Anna Guaita, Macro , il Messaggero 22/12/2013, 22 dicembre 2013
100 ANNI – [FESTEGGIA UN SECOLO IL PRIMO CRUCIVERBA]
LA RICORRENZA
NEW YORK
Pur storcendo la bocca, il direttore del quotidiano newyorchese The New York World concesse cento anni fa a un giornalista britannico di fare un esperimento nell’inserto domenicale Fun. Il 21 dicembre 1913, il quarantaduenne Arthur Wynne pubblicò così il primo cruciverba moderno. Chi ama l’enigmistica oggi - complessa, varia, stuzzicante, ma sempre ligia a regole precise - troverà un po’ approssimativo l’esperimento di Wynne. La griglia adottata è a forma romboidale anziché rettangolare come quella che ha poi preso piede nel mondo. Manca anche delle caselle nere, la cui invenzione negli anni seguenti rese possibile variare all’infinito il contenuto del cruciverba. Ma pur con tutte le diversità, quello schema rimane il modello a cui tutti si sono poi ispirati.
Peccato che Wynne, o il suo direttore, non avessero provveduto a brevettare l’invenzione. Il New York World smise di pubblicarlo nel 1921. Esattamente tre anni più tardi, quasi per caso, il cruciverba ebbe il suo vero exploit commerciale. Successe infatti che gli editori Simon&Schuster, per fare un favore alla zia del primo che voleva regalarlo alle sue amiche, pubblicarono un libretto di cruciverba. Assunsero l’assistente di Wynne, la signorina Margaret Farrar Petherbridge, e la incaricarono di preparare il volumetto, che stamparono in sole 3.600 copie. Fu un successo incontenibile: il libretto venne ristampato per arrivare alle fine a 400 mila copie vendute. Da allora l’invenzione dell’immigrato di Liverpool continuò a crescere.
LA PAGINA 41
Nel 1925 atterrava con altrettanto successo sulle pagine della Domenica del Corriere. La popolarità dell’ “indovinello delle parole crociate” fu tale che il settimanale gli dedicò una copertina di Beltrame in cui un gruppo di coppie eleganti danza ma è distratto da un enorme cruciverba che pende da una parete. Diciassette anni dopo, ne 1942 anche il New York Times entrava nell’agone, e oggi il Times dedica un blog speciale agli appassionati e fornisce un servizio speciale a 50 mila fedeli che per 40 dollari l’anno ricevono ogni sera alle 22 uno speciale cruciverba ad hoc (alle 18 il fine settimana).
Il cruciverba è una vera passione mondiale. Attraversa razze e culture, religioni, sesso e generazioni. Ma forse i più appassionati ne sono gli americani, che competono anche in un campionato nazionale, inventato dall’attuale editor dei cruciverba del New York Times, l’oramai leggendario Will Shortz. Il documentario Wordplay ne ha immortalato l’edizione del 2006, rivelandoci tra l’altro anche il nome di tanti enigmisti appassionati, incluso Bill Clinton.
Ma anche gli altri Paesi hanno i loro eroi. E chi fa le parole crociate in Italia conosce il nome non meno leggendario di Piero Bartezzaghi, la cui griglia compariva a pagina 41 della Settimana Enigmistica. Risolvere "un Bartezzaghi" era un vanto degli appassionati italiani, un po’ come per gli americani è risolvere il cruciverba del New York Times il sabato: le parole crociate pubblicate dal quotidiano americano diventano infatti progressivamente più difficili dal lunedì al sabato, e i veri campioni arrivano a risolverle usando la penna anziché la matita, cioé senza bisogno di fare cancellazioni.
Arthur Wynne era arrivato negli Usa da Liverpool a 19 anni, ed era andato a lavorare a Pittsburgh, in Pennsylvania, per il pomeridiano "Pittsburgh Press". Ma quando ebbe un’offerta dal New York World non ci pensò due volte a trasferirsi.
IL GENIO PULITZER
Il quotidiano che era stato rilanciato alla fine dell’Ottocento dal mitico Joseph Pulitzer ed era poi stato ereditato dai tre figli, vendeva un milione e mezzo di copie. Era considerato uno dei più belli al mondo. E se fu il primo a pubblicare le parole crociate, fu anche il primo ad adottare il colore per gli inserti del fine settimana, il primo a lanciare inchieste sullo sfruttamento degli immigrati nei ghetti di New York, a denunciare il rafforzarsi del Ku Klux Klan, a far lavorare in prima linea le giornaliste. Wynne non fece fortuna con la sua invenzione, ma è comunque entrato nella storia. E tutti gli enigmisti del mondo gli sono grati.
Anna Guaita