Stefano Filippi, il Giornale 22/12/2013, 22 dicembre 2013
ECCO COME I DE BENEDETTI VOLEVANO INQUINARE DI PIÙ
Aveva chiesto di poter usare un combustibile diverso, più inquinante, per la centrale elettrica di Vado Ligure. Difficile e costoso approvvigionarsi dell’olio a basso contenuto di zolfo. Non basta l’impiego del carbone,sui cui effetti sulla salute pubblica la procura della Repubblica di Savona sta indagando da tempo: la Tirreno Power, società riconducibile per il 39 per cento a Sorgenia (gruppo Cir, famiglia De Benedetti), aveva chiesto una deroga che avrebbe aumentato le emissioni nocive. Ma il ministero dell’Ambiente ha respinto la richiesta. La modifica, ha risposto il dicastero guidato dal democratico Andrea Orlando ( che è ligure di La Spezia) dopo una lunga istruttoria, «costituisce un pregiudizio della qualità ambientale» e comporta «un aggravio ambientale di per sé».
Troppo inquinamento, a Vado Ligure ce n’è già abbastanza. Tirreno Power voleva impiegare, per l’accensione dei gruppi a carbone, un olio combustibile contenente un tenore di zolfo dell’1%, contro lo 0,3% al quale la centrale è vincolata dall’autorizzazione integrata ambientale. L’azienda (controllata per metà dai francesi del gruppo Suez e per l’altra metà da una cordata di imprese energetiche italiane in cui primeggia Sorgenia con il 78 per cento) si era giustificata adducendo difficoltà di approvvigionamento. Alla base della richiesta di modificare l’autorizzazione, tuttavia, ci sono anche questioni economiche, visto che l’olio combustibile tre volte più inquinante costa meno. Il ministero ha rimandato l’istanza al mittente ritenendo la motivazione insufficiente.
Contro la variazione chiesta da Tirreno Power si erano mossi i gruppi ambientalisti e gli attivisti del comitato Uniti per la salute. In questi mesi hanno tempestato di lettere il ministero sostenendo che «l’utilizzo di olio combustibile denso all’1% avrebbe comportato un grave pregiudizio alla qualità ambientale ».E le polemiche sull’inquinamento dell’olio allo zolfo si aggiungono ai fascicoli aperti dalla procura di Savona: un’inchiesta ipotizza il reato di disastro ambientale colposo nella quale sono indagate diverse persone tra cui il responsabile della centrale e altri dirigenti della Tirreno Power, mentre un secondo filone d’indagine per omicidio colposo e lesioni colpose riguarda la morte di varie persone per tumori forse provocati dalle emissioni inquinanti.Quest’ultimo fascicolo è contro ignoti.
Tirreno Power, come racconta il Secolo XIX che ieri ha dato la notizia, aveva chiesto da tempo di impiegare l’olio combustibile più economico e più inquinante. La Conferenza dei servizi, la quale deve pronunciarsi prima che il ministero e la regione rilascino l’autorizzazione di impatto ambientale, si era opposta all’utilizzo di olio con l’1% di zolfo. Nell’ottobre 2012 l’azienda aveva scritto anche al ministero, allora guidato dal «tecnico » Corrado Clini, lamentando il «notevole aggravio economico » dovuto all’«impossibilità» di approvvigionarsi «in regime di libera concorrenza» del combustibile allo 0,3% di zolfo.
Il governo tiene duro: l’autorizzazione, emessa il 14 dicembre 2012 e diventata esecutiva il 5 gennaio successivo, è restrittiva. Ma la società partecipata dalla famiglia De Benedetti insiste. Si rivolge ancora al ministero dell’Ambiente il 14 marzo, poco dopo le elezioni e con l’esecutivo Monti in regime di proroga per le questioni ordinarie, senza però ottenere risposta. A fine maggio Tirreno Power, in base al principio del silenzio-assenso, ritiene che il ministero abbia accettato l’istanza. Dal 3 giugno, per accendere i gruppi della centrale a carbone, sarebbe stato impiegato il combustibile più a buon mercato e più nocivo. Non si sa se l’abbia effettivamente utilizzato.
I tecnici di Orlando hanno ribattuto che il silenzio-assenso «in ambito di autorizzazione di impatto ambientale non esiste perché in contrasto con le norme comunitarie». Ma soltanto pochi giorni fa sono arrivati precisi chiarimenti anche nel merito: il diverso combustibile «costituisce un pregiudizio della qualità ambientale, che prescinde dall’invarianza dei limiti massicci, e comporta un aggravio ambientale di per sé».