manca l’anima».
Francesco Olivo